Via slavica

Dalla fine della strada Postumia in Friuli dove convergevano le vie romane attraverso la pianura padana collegata all’Europa centrale, iniziava quel percorso che lo si può definire via slavica. Dalla Slovenia nelle terre magiare d’Ungheriae ad est per l’ Ucraina ove da nord scesero le rotte vikinghe che incrociavano le diramazioni delle antiche vie baltiche , poi dall’ Ucraina che accedeva alle remote vie per l’ immenso teritorio della Russia, tornando a ovest per la Romania in un lungo ed affascinante itinerario sulle grandi vie della storia.

Slovenia

Popolazioni celtiche da secoli vivevano in quel territorio, poi le migrazioni degli slavi e le legioni di Roma rimanendovi per secoli, con la procurator Augusti fiorirono Celeia Celje ed Emona che fu poi Lubiana. Mentre le invasioni barbariche qui annientavano parte dei popoli romanizzati, pochi sfuggirono in terra italica, lasciando i territori delle Alpi orientali agli slavi Sloveni vassalli degli Avari che vi migrarono dalla Pannonia. Di essi narrano le cronache del Patriarcato di Aquileia come aborriti pagani, più tardi respinti oltre i confini del Regno di Teodorico al monte Tricorno. Dopo leguerre gotiche tornarono per breve alla romanità di GiustinianoI, ma poi di nuovo giunsero Avari e Slavi, infine invasi dai Longobardi. Quando i Franchi ne presero il Regno gli slavi furono sottomessi e convertiti al cristianesimo nel secolo nono, nel successivo sorse il ducato di Carantania che poi fu nel reame Ottokar di Boemia, passato al Sacro Romano Impero e poi agli Asburgo per i cinquecento anni a venire. Mente Venezia dominava la costa, l’impero Ottomano tentò invano di prendere questo baluardo della cristianità, fondamento della futura Slovenia. La storia slovena percorre Lubiana dai resti romani all’ antica Ljubljana dominata dal castello Ljubljanski, per i ponti lungo il fiume Ljubljanica, attraverso il centro barocco e i quartieri, le chiese e monasteri .Lasciando la capitale per i castelli e santuari, il fiume Krka che sfiora l’abbazia di Stricna, poi l’ asburgica Stiria Stajerska ad est fino a Maribor sul fiume e le sue antiche mura difese da torri, poco distante l’ antica Ptuj dominata dal suggestivo castello ultima protezione in terra slovena sull’antica Via Slavica che continuava ad oriente.

Ungheria

Venendo dalla Slovenia o dalla Slovacchia antichi itinerari verso il Danubio legavano l’ occidente d’ Europa all’est trovando l’ immenso Balaton che sembra un mare. Ci avanzarono le legioni romane e sulle sponde occidentali sorse la cultura Fenèkpuszta centro di commerci sorvegliato dal castrum Valcum a Fenèkpuszta. Poco distante la medioevale keszthely con il suo barocco castello Festetics della famiglia che per secoli ha controllato i traffici su questa via, ne’ pressi le vulcaniche terme Heviz. Sul Balaton gli ungheresi da sempre sciamano a rinfrescarsi dalla calura estiva e i sudditi asburgici ci arrivavano da Vienna e Trieste con la ferrovia per Budapest che ci passava. Ne è simbolo Balatonfured di vecchie atmosfere della città con le terme frequentate dall’asbugica Budapest come Siofok e i minori centri di Balatonszarszo e Zamardi. Poco distante da Balatonfured s’allunga il paesaggio incantevole della penisola per Tihany ove sorge l’abbazia Benedettina e la Cripta con il sepolcro Andrea I. Vicino i castelli Nagyvazsony a protezione della via del transdanubio verso Veszpremp con il Balkony alto che domina l’ altopiano. La natura e la storia del Balaton si cercano nel suggestivo bacino Kàl e di Mellek , attraverso i paesaggi del monte Badacsony con I suoi parchi e il borgo di Szigliget, sulla sponda meridionale si trova Balatonfoldvar, ad ovest la natura del piccolo Balaton con l’ area protetta. All’ inizio dell’ Ansa del Danubio i romani misero a guardia la CohorsI di questo passaggio in Pannonia nella fortezza di Solva, poi i magiari ci edificarono il centro che divenne Esztergom la cui poderosa fortezza nel mille vide nascere il beato Szent István StefanoI fondatore del Regno d’ Ungheria . Dal castello si va per il colle Szent Istvan con la piazza ove sorge la basilica che domina magnificamente la città. A procedere lungo l’ Ansa si ritrova la storia dalla residenza reale di Domos all’ antico centro di Visegrad e continuando sulla riva destra l’ Ulcisia Castra romana e poi la medievale città Sanctus Andreas che fu Szentendre con la sua storia che si lascia visitare nei luoghi più affascinanti e musei. Sull’altra si trova il medievale di Nagymaros, Il castel
lo Vigyazo e Vacratot, il centro di Veroce e la cittadina di Zebegeny, mentre da Vac si raggiungono monti Borzsony e il parco Duna Ipoly. Adagiata lungo il Danubio si stende Budapest a competere di mitteleuropea ridondanza con la maggiore Vienna e la minore Bratislava. Sulla via del Danubio per millenni prima di questa sontuosità metropolitana che appare dall’ alto del colle di Obuda, genti diverse ci arrivavano. Budapest la si capisce da quassù sul quartiere della fortezza Várnegyed Buda dal medioevo al barocco asburgico che si apre dai varchi della Porta Vienna sulla Becsi kapu ter e della piazza Disz con antichi palazzi venendo dalla Disz ter. Protetta dal Castello Királyi Vár dalla magnifica posizione sorto nel duecento con Bela IV e arricchito da Mattia Corvino con le suggestioni gotiche nella Cappella Reale e altre stanze che accolsero artisti dell’ Umanesimo italico che s’ avviava al Rinascimento chiamati da Beatrice d’Aragona sposa all’illuminato Mattia, e molte loro opere si trovano qui nel museo della Galleria ungherese . Ne’ pressi la medievale Matytas templon consacrata a Nostra Signora e nota chiesa Mattia, vicino l’animatissimo Bastione dei Pescatori dalla splendida vista. Percorsa Buda si va per il suggestivo labirinto delle grotte e scendere dal colle Obuda a cercare la storia della città lungo il Danubio. Dilà del ponte omonimo s’apre magnifica l’ isola Margherita con il suo parco mentre da quello Széchenyi Lánchíd delle Catene si passa a Pest d’ asburgica atmosfera nei suoi palazzi e la Kossuth Lajos dal neogotico Parlamento che si lascia visitare da piazza Kossuth. Dall’ eclettica sontuosità del Parlamento s’attraversano i ponti a cercare le piazze ove affacciano i vecchi palazzi, le chiese e l’ottocentesca magnificenza della basilica consacrata a S.Stefano, non distante la più grande Sinagoga d’Europa. Come si fa qui si va per parchi e si cerca l’arte nei musei, poi tra mitteleuropa e belle epoque l’ art nouveau del novecento si spande per il centro di Pèst . Dopo la sua grande Ansa il Danubio scorre repentino per Füzesabony da dove vesrso sud si stende l’ Alföld , la grande pianura Puszta. Silenzio dei grandi pascoli rotto dal vento e i cavalli seguiti dai mandriani dalle antiche tradizioni popolari e s’attraversa questo patrimonio con il suggestivo parco Hortobagy, uscendone a Hajduszoboszlò. Sul confine con la Slovacchia si trova la fortificata Sárospatak ,i castelli di Gyula e Pacin, le antiche Szeged e Opusztaszer, la natura del lago Tiszato. Passando da Szarvas dopo Tiszafured attraverso la regione Hajdù Bihar s’incontra Debrecen dove il cattolicesimo non è riuscito a contenere la Riforma di Lutero e rimane tra le più orientali città protestanti verso il mondo ortodosso. Qui è simbolo la chiesa principale Nagytemplom che domina la città, di lì si va per il Collegio calvinista con il Museo Deri e il Palazzo Municipale, il centro è spesso animato da manifestazioni culturali e in agosto si celebra il Carnevale dei fiori, uscendo si trova il più grande mulino a vento dell’Europa e le vecchie terme. Dalla città di Debrecen a proseguire si entra nella Hegyalja incrociando la via transdanubio, dove la pianura settentrionale s’ apre alle grande distese di vigneti attraversati dalla strada del vino divenuta Patrimonio o. Ad est tutto torna alla pianura verso i Carpazi e i confini d’ un mondo diverso lasciando l’ Ungheria, laddove si scrive cirillico e si prega ortodosso.

Ucraina

I Daci li chiamavano Karpetes, Tolomeo e i romani Carpates, la saga scandinava Hervarar Harvaða fjöllum, negli annali del regno d’ Ungheria sono Tarcza, i Carpazi che s’ alzano dal Danubio serpeggiando tra la Transilvania e i Tatra. Poco oltre il territorio dell’ ovest ucraino con la vecchia Leopoli lo si conosce come Oblast L’vivščyna. Di qui passava la storia dall’ Ungheria e dalle vie baltiche ove s’incrociavano quelle dell’ ambra attraverso la Lituania e la Polonia , nel medioevo vi si sono succeduti i domini della Grande Moravia e il Rus’ di Kyev e poi di Galizia Volinia con Leopoli. Nel quattrocento fu della confederazione polacco lituana e tre secoli dopo dell’ impero ausburgico fino prima guerra mondiale, per poi essere polacco e infine sovietico. Negli anni trenta sconvolta dalla carestia Holodomor parte di genocidio stalinista, un decennio dopo l’operazione Barbarossa nazista e divenne Reichskommissariat fino alla liberazione per ritornare sovietica. Attraversando l’Europa orientale dappertutto la memoria dell’occupazione nazista con la tragedia della Shoah e la mostruosità dell’ Olocausto, i disumani ghetti e la geografia dei lager che ricorda l’orrore dello sterminio. Anche qui v’è memoria dai pogrom alle squadre della morte e le deportazioni, dal ghetto al massacro di Babij Jar a Kyev e quello di Odessa.Questo oblast è il meno russificato per i secoli di dominio asburgico e nella vecchia Leopoli ne rimane simbolo il castello Vysokyi che la domina sul fiume Poltva, di dove visitare questa città fiorita nel medioevo di commerci e pacifica convivenza finchè si scatenarono i pogrom, la tragedia del ghetto e gli orrori dell’ olocausto. L’ itinerario per questa definita città poetica va nella ploshcha Rynok dai palazzi decorati, il barocco che ospita il Museo Axteki, al centro l’ottocentesco municipio asburgico, da una parte la settecentesca Cattedrale cattolica di S.Giorgio s’erge gotica a contenere la Cappella Boyim. Di li si va per le altre chiese dalla medievale di S.Giovanni alla chiesa con il convento domenicano, la grande Cattedrale consacrata all’ Assunzione, l’ ortodossa Preobrazhenskaya e la suggestiva chiesa Armena, poi tra parchi e piazze negli itinerari a scoprire la città e la sua storia. Uscendo dal centro s’ attraversa il fascino della regione verso il fiume Dnepr con cui scorre la storia d’ Ucraina , dalla discesa dei Variaghi alla creazione del potente stato medioevale Rus’, dalle contese tra la Polonia e la Russia ai furibondi scontri con l’ impero ottomano. Poi la rivoluzione russa e il Reichskommissariat nazista, la liberazione e la repubblica sovietica , fino alla moderna Ucraina. La madre delle Russie Kyev è la culla della cultura del regno Rus’ e ne divenne splendida capitale medievale lasciando le sue testimonianze nell’antico centro che s’allunga a nord di vulitsya Volodymyrska. Per la sua storia si va nella città da piazza Indipendenza per il centro e lungo il fiume, visti tanto estranei da gente che non è usa a visitatori lontani da quella cultura. Così che pare d’essere viaggiatori di tempi passati e visitare questa città è un percorso attraverso i ponti, tra vie e piazze per chiese e cattedrali, i vari luoghi di culto della religiosità ucraina e tutti i posti di questa affascinante Kiev. Sul lungo viale Khreshchatyk si trova l’ottocentesca cattedrale S.Vladimir nella sontuosità neo bizantina ove la vista ruota nel magnifico interno affrescato. Splendono le cupole verdi ed oro della Cattedrale medievale di S.Sofia nella suggestione bizantina ai sontuosi interni impreziositi da mosaici e affreschi. Tra i più affascinanti luoghi religiosi di culto si trova il complesso medievale Kyrylivs’kyi del monastero S.Cirillo con la sua chiesa e tra i vecchi palazzi del quartiere Podil all’inizio dell’Andriyivsky sorge bianca e celeste di raffinato barocco la settecentesca S.Andrea progettata da Rastrelli. Scendendo nell’animazione del mercato per l’uzviz sulla destra del Dnepr splendono dorate le cupole del Mykhayliv’kyi, magnifico monastero consacrato a S.Michele .Nella zona Rustaveli si trova la storia ebraica con la sua comunità nella Kyev giudea, la sinagoga Brodsky ne è simbolo sopravvissuto dell’ Olocausto e il massacro di Babij Jar. Verso sud diparte l’ interminabile viale Khreshchatyk fino al vecchio mercato besarabsky e per chilometri scende la via a Pecerska ove dal mille al sito giungono pellegrini del mondo ortodosso per il monastero delle Grotte di Pechersk Lavra. Tra la calca umida e soffocante di pellegrini nelle grotte fondate da Sant’ Antonio Pecererska si cercano le tombe del difensore della fede Il’ja Muromec, il martire Kukša, l’asceta Nikolaj Sviatoša, Agapij depositario di scienze mediche, il pio Sperydon, Grigorij e Alipij maestri d’icone bizantine e Nestor narratore del paese Rus’ nel manoscritto Pověsti vremęnĭnykh lět detto Nestoriano redatto agli inizi del secolo dodicesimo. Da Kiev si prosegue verso il meridione, anche qui i mongoli travolsero tutto e sorse il khanato tartaro Haçi-Bey nel duecento fino all’avanzata dell’ impero ottomano nel cinquecento e ad esso appartenne la Crimea per oltre duecento anni quando fu sconfitto dalla Russia. Dell’ epoca è la fondazione di Odessa sulla fortezza turca Yeni Dünya governata dal duca Richelieu e porto sul Mar Nero, gran centro di commerci, ricca ed elegante, contesa nella guerra di Crimea. La si chiamò perla del mar Nero e l’ Odessa d’epoca la si vede attraversando la città per le sue vie, l’eleganza dei palazzi , il sontuoso Teatro , continuando l’ itinerario nella storia della città tra le chiese la Cattedrale e e i musei. Si scende al porto nella suggestione prospettica della scalinata Potëmkin, celebrata dal capolavoro cinematografico di Ejzenštejn, mentre si sparava sul popolo inerme la corazzata Potëmkin tirò le sue cannonate inaugurando l’ epopea della rivoluzione russa. Città martoriata ed eroica, anche qui il nazismo portò i suoi orrori con lo spaventoso massacro, in parte vendicata dai partigiani sorti dalle gallerie sotterranee di Nerubayske. Lasciando Odessa per tornare ad ovest sull’ ansa del fiume Smotrych, s’incrociano i confini ucraini con la Moldavia, dal secolo undicesimo su un’ isola a picco sorge Kamyanets Podilsky ove s’ accede dal ponte protetto da poderosa fortezza e nove torri innalzata nel cinquecento. Altro percorso per l’antica via che riportava ad occidente si va lungo la costa tra gli acquitrini sorvolati d’ ogni specie di uccelli, cavalli bradi, bestime e piccole fattorie verso il delta del Danubio traversando breve la striscia di Moldavia e poi in Romania.

Moldavia

L’antica via di commerci ed invasioni che corre lungo il mar Nero dall’ ucraina Odessa lascia il mondo russo e l’ idioma ukrajins’ka mova con il suo cirillico cambia nel Limba moldovenească in caratteri latini oltre il confine dove la desolazione del territorio rimane la stessa. Si sale verso Il Dnestr che qui diventa Nistruesfocia nel Nero dove la Moldavia non ha accesso, ma se soffia il vento da sud se ne sente l’ aria in questi lembi meridionali. La storia e la cultura e la di questo territorio ha seguito in gran parte quelle della Romania, entrò nel cristiano Principato che tracciò i suoi confini ad est protetti dalle fortezze di Chilia e Cetatea Albă. Il sovrano Ştefan cel Mare lo fece fiorire, poco dopo fu preda dell’ impero ottomano e divenne Bessarabia, la tenace cristianità ortodossa non ha permesso più di tanto ai turchi di pesare sull’ anima moldava, se non con qualche usanza, piccanti kebab e dolci baclava, ma si è aperta a quella russa come raccontano le mura dipinte di chiese e sontuosi monasteri, che si visitano attraversado la Moldova. La striscia Transnistria che s’ allunga sulla sponda orientale del Nistro, pochi sanno che esiste a meno che non ci si capiti transitando da queste parti. In realtà è opera del ricco ras Igor mirnov , un migliaio di morti in pochi mesi di conflitto stabilendone de facto l’ indipendenza con capitale Tiraspol. La dinastia mafiosa lucra indisturbata e la vita degli abitanti è tra le più miserabili, fantasma d’Europa ove gente traspira miseria e disperazione, ubriachi di vodka a buon mercato, povere donne tra qualche bancarella, le giovani partite all’ovest ridotte a vendersi per pochi denari. La Gagauzia non è un piccolo reame mafioso come la Transnistria, ma altro minuscolo territorio dall’ incomprensibile indipendenza che s’ attraversa rapidamente verso la Romania. Statarello ancor più miserabile della povera Moldavia dove almeno producono un discreto vino, qui al massimo distese a pascoli che si dividono il territorio con i campi di girasoli, vecchie strade percorse da carretti, camion sgangherati, case rurali malconce e villaggi desolanti.

Romania

Venendo dalla Moldavia lungo il paludoso litorale Zapovidnyk Dunajs’ki si passa per Izmail giungendo a Kilija laddove diventa Delta Dunării in Romania. Continuando nella Dobrogea oltre il canale di Sulina s’arriva a Tulcea menzionata da Diodoro Siculo nella Bibliotheca e da Ovidio nell’Epistulae ex Ponto, porto sul mar nero fino all’arrivo degli slavi e poi bizantina fino al secolo sesto. Entrata nei domini del Bolgar , nel secolo decimo presa dalla Repubblica di Genova e ad essa rimase fino all’avanzata degli ottomani nel quattrocento divenendo Tolçu prima di tornare nell’ ottocento alla cristianità del regno romeno. Poi la storia del novecento dalle guerre alla Repubblica con i troppi anni di Ceausescu fino alla sua tragica caduta. E da Tulcea si va nell’ incanto del delta, ci si naviga lenti tra le immagini di questa natura tra la flora e fauna e i pescatori che vivono di ciò che il delta dona da secoli a questa gente. Lasciando Tulcea e si può andare alla vicina Galati , poi risalendo il confine di Moldavia terra di boschi e così di chiamata Bukovina dagli Ausburgo ove nel mille sorsero i principati della Romania medievale protetti dal regno d’ Ungheria a baluardo della cristianità contro l’avanzata turca. Nel quattrocento Ştefan cel Mare ne fu l’ epico paladino, dopo cent’ anni di guerre con la sconfitta di Varna contro l’impero ottomano ne fu vassallo, fino ad entrare ne’ domini degli Asburgo nel settecento come provincia di Bucovina fino al primo conflitto mondiale. La cristianità di questa terra contesa è narrata nelle chiese e monasteri da magnifici affreschi sulle pareti esterne, molti li volle Petru IV Rareş e per tutto il cinquecento sorsero tra i monti di Bucovina ad incantare fedeli, pellegrini e viaggiatori nei secoli a venire. Suceava ne divenne medievale capitale poi presa dalle armate di Solimano , a lungo decaduta nel settecento così come la si vede Suceava risorse entrando nei domini asburgici. Poco a settentrione lungo i confini d’ Ucraina s’attraversa il Maramures nei ritmi contadini, villaggi e carretti sulle strade polverose, tutto s’ è costruito di legno nel Maramures, un patrimonio dalle case decorate i campanili che svettano delle splendide chiese spesso magnificamente dipinte. Da Barsana consacrata alla Madonna a Budesti Josani di San Nicola, da Desesti dai magnifici affreschi a Ieud dedicata alla Nascita della Vergine e il villaggio di Sisesti con il vicino monastero di Plopis , continuando a Poienile Izei, sul fiume Lapus si trova Rogoz e a Surdesti l’alta torre della chiesa che ne prende nome Surdesti. Nel Maramures si percorre l’affascinante regione per quella che vide l’era dei principati della potente Transilvania scandita dai conflitti con Sassoni e islamici Ottomani, ne furono protagonisti i principi Draculesti, epopea sanguinaria consegnata a diaboliche leggende. Sull’antica via dal Maramureș che traversava la Transilvania passavano i commerci dalla Rus’ e l’ oriente ottomano per l’occidente, dopo le incursioni dei Tartari e le pretese dei principi di Valacchia giunse l’ ordine Teutonico, poi artigiani e mercanti fecero fiorire la regione e si diffuse la fede con le tante chiese fortificate nella Transilvania. All’ epoca risale il fascino di Brașov che incanta con le sue immagini, l’antica città. La poderosa Cittadella della medioevale Brașov proteggeva la città, a metà del quattrocento fu presa e molti mercanti impalati dal principe Drăculeşti Vlad Vepes. Da qui nella contea le fortezze continuano a Prejmer e la cittadina Râşnov, si dice che di Vlad fu teatro di nefandezze il castello Bran sulla via che s’infila suggestiva tra i monti, ma sembra che Vlad vi sia stato una sola volta, così qui tra storia , inquietanti racconti sorse la leggenda dell’ inquietante conte detto Dracula. Sul finire del secolo dodicesimo Sighisoara fiorì libera città di mercanti e artigiani che andavano a riunirsi nella Torre del Consiglio con l’antico orologio che ancora conta il tempo, ne’ press
i Il palazzo ove nacque l’inquietante Vlad Ţepeş detto l’ impalatore e noto come Drakul e di qui il medioevale centro di Sighisoara s’ irradia di immagini tra le antiche vie ove affacciano palazzi e chiese della sua storia andata a patrimonio che si lascia visitare.

Lasciando la città si traversa il territorio tra villaggi e chiese fortificate procedendo nella contea di Sibiu ove sorge la medievale Sibiu potente e ricca delle sette città Siebenbürgen della Transilvania sassone ove ne era Universitas Saxorum. Si lascia scoprire delle mura dove la Città alta dirama per il centro nella Piata Mare s’apre la trecentesca piazza Grande di mercati, assemblee e pubbliche esecuzioni. Dal duecentesco Pasajul Scarilor si accede alla Orasul de Jos oltre il ponte Minciunilor, ove affacciano le case medievali per Piata Aurarilore, si procede cercando le suggestioni dell’antico centro e le sue chiese. Ai limiti occidentali di Transilvania sorgeva l’ Apulum romana e la slava Balgrad, i germanici la chiamarono Karlsburg e divenne Alba Carolina dei romeni. Nel seicento Mihai Viteazu riunificò i principati ponendone a capitale la città, ricca di fortificazioni, palazzi, monumenti e chiese così come Alba Iulia la si vede. La Cetatea cittadella di Alba Iulia domina magnificamente la città da quando sorse sul progetto dell’ italiano Giovanni Morando Visconti nella prima metà del settecento ispirato all’ architettura militare del francese Vauban . Dalla regione di Alba Iulia quella che era l’ antica via slavica, tornava ad ovest per il meridione d’ Ungheria e poi la Slovenia, poco a sud diramava in Serbia e di qui a Zagabria risalendo lungo i ricchi mercati e i porti di Croazia legandosi alle vie balcaniche in un vasto sistema che faceva incontrare mondi lontani dalla remota Russia al resto d’ Europa

Photo gallery: Slavic Roads | Via Slavica

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