Le vie dei metalli
Sorsero al fine della preistoria tra le più antiche vie di commerci e traffici dopo che la metallurgia del rame si diffuse per l’ Europa a est oltre la Tracia e ad occidente fino all’Iberia, da settentrione la Scandinava e la Britannia che ne era gran giacimento, poi questo rame legato allo stagno si scoprì essere di molto superiore a ogni altra materia nota. L’ età del Bronzo s’alimentò del raro stagno, che si trovava solo in sparsi luoghi dell’Iberia, sulla costa bretone e la Cornovaglia della Britannia, la principale tra le merci dei traffici e così andarono a migliorare e diramare quelle rotte che divennero Vie dello Stagno. Si sa che le prime erano percorse nel terzo millennio dalle popolazioni della Gallia e la Britannia, la Caledonia e le remote terre d’ Irlanda menzionate molto più tardi Tolomeo nella sua vasta Geografia. Avevano usi e costumi simili e per quelle vie si diffusero pratiche d’agricoltura e allevamento, le tribù si riunivano in villaggi e celebravano i loro riti innalzando Megaliti, siti di Dolmen e sepolcri di Tumuli dalla Scandinavia per l’ Europa delle culture Campi di urne e di Hallstatt, le mediterranee Sardegna e civiltà Egea. Altre usanze erano comuni con le popolazioni scandinave e di stirpe baltica che a navigare iniziarono su imbarcazioni di pelli o scavate in grandi tronchi, poi nei secoli evolute in navigli ad affrontare i rigidi mari del Nord e Baltico. La rotta principale dello stagno dalle isole britanniche attraversava la Manica in Normandia portando manufatti metallici nel continente ove ben presto s’iniziò a fabbricarli, dal Baltico veniva la preziosa ambra su quelle che divennero le Vie dell’Ambra. Intanto già alla fine del terzo millennio i popoli dell’ Egeo andarono cercando metalli ad occidente e tra primi i Cretesi a giungere nella terra dei celti Iberi che di quei metalli era tra i più ricchi e forse doppiando le Colonne d’Ercole lungo le coste lusitane ma con la fine della civiltà quella rotta fu a lungo abbandonata.
Rotte, viaggi ed esplorazioni
Le tribù dei Celti andarono popolando l’ Europa oltre la Gallia fino alla penisola Iberica dominando i traffici occidentali, poi sembra navigarono lungo le coste atlantiche in Cornovaglia, per la Scozia e di qui alla remota Irlanda e con essi ebbero a che fare i Fenici che nel primo millennio riaprirono le rotte del Mediterraneo oltre le Colonne lungo la costa atlantica africana con il Periplo dell’ ammiraglio Annone che ne quinto secolo vi scese fino al Golfo di Guinea raccontata nelle Storie Ἰστορίαι di Polibio. Altri Fenici andarono cercando metalli e nuovi mercati per le rotte d’oriente ed Erodoto ci dice che al fine del settimo secolo il faraone Necho II mandò una spedizione di quegli abili navigatori traverso il Mar Rosso a circumnavigare l’Africa da oriente ad occidente. Sorse la colonia di Gadir a Gibilterra e nel sesto secolo i Fenici chiusero lo stretto e distruggendo la rivale Tartessos Τάρτησσος per la supremazia nel commercio dei metalli, poi cercarono altre rotte lungo la costa iberica atlantica per lo stagno del nord. Nell’ Ora Maritima Descriptio Orbis Terrae Rufio Festo Avienio afferma che il fenicio Imilcone navigò nell’Atlantico settentrionale e che prima quella rotta era seguita dagli iberici tartessi, lo conferma Plinio nella Naturalis Historia che in quattro mesi passando per la Normandia giunse alle Isole dello stagno Cassiteridi al largo di Cornovaglia ben descrivendo la Britannia ove Imilcone avrebbe fondato centri di commercio. Il fenicio andò poi raccontando di spaventosi mostri marini fonte di quei miti che spaventavano i rivali greci a navigare per l’ Atlantico che da allora fu l’ Oceano Tenebroso a terrorizzare i marinai fin quando Colombo non lo traversò. Così oltre a bloccare lo stretto di Gibilterra, per tenere nascosta la rotta i Fenici diffondevano storie terrificanti su quei mari, tempeste, mostri e quanto poteva spaventare i navigatori dell’ antichità, a volte fornendo notizie errate che provocavano naufragi.Intanto i Greci creavano il porto di Massalia e dice Erodoto “I focei intrapresero, primi fra i greci, i lunghi viaggi marittimi. Furono essi che fecero conoscere..”, la penisola iberica e Tartessos “ ch’era la regione ricca di metalli del Guadalquivir.
Profittando delle guerre puniche con Roma, i greci nel terzo secolo riuscirono ad evitare il blocco cartaginese a Gibilterra, la colonia di Messaglia finaziò la spedizione del greco di Pytheas per nuova rotta verso le Isole dello stagno Cassiteridi proseguendo per i mari del nord nell’ ignoto Atlantico settentrionale per la leggendaria Thule, non ha lasciato scritti e se ne sa dai posteri, Apollonio Rodio dice d’ un viaggio intorno la terra περίοδος γῆς periodos ges, Gemino di Rodi d’una Descrizione dell’Oceano, Strabone ne parla nella Geografia Gheographikà, Diodoro Siculo nella Bibliotheca historica e Plinio il Vecchio in Naturalis Historia. Ciò che si sa fa pensare avesse incrociato le Shetland, le costa di Norvegia, le isole Far Oer e all’Islanda come la mitica Thule, freddo mare ove galleggiavano enormi ghiacci che li si trovano solo oltre il circolo Arctico. Dal gelato mare del nord passò a quello del Baltico sulla costa tra il golfo di Danzica e Kaliningrad sulla laguna della Vistola donde partiva l’antica Via dell’ambra che scendeva per quattrocento chilometri e s’andava ad incrociare con l’altre vie che diramavano per l’Europa. A lungo nessuno ha creduto nell’ impresa, primo tra tutti Strabone che affermava esser ghiacciati i mari del nord ed impossibili a navigare, ma gli era ignota quella corrente del Golfo che li scalda. Nel primo secolo è ancora Diodoro Siculo nella Bibliotheca Historica a dire sulla Via dello Stagno e d’uno dei suoi centri“..La gente di Belerion è molto entusiasta degli stranieri e, grazie ai rapporti stabiliti con mercanti stranieri, si è civilizzata nei suoi modi di vita….lo stagno in lingotti a forma di pugno, lo trasportavano ad una certa isola chiamata Ictis..” è la penisola di Mont St Michel in Normandia che diventa isola con le maree. La rotta celtica aveva come centro commerciale la bretone isloa d’ Ouessant, nota come Uxisame ai greci e romani, di qui procedeva a Corbilo sulla Loira ne’ pressi di Nantes per continuare traversando la Gallia lungo il fiume verso il Rodano e scendere sul Mediterraneo alla colonia greca di Massalia, altra rotta da Corbilo procedeva per mare nel golfo di Biscaglia giungendo a Burdigala Bordeaux sull’ estuario della Gironda, quindi risaliva il fiume per Tolosa, continuando per terra oltre il passo di Carcassonne e infine la città greca di Narbona divenuta Narbonne, di qui lungo la costieraa Massalia.Sempre Diodoro Siculo “…i mercanti acquistano lo stagno dai nativi e lo trasportano in Gallia, e, dopo aver viaggiato per trenta giorni circa, caricano infine la loro merce su cavalli alla foce del Rodano….” Il blocco cartaginese a Gibilterra che terminò definitivamente solo all’inizio del terzo secolo dalla sconfitta di Cartagine nella lunga guerra con Roma, inoltre si verificò che la via terrestre da Narbona e Burdigala per la Bretagna era di oltre tre volte più breve di quella marittima, così le vie dello stagno continuarono per terra, fino a tramontare con l’ espansione romana in Gallia e in Spagna ove si trovarono vasti giacimenti di stagno ignoti evitando i lunghi e costosi traffici con il nord.
Vie cristiane e conquiste
Poi la conquista della Britannia distrusse i vascelli che avevano trasportato per molti secoli il prezioso stagno attraverso la Manica e il Golfo di Biscaglia e per secoli quelle rotte furono dimenticate.Solo nel tardo impero furono in parte riprese per le migrazioni, la prima dei Celti detti Britanni che rifugiarono in Gallia, altri diressero a nord nelle isole scozzesi ove ne rimangono torri broch e poi nelle highlands di Scozia unendosi alle popolazioni locali. Roma rimase nei suoi confini settentrionali del limes Britannicus che Adriano definì sotto la scozzese Caledonia con il Vallum Aelium e il limes renano della Germania Magna e di lì veniva stagno ed altre merci nordiche, mentre dal danubiano ad est l’ ambra baltica e quanto poteva interessare i commerci da quelle terre. Al disgregarsi dell’ impero d’ Occidente la Britannia venne invasa dagli Juti danesi, gli Angli e i Sassoni germanici. poi intanto su aquelle vie il Cristianesimo che s’estendeva in Europa qui giunse con i monaci irlandesi, protagonisti della riapertura di quelle rotte e vie terrestri, alcuni quasi leggendari come il beato Patrizio, i dodici Apostoli dell’ Officium Sancti Vinnian di Finnian di Clonard. Brendano di Clonfert di cui nella Navigatio Sancti Barandani si narra delle sue navigazioni sulle remote rotte del nord, mentre altri presero le vie d’Europa come Colombanoche traversò il continente fino alle terre italiche ove dall’ abbazia di San Colombano partiva la Via degli abati per Roma. Nel secolo sesto i Frisoni germanici erano in commercio con quei popoli isolati di Scandinavia e del Baltico percorrendo antiche vie e aprendone di nuove dal porto di Liubice,che poi fu la potente Lubecca Hansestadt Lübeck, per la svedese Birka e a est lungo la costa baltica fino alle foci dell’ Oder e della Vistola, tali furono i traffici per tre secoli in quei mari che li si chiamò mar Frisone.Su quelle rotte dal secolo ottavo imperversarono gli uomini del nord di stirpe Normanna che, dalle baie e fiordi vik dello Skagerrak scandinavo viken, partivano con i loro vascelli drakkar nelle devastanti incursioni poi dilaganti per tutte le coste settentrionali d’ Europa terrorizzata da questi temibili Vichinghi. Abili navigatori guerrieri e mercanti, fecero proprie le coste dalla Normandia spingendosi nel Mediterraneo, dalla Scandinavia le incursioni dilagarono in Scozia e nell’ Irlanda, iniziarono le rotte dei Vikinghi per Groenlandia e America, quelle lontane terre di Winland oltre l’Atlantico, come pare dalla Mappa di Vinland. Ad est sulle sponde del nord germanico, il golfo di Finlandia e il Baltico, scendendo poi sui fiumi d’ Ucraina nei territori dei Cazari ove fondarono Velikij Novogorod e Kiev e vi sorse regno Ru’s, dominando fino al mar Nero trafficando con l’ Impero bizantino e le Vie dell’Asia da oriente. Le Vie dell’Ambra s’ univano nei territori germanici a quelle rotte dello stagno dalla Britannia e ad est alla via slavica dai vasti territori della Russia. Le antiche vie al fine s’aprirono al resto del mondo, dagli itinerari dello stagno e dell’ambra alle rotte dei Vikinghi poi le vie baltiche e tutte le altre Vie della Sroria.
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