Studioso e viaggiatore
Non è certo se Vitaliano Donati nacque a Padova o a Venezia nel 1717 da famiglia facoltosa, studiò medicina allievo di Giovanni Battista Morgagni, ma si dedicò anche alla botanica e, come gran parte dei poliedrici studiosi dell’ epoca, a studi umanistici. In quel periodo il francese George Louis Lecrerc de Buffon
era considerato uno dei più grandi naturalisti, ma Vitaliano Donati rivendicò lo studio “sul campo” definendolo un erudito che elaborava le sue teorie “a tavolino” anziché affrontare viaggi ed esplorazioni.
Infatti il suo primo trattato Storia naturale marina dell’Adriatico edita nel 1750 a Venezia dallo stampatore Storti, fu il frutto di viaggi e studi tra le Alpi e le coste del Mar Adriatico. Divenne amico di altri studiosi che la pensavano come lui circa il viaggio come esperienza diretta di quanto si andava studiando ed elaborando sulla natura del mondo. Tra gli altri Pierre Louis Moreau de Maupertuis che decise di dimostrare che la terra è schiacciata ai poli, come aveva teorizzato Isaac Newton, guidando una spedizione al Circolo Polare Artico in Lapponia nel 1736. L’altro francese Charles Marie de La Condamine raccolse una gran mole di dati naturalistici e geografici in Ecuador e nella regione dell’Amazzonia misurando anche l’ arco di meridiano in Perù.
L’ occasione di vivere l’ esperienza giunse con l’ incarico ottenuto dal re sabaudo Carlo Emanuele III nel 1759 per viaggiare nel ” Levante e nelle Indie” allo scopo di raccogliere informazioni e materiali nella prospettiva dei commerci che il Regno prevedeva in quei paesi, con decreto di “acquistare qualche antichità e Mumia delle più conservate”
Lungo il Nilo
Nella rovente estate egiziana del 1760 Vitaliano Donati sbarcò ad Alessandria e fu subito oggetto di una tentata truffa da parte di avventurieri europei, rischiando di rimanere coinvolto nei loro loschi affari, proseguì per il Cairo e finalmente cominciò la sua vera avventura penetrando nelle piramidi. Dopo i rilevamenti partì lungo il Nilo fino all’ antica città di Dendera con il Tempio della dea Hathor, proseguendo nella visita dei siti semisepolti dal deserto di Esna e antica Edfu che racchiude il tempio consacrato ad Horus, fino alla regione della leggendaria Tebe, oltre il Monte della Catena e il sito di Jabal al- Silsila.
Tra l’ ostilità degli abitanti locali vi scavò faticosamente due statue, una delle quali riuscì ad inviare a quella che poi diventò la collezione di reperti di Torino e in seguito il grande Museo egizio. La tenacia e il coraggio di Vitaliano Donati da quelle parti rimase a memoria dei locali, tanto che ancora lo ricordavano ben quaranta anni più tardi quando vi giunsero le spedizioni francesi con i primi egittologi a seguito della campagna napoleonica in egiziana.
All’ epoca viaggiare in Asia occidentale e in Egitto era una vera avventura, particolarmente per la diffidenza dei locali che consideravano i visitatori europei come cacciatori di tesori, o individui inquietanti, lui stesso visto disegnare resti a Medinet Habu, inumidendo speso la matita con la lingua, venne accusato di essere uno stregone dagli arabi che pensavano traesse inchiostro dalla bocca.
Ci racconta anche episodi divertenti come quando giunto a Saqqara con i suoi assistenti gli abitanti locali li fecero accogliere da danzatrici credendo che tutti gli stranieri erano immorali praticanti di vizi, rifiutarono l’ offerta un po’ sdegnati, ma non furono lasciati prima di pagare una certa somma, comunque egli colse l ‘ occasione per annotare e descrivere i costumi delle allegre donzelle fornendo dati etnografici che andavano ad aggiungersi alla notevole mole che andava raccogliendo durante il viaggio.
Indubbiamente Vitaliano Donati fu tra i primi “viaggiatori studiosi” che riuscì a dare un senso scientifico alle sue ricerche e alla costruzione di ipotesi che si astenevano dalle fantasiose deduzioni dei suoi predecessori, che consideravano i tumuli e cavità diffuse nella regione di Asyut prodotti di antiche pratiche magiche o riteneva rifugi degli scampati al diluvio universale, mentre Frederic Louis Norden li credeva abitazioni di eremiti. Alle più razionali osservazioni di Donati quelle che apparivano cripte portavano a dedurre che fossero stati sepolcri funebri degli antichi egizi, al pari dei più evidenti nei quali era penetrato nella Valle dei Re. Nei suoi progetti la spedizione doveva continuare verso la Nubia, in quel periodo travagliata da continue rivolte contro l’ autorità turca che lo costrinsero a tornare, decidendo di cercare le leggendarie miniere di smeraldi delle quali parlavano i testi antichi e arabi nel medioevo, cercate invano nel 1714 da Paul Lucas.
Le trovò e ne fece rilevamenti accurati facendone un’ attenta descrizione dal grande geologo che era, l’ unica esistente in epoca moderna, nel 1784 l’ impresa fu tentata d Constantin François de Volney, ma ormai il deserto si era riappropiato del luogo che tornò nelle profondità della leggenda. Continuando la raccolta di dati e reperti archeologici, che contribuirono ad inaugurare la moderna egittologia, tornò a nord per il Sinai procedendo sull’ itinerario dell’Esodo biblico e la Via dei Re attraverso l’ antica Giordania fino alla Siria, prima di imbarcarsi su un vascello turco per l’ indiana Goa
Durante il viaggio l’ equipaggio soffrì un’ epidemia che affrontò da medico, ma ne fu contagiato e nel 1763 in vista della costa del Konkan spense la sua vita di grande viaggiatore e studioso e sepolto a Mangalore nell’ indiano Karnataka. Con la sua scomparsa la gran mole di materiale naturalistico, reperti archeologici, disegni e scritti che Vitaliano Donati lasciò ad Alessandria quasi del tutto dispersa e quel poco che giunse nella capitale sabauda costituì il nucleo originale del futuro Museo Egizio di Torino.
Il vasto resoconto della lunga spedizione, con le sue impeccabili annotazioni naturalistiche, storiche, archeologiche ed etnografiche, fu raccolto da Donati nel suo Giornale di viaggio, ma il manoscritto autografo ricchissimo di disegni fu distrutto nel 1904 nell’ incendio della Biblioteca Reale di Torino e ne rimane solo una copia parziale e priva di illustrazioni.
Vitaliano Donati fu il primo a dare un’ impostazione scientifica al viaggio di ricerca, annotando rigorosamente ciò che andava scoprendo con le relative deduzioni quale metodo per tutti coloro che in seguito penetrarono sempre più nelle “meraviglie d’ Egitto”. L’ epoca non fu degna di lui e venne dimenticato dalla rozza corte sabauda che lo aveva inviato solo ad “acquistare qualche antichità e Mumia delle più conservate”
©Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. Africa :Le Meraviglie d’Egitto. Vitaliano Donati.
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