Puglia Salento

Storie greche perse nella notte dei tempi raccontano che Malennio, figlio di Desummo e nipote di Salo, regnava su Sybaris prima dell’ epica guerra di Troia. Il figlio Dauno non generò eredi e il regno andò alla sorella Euippa che sposò il sovrano di Idomeneo e la città entrò nella storia come una delle più importanti della terra italica del sud protesa ad oriente. Al mito seguì la storia in un sovrapporsi di civiltà e culture fin dalle origini leggendarie ricordate dai rilievi e le iscrizioni sulla barocca porta Rudiae, le testimonianze più antiche sono i resti delle mura isodome, sepolcri, edifici dell’ antica civiltà messianica che emergono sparse nella città. Dopo il lungo perido messianico, originariamente influenzato dalle culture greca e cretese, dal 269 a.C. iniziò la conquista romana della Puglia condotta per due anni con l’ annessione del Salento di cui l’ antica città divenne capololuogo come Lupiae, della quale rimangono resti di edifici, epigrafi, il teatro e l’ anfiteatro del II sec.d.C. e l’alta colonna sulla quale la statua di San Oronzo domina la piazza principale della cità della quale è protettore. La ricchezza della Lupiae romana venne anche dal porto costruito ad una decina di chilometri sulla costa di S. Cataldo, dove le cronache imperiali raccontano che nel 43 a.C. sbarcò Augusto in arrivo dalla libica Apollonia alla morte di Cesare per prendere le redini di Roma e farne un Impero. La regione salentina prosperò in epoca imperiale con i suoi porti sulle rotte tra l’ Adriatico e il Mediterraneo orientale e nell’ entroterra crebbe la proprietà fondiaria dei nobili romani che vi edificarono splendide ville attorno le quali sorsero gli agglomerati rurali che costituiscono i centri abitati del Salento rurale.La diffusione del cristianesimo risale al II secolo, dopo il martirio dei patrizi giusto, Fortunato e Oronzo che avevano abbracciato la nuova fede e vennero decapitati nella futura Lecce, della quale Oronzo santificato divenne patrono.Alla caduta dell’ Impero Romano d’ Occidente la Puglia meridionale divenne dominio bizantino, la cui cultura si impose per secoli fino allo scontro con i Normanni nel 1055 che, dopo quattordici anni di conflitto, conquistarono la regione il cui capoluogo Lecce divenne contea governata dagli Altavilla. La città venne fortificata e fu uno dei più importanti centri strategici, commerciali e soprattutto culturali del meridione italiano medioevale sotto il dominio normanno fino al 1210, quando iniziò la repentina decadenza. Oltre le mura che circondano la città vecchia ed alcuni edifici, di quel periodo rimangono l’ imponente mastio di Accardo, attorno cui stava il castello normanno, le chiese dei Santi Niccolò e Cataldo nell’ attuale camposanto, S. Maria D’Aurio e il monastero di San Giovanni Evangelista.Per due secoli Lecce fu dominio di varie famiglie, fino al sei dicembre del 1463, quando il sovrano del Regno di Napoli Ferrante d’ Aragona ne prese possesso e la città riacquisì importanza anche come centro militare nel periodo delle incursioni dei turchi nel Salento, culminati nel sacco di Otranto del 1480, ne impegnò le risorse poi la peste del 1481 decimò la popolazione con oltre quindicimila morti. Sotto il dominio spagnolo di Carlo V, Lecce fu nuovamente fortificata con poderose mura e il massiccio castello, nominata capoluogo della Puglia, fu arricchita con splendidi palazzi, conventi, chiese e divenne un grande centro culturale dove i migliori artisti del nuovo stile barocco realizzarono tra le più splendide opere dell’ epoca.Fu l’ apogeo architettonico ed artistico della città dove il barocco assunse particolarità uniche al mondo per la duttilità e la aromaticità della pietra locale, arricchito da artisti, decoratori e pittori le cui opere si ammirano in ogni edificio di quel periodo.Lo splendore di Lecce fu funestato da un’ altra spaventosa pestilenza nel 1656 che decimò la popolazione come era avvento nel 1481, tra cronaca e leggenda si racconta che gli abitanti stremati chiesero l’ intercessione del protettore San Oronzo e l’ epidemia terminò, così fu proclamato patrono e quei tre giorni del miracolo dal 26 agosto da allora vengono festeggiati. La pestilenza definì ancora più netto lo stato di povertà dei ceti più umili tiranneggiati dalla ricca aristocrazia e quando vi fu il fervore rivoluzionario del 1799 con la caduta Regno di Napoli, la popolazione aderì con entusiasmo alla Repubblica Partenopea e afli echi della rivoluzione francese nel breve periodo prima di tornare alla restaurazione borbonica. Nell’ 800, mentre ricchi e nobili continuavano un’ esistenza sontuosa,Lecce conobbe un degrado urbano e sociale che impoverì e rese ancora più difficile la vita della popolazione che aderì ai moti del 1820 subendone poi la repressione.Solo dopo l’ unità d’ Italia la città riprese la sua crescita urbana e si estese oltre le antiche mura, ancora una volta fu laboratorio di creazioni architettoniche con l’ edificazione di ville in stili neoclassico e moresco sugli ampi viali ottocenteschi Lo Re e Gallipoli, tornando ad essere il più importante centro e capoluogo del Salento. La Piazza S.Oronzo ha cambiato l’ aspetto originario in seguito alla scoperta nel 1901 dell’ anfiteatro romano del II secolo d.C, completamente riemerso con il termine degli scavi nel 1934 che hanno portato alla luce l’arena e l’ordine inferiore delle gradinate.L’antica piazza ha numerose stratificazioni dal Medioevo all’ Ottocento e occupava lo spazio dove è stato scavato l’ anfiteatro, mentre quella attuale nasce dall’ abbattimento del quartiere delle botteghe. La chiesa di Santa Maria della Grazia, progettata da Michele Coluccio nel 1585, si trova sulla parte non scoperta dell’antico monumento.. Sulla colonna romana, che nel Seicento da Brindisi fu portata a Lecce, è posta la settecentesca statua di S. Oronzo, in legno rivestito di lamine di rame realizzata a Venezia su disegno di Mauro Manieri. Il palazzo del Sedile, ristrutturato tra il 1588 e il 1592, fu costruito per volere del sindaco Pier Mocenigo ed è stato sede dell’Università fino alla metà del XIX secolo. L’attigua chiesetta rinascimentale di San Marco del 1543 suggella con il suo leone alato l’autorevolezza, anche economica, della colonia veneziana a Lecce. La piazza ha costituito fino a tempi recenti il cuore della vita civile della città.Il Castello voluto dal sovrano spagnolo Carlo V fu progettato dall’architetto Gian Giacomo dell’ Acaya ed edificato tra il 1539 e il 1549 su pianta trapezoidale.La piazza ha costituito fino a tempi recenti il cuore della vita civile della città.Il Castello voluto dal sovrano spagnolo Carlo V fu progettato dall’architetto Gian Giacomo dell’ Acaya ed edificato tra il 1539 e il 1549 su pianta trapezoidale con quattro bastioni. Alla struttura difensiva, circondata da un fossato, colmato nel 1872, si accedeva attraverso due porte: una a est Porta Falsa , l’altra a ovest Porta Reale . L’interno è stato ampiamente rimaneggiato nel corso degli anni; la parte più antica è costituita dal mastio quadrangolare di epoca angioina, il cui ambiente ipogeico è stato utilizzato come cappella, all’interno della quale c’è un altare barocco. L’altra cappella presente nel castello, è dedicata a Santa Barbara.Alla Piazza Duomo si accede dai propilei progettati da Emanuele Manieri, sul lato est della piazza si erge il Campanile ricostruito dal 1661 al 1682 da Giuseppe Zimbalo. Per motivi scenografici, il Duomo, edificato nel 1659 su quello romanico da Giuseppe Zimbalo, per incarico del vescovo Pappacoda, presenta una facciata principale molto sobria ed una finta facciata laterale collocata frontalmente alla piazza. All’interno, nell’abside dell’altare maggiore si possono ammirare le grandi tele di Oronzo Tiso. Incantevole sull’altare dell’ Annunziata il cinquecentesco Presepe di Gabriele Riccardi. Il fondale della piazza è reso suggestivo dal Palazzo Vescovile rimaneggiato dal Manieri nel Settecento. Alla sua destra vi è
il Palazzo del Seminario, edificato su progetto dell’architetto Giuseppe Cino tra il 1694 e il 1709 su commissione dei vescovi Michele e Fabrizio Pignatelli. Caratteristica la facciata ricoperta da bugne lisce col portale sormontato da una leggiadra loggia a tre archi.La Chiesa S.Croce fu edificata tra il 1549 e il 1689 per i Padri Celestini, poi tra 1659 e il 1695 fu costruito il suo Convento, unna balconata sorretta da telamoni e da immagini zoomorfe separa il primo ordine ancora classicheggiante attribuito a Gabriele Riccardi, dal secondo tipicamente barocco (opera di Cesare Penna). La navata centrale è coperta da un soffitto ligneo ricostruito nell’Ottocento e all’incrocio del transetto si innalza la cupola, eretta nel 1590. Sulla sinistra, la cappella di San Francesco da Paola è opera di Francesco Antonio Zimbalo. Il contiguo convento dei Celestini, con lo splendido chiostro, ora ospita l’Amministrazione Provinciale e la Prefettura.La Chiesa di S.Irene, fu iniziata nel 1591 e completata nel 1639. Presenta una facciata manierista di tipo romano, con le insegne della città e la statua di S. Irene. L’interno è a croce latina ad un’unica navata, con cappelle laterali e pregevoli dipinti di Oronzo Tiso e Giuseppe Verrio. Nel transetto sinistro va segnalata una formella con una veduta della città del 1650 Il teatro romano fu nel 1929 e risale alla prima metà del II secolo d.C., sono visibili la cavea, la pavimentazione a grandi lastre regolari di pietra dell’orchestra e la scena, mentre le statue sono conservate nel Museo provinciale.La Chiesa S.Matteo fu costruita tra il 1667 ed il 1700 su incarico del vescovo Pappacoda dall’architetto Larducci. La facciata, con la contrapposizione di volumi concavi e convessi, su stile barocco borrominiano. L’interno a pianta ellittica ad una navata, presenta lungo il perimetro un matroneo. Agli altari si alternano le statue dei dodici Apostoli in pietra leccese, opera dello scultore Placido Buffelli nel 1692.La Chiesa delle Scalze fu costruita nel 1635 a completare il monastero del 1631, con la donazione nel testamto del nobile o leccese Belisario Paladini. La facciata molto sobria presenta sul portale la statua dell’arcangelo Michele che atterra Lucifero, mentre l’interno ha la volta decorata di stucchi e l’altare maggiore ricco di intagli.Il Palazzo Antoglietta possiede un imponente portale durazzesco-catalano del XV secolo dal quale si accede ad un androne con volta ogivale che porta un luminoso ed ampio atrio settecentesco. La suggestiva ambientazione è sottolineata dalla scala incorniciata da un arco con lo stemma della famiglia Antoglietta e dall’elegante loggiato.La Porta Rudiae conduceva all’antica città messapica di Rudiae, cadde sul finire del secolo XVII e venne ricostruita nel 1703. Oltre alle statue di S.Oronzo, S. Irene e San Domenico, sulle mensole vi sono i busti dei mitici fondatori della città di Lecce.La Chiesa del Rosario venne ricostruita sul finire del XVII secolo su progetto di Giuseppe Zimbalo, fu completata dopo la sua morte e consacrata nel 1728. Ha una facciata barocca con un forte slancio verticale, sottolineato dalle robuste ed alte colonne tortili, che sembrano prolungare la loro spinta, suggellata da acroteri. L’interno, inscritto in un ottagono, ha pianta a croce greca sul cui transetto domina una cupola.La Chiesetta s.Giovanni di Dio venne costruita tra il 1738 e il 1742 sulle rovine di un’altra chiesa da Mauro Manieri. Il prospetto è articolato in due ordini, con i corpi laterali arretrati. L’interno è ad una navata rettangolare con i muri perimetrali percorsi da paraste corinzie.Nella Piazzetta Falconieri sono notevoli le facciate settecentesche dei palazzi Marrese ,dal portale sostenuto da grandi cariatidi, e Palmieri, il quale presenta sull’omonima via un secondo prospetto, quello principale, di stile cinquecentesco.Il vecchio Convento benedettino di Olvetiani fu costruito insieme alla chiesa, subì forti rimaneggiamenti in periodo rinascimentale, come si evince dal primo chiostro del tutto simile, con le colonne binate, a quello dei Celestini, opera di Gabriele Ricciardi. Lo splendido terrazzo, che un tempo affacciava in zona extraurbana, testimonia un’utilizzazione rappresentativa del complesso. Attualmente è una delle sedi dell’Università.La Chiesa di S.Niccolo e Cataldo venne costruita nel 1180 per volontà di Tancredi, conte di Lecce. Nel 1716, per opera di Giuseppe Cino, all’originale facciata di stile romanico furono aggiunti motivi barocchi; del primitivo prospetto sono rimasti il portale dall’ornato di gusto orientale con un affresco cinquecentesco nella lunetta ed il rosone. L’interno è a tre navate con archi ogivali e volte a botte. sulle pareti vi sono frammenti di affreschi del XIV e XV secolo.La Porta Napoli , alta più di venti metri , è nota anche come “ Arco di Trionfo” , costruita nel 1548 su disegno di Gian Giacomo dell’Acaya, in onore di Carlo V, di cui è visibile lo stemma sul frontone. Costituiva l’accesso più prestigioso alla città. Nel 1822 fu realizzato l’obelisco, opera di Cosimo Vito Carluccio.

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