Sahara la via dell’ ovest

Sugli itinerari carovanieri dal Marocco al Senegal

Dal Marocco al Sarawi

Tra le vie sahariane la più occidentale è quella che dal Marocco scende tra la costa atlantica e il deserto fino al lontano Senegal , le coste erano note dall’ epico viaggio del cartaginese Annone nel V secolo a.C., poi dimenticate fino al prtoghese Alvaro Fernandes che le navigò tracciandone la mappa a metà del XV secolo e ne seguirono molti altri, ma nessun europeo prese mai quella via dominata da reami e nomadi berberi, il primo fu l’esploratore francese Camille Douls che nel 1887 ci si avventurò travestito da arabo. Poi la storia ebbe il suo corso rendendola più agibile a militari, mercanti, viaggiatori e avventurieri quando l’ Africa occidentale divenne colonia francese e negli anni a venire, come ben sa chi l’ ha percorsa.

Da Marrakech oltre il passo Tizi n’ Tichka si scende a Ouarzazate e la valle del fiume Draa che scende dall’Atlante aprendo la valle ove sorge Ouarzazateche continua nel Dadès, più oltre si diramano le gole del Todra e quelle di con i villaggi berberi fortificati Qasba ove transitavano le carovane dell’ antica regione di Sijilmasa , per secoli crocevia di genti e commerci dell Maghreb. Procedendo nel Tafilalt si passa per Tinghire scendendo a Guelmim si va a sud per Tan Tan da dove inizia la via del deserto nell’ Erg Chebbi passando per Rissani e le suggestive dune che si tingono d’ocra di Merzouga e si inseguono fino al lago Dayet srij che emerge come un miraggio. Tornando verso la costa da Tan Tan si scende nei territori contesi dei saharawi, dove più ad est il Marocco ha edificato un lungo muro alla maniera dei berma di protezione contro gli insorti Polisario.Si passa nel Sahara occidentale che fu spagnolo e poi conteso dalla travagliata storia con la lunga lotta del popolo saharawi e chi ha seguito le vicende del Fronte Polisario se lo ricorda, ha acquisito controversa indipendenza come Repubblica Democratica Araba che aspetta d’ essere riconosciuta da tutti e per tanto non è agevole entrarci. Un territorio di lunga e antica storia che si perde nella notte dei tempi comunque da attraversare in fretta , s’ allunga tra il deserto e l’Atlantico con poco più di cinquecentomila abitanti in gran parte nomadi, la ghiaia dei serir flagellati dal vento si alterna alle desolate pianure rocciose hammada ove si aprono gli antichi wadi di fiumi estinti bordati ad est dalle suggestive dune dell’ Erg che si stendono oltre ogni confine. Il primo centro che si trova è la capitale El_Aaiun di dove una via porta a Smara verso l’Algeria ed un’altra continua a sud lungo la costa a capo Bojador da dove si prosegue per la meridionale Dakhla e quindi Bir Ganduz prima di entrare in Mauritania.

Dalla Mauritania al Senegal

In Mauritania i bianchi bayḍān discendenti dai berberi sanhaja e dagli arabi beni hassan, detengono il potere, mentre gli harratin discendenti dei neri sono ancora considerati inferiori e schiavi, proprietà familiari da ereditare., se ne contano ancora quasi centomila schiavi, altri seicentomila sono servitù, qui la schiavitù è ancora lungi da estirpare e ne ricordo un’ allucinante carovana nel sahel nella mia prima lunga traversata sahariana verso il Niger, a quanto sembra ce ne sono ancora dopo tanti anni. Venendo dal Sahara occidentale lungo la costa si trova Nouadhibou e poi la vicina isola ove sorse Arguin trovata dal navigatore portoghese Nuno Tristão nel 1443 divenuto centro per il commercio di schiavi e base per le esplorazioni della costa africana promosse dal principe lusitano Enrico il Navigatore. Da lì il patrimonio naturale nel banco d’Arguin ove transitano migliaia di uccelli migratori che animano quotidianamente la costa e le isole che affacciano su questo lembo d’Atlantico tra i più pescosi e suggestivi dell’ Africa occidentale. Lasciando la costa a est si stende il desertico altipiano di Adrar dove nel medioevo dal XI secolo sorsero quattro città fortificate Ksour sulle carovaniere del Sahara occidentale collegate tra loro che divennero centri della diffusione islamica nella regione, salvati da un’ opera di salvaguardia dei siti e biblioteche del deserto mauritano Ouadane venne fondata a metà del XII secolo nell’ oasi che la circonda divenendo un importante centro carovaniero dei berberi Idawalhajj che ancora lo popolano fuori dalle rovine dell’antica cittadina sahariana. Continuando si trova l’ oasi dell’ antica Chinguetti che sorse nel XIII secolo ove incrociavano varie carovaniere, divenendo la più importante città della regione così che l’ intera Mauritania la si chiamava “terra di Chinguetti” Bilad Shinqit e considerata la la settima città più santa dell’Islam dai fedeli dell’ Africa occidentale. Oltre le carovane per secoli la città ha accolto i pellegrini del Maghreb in cammino per l’Hajj nella lontana Mecca e le più importanti mederse per gli studi coranici e il diritto islamico, ma anche matematica, astronomia e medicina. Ancora incanta con gli antichi edifici ocra dalle porte di legno intagliate, molte con cortile interne e terrazze che affacciano sulle strette vie diramanti dal centro ove troneggia l’ antica moschea , passando dal vecchio fortino della Legione straniera si trova il più antico quartiere che ospita la preziosa biblioteca medievale. Attraverso il desertico altopiano del Tagant verso sud l’antica carovaniera porta a Tichitt fondata a metà del XII secolo come centro per il commercio del sale, che conserva anch’essa la tradizionale architettura medievale, si entra dal quartiere Shurfa dagli edifici in pietra verdastra che doveva identificare la tribù berbera dalla quale prende nome, mentre la tribù Masana edificò il suo quartiere a sud utilizzando l’ ocra come suo colore, gli edifici maggiori e comuni sono bianchi ed altri in una varietà di pietre colorate che danno all’ insieme un suggestivo aspetto policromo. Come negli altri antichi Ksour, molte delle case sono sommerse dalla sabbia e ne emergono solo i piani superiori, ho poi saputo che, per ironia d’ una sorte che non s’ immagina nel deserto, nel 1999 s’ abbatterono inconcepibili piogge torrenziali che hanno travolto e distrutto gran parte della città risparmiando solo la medievale moschea e il suo minareto. Così come pare sia sopravvissuto nei pressi l’antichissimo sito neolitico di Dhar Tichitt.

Procedendo a meridione s’arriva dove gente nera di stirpe Soninke prese la regione nel regno Wagadou che vi pose capitale a Kumbi Saleh come ci raccontano le sue rovine che si trovano sulla carovaniera a sud di Oualata edificata nel XI secolo da quel regno, poi distrutta e ricostruita nel 1224 dal potente stato Songhai, divenendo avamposto carovaniero nel deserto dell’ Impero del Mali e importante centro di studi e diffusione islamica. Anche qui i deserto che avanza flagellando di venti l’ antica prosperità dell’ oasi ne sfuma il ricordo che cerca di sopravvivere tra gli edifici medievali di bianco e d’ ocra magnificamente decorati all’ uso berbero sahariano e della sua sapienza rimangono preziosi i manoscritti.

Da qui la carovaniera continua ad est in Mali verso quello che i Tuareg chiamano Ghir-N-Igherien e tutti gli altri Fiume dei Neri Niger, mentre un’ altra via va ad ovest passando per Kiffa e procedendo a lungo per la costa fino alla capitale Nouakchott, deviando laddove il deserto del Sahara si trasforma nell’ arido Sahel s’ arriva sul fiume Senegal che divide la Mauritania meridionale dal deserto senegalese del Ferlo popolato dai nomadi Pehul, discendenti da quei Fulani islamizzati del potente califfato fondato all’ inizio del XIX secolo da Usman dan Fodio. Ormai ridotti a vagare con scarso bestiame flagellato dalla siccità nel ricordo di antiche gesta guerriere narrate dai cantastorie griot erranti , così come i fieri Toucouleurs della loro stessa stirpe che qui fondarono l’ imamato del Futa Toro nel regno Fulbe di Takrur anch’essi travolti dalla decadenza delle antiche rotte carovaniere. L’ultimo tratto della via attraversa un territorio frequentato da harratin Nemadi e nomadi tra poveri villaggi di neri Soninke, che fu a lungo conteso tra i Mauri bayḍān e i Toucouleur, carovanieri di nobili tradizioni che si incontrano avvolti nelle tuniche e turbanti azzurri, fantasmi di un tempo perduto transitano dal fiume per seguirlo fino all’ estuario a S.Louis arrivando al fine della lunga via dell’ ovest sahariano dal Marocco arabo e berbero al nero Senegal.

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