Congo
[dropcap]V[/dropcap]irunga Bukawu é il capoluogo della regione del Kivu, una animata cittadina so ta sulla riva del lago: vecchi edifici coloniali, il porticciolo, un eccezionale mercato della frutta dove é possibile trovare qualsiasi ti po di frutta tropicale a prezzi bassissimi.A pochi chilometri dalla città si trova anche uno dei parchi naturali della regione, il Kauzi Biega, meglio conosciuto come “Il Santuario dei Gorilla”. Gli oltre 7O mila ettari di foresta che coprono il massiccio del vulcano Kamuri, rappresentano infatti l’unica zona al mondo dove sopravvive il “gorilla di montagna”.Giunti all’ingresso del Parco di lascia il veicolo per continuare a piedi attraverso grandi piantagioni di the su un terreno collinoso dal quale si accede alla fittissima foresta dove le guide attendono i turisti più avventurosi che vogliono provare l’esperienza di trovar si al cospetto della più grande scimmia esistente nel suo ambiente naturale. Bukavu é collegata a Goma, l’altra cittadina del Kivu, con un servizio di battello trisettimanale: circa sei ore di navigazione su un vecchio battello che effettua la traversata del lago fin dal tempo della colonia. Un’esperienza interessante soprattutto per la compagnia dei locali che fanno la spola tra le due cittadine: donne dai vestiti coloratissimi con i loro bambini e le mercanzie da vendere, commercianti, braccianti studenti, impiegati che discutono di tutto ad alta voce alternando francese e swahili. Il battello procede incrociando numerose isolette coperte di vegetazione, spesso vi attracca per qualche minuto per consentire ai passeggeri di acquistare dagli abitanti ananas, manghi, banane, uova e altri generi commestibili. Goma appare meglio organizzata del capoluogo Bukavu e, di fatto, la cittadina é divenuta il centro più importante della provincia del Kivu, anche grazie al movimento turistico che si é sviluppato nell’ultimo lustro.Le strade sono più animate, le botteghe, generalmente tenute da immigrati pakistani, greci, indiani, sono provviste di tutto, ma soprattuto Goma é la base per organizzare escursioni nel parco nazionale Virunga, un movimento turistico gestito da tre agenzie locali che offrono tradizionali “safari tutto compreso”. Generalmente il turismo nel Kivu é limitato al solo parco Virunga e zone limitrofe, servite dalla catena governativa dei “Turhotels”, creata appositamente per sviluppare un certo turismo “di lusso” nella regione e convenzionata con le agenzie locali, così da permettere escursioni senza problemi, ma pochi si spingono oltre, verso il Ruwenzori e la foresta dell’Ituri, zona ancora in parte sconosciuta. Il parco nazionale Virunga possiede una superficie di ben 8O9mila ettari compresi tra il lago Kivu e il massiccio del Ruwenzori. Il nucleo centra le del parco é rappresentato dalla vecchia riserva di caccia personale di Leopoldo II del Belgio che risale al 1889, venne notevolmente amplia ta nel 1920 e, nel 1934, l’amministrazione coloniale belga creò l’Istituto dei Parchi Nazionali del Congo. L’attuale parco Virunga rappresenta un’ulteriore ampliamento e perfezionamento dell’ex parco nazionale Alberto ed é uno degli esempi più riusciti dello Zaire moderno della sua linea di intervento per conservare e salvaguardare il suo immenso patrimonio naturale.La grande pianura di Rawindi é l’area più popolata di animali, un’immensa distesa di erba, alta dopo le piogge, che il vento fa ondeggiare come un grande mare verde e giallo, la cui uniformità é interrotta da gruppi di baobab che contornano i numerosissimi stagni popolati da uccelli acquati ci e ippopotami, il parco possiede la più alta concentrazione di tutto il continente. L’unica possibilità di alloggio del parco é costituita dall’Hotel Rwindi, una serie di graziosi bungalow cilindrici che circonda no il “quartier generale” del parco con ristorante, bar, piscina. La giornata nel parco passa tra le piste di terra rossa con i tele obbiettivi a caccia di leoni, bufali, ippopotami, gazzelle, uccelli e soprattutto elefanti che si aggirano a branchi mai inferiori ai venti individui. Al tramonto é assolutamente obbligatorio rientrare al lodge e, ad una certa ora della sera, il gruppo elettrogeno del Rawindi interrompe l’erogazione della corrente elettrica e così anche la piccola area del complesso turistico torna al dominio dell’ambiente naturale e selvaggio che lo circonda.Gli animali, tenuti lontani dalle luci fino a quel momento, si avvicinano e si aggirano tra i bungalow e, a prestare ascolto nella notte, si distingue bene il passo pesante dell’ippopotamo e dell’elefante, il battito di ali dei rapaci notturni, lo scalpiccìo degli zoccoli dell’antilope e a volte anche l’avanzare felpato del leone. Gli impiegati del Rawindi avvertono sempre della estrema pericolosità nell’uscire di notte e si raccomandano di non tenere mai cibo e frutta nella propria camera, perché gli elefanti attratti dall’odore possono letteralmente demolire il bungalow. Nella grande area del parco é compreso anche lo splendido lago Amin sulle cui rive il villaggio di Vitshumbi prospera sui prodotti di uno dei più pescosi laghi del mondo. E’ un tipico villaggio tradizionale bantu dove il tempo sembra essersi fermato al pendo delle prime esplorazioni della regione: alte capanne con il tetto di paglia ordinate in file simmetriche tra le quali pulsa la vita e i commerci dei pescatori che riforniscono di pesce l’intera regione; le strade tenute pulitissime dagli uccelli marabù, i cosiddetti “spazzini della savana”, che con i loro giganteschi becchi riescono a divorare ogni cosa.
Kenia
Il Masai Mara è tra i più celebri e visitati parchi del Kenya e dell’intero continente per il suo suggestivo ambiente naturale e la ricchissima fauna, da sempre territorio delle tribù Maasai che continuano a vivervi nei loro villaggi. Il parco è ben collegato a Nairobi da voli quotidiani e una comoda strada fino all’accesso di Narok, naturalmente la sistemazione è garantita da vari alberghi, lodges e campi attrezzati dai quali partono i safari.Oltre trecento chilometri quadrati di savana che prosegue in Tanzania nel parco Serengeti, zona che vede ogni anno le spettacolari migrazioni di animali tra le due aree in cerca dei pascoli stagionali., particolarmente sulle piste ovest dell’ Esoit Olooloo Escarpment. La straordinaria varietà di animali è sempre osservabile dappertutto, ma in alcuni periodi si concentrano nelle zone più esterne in grandi branchi di elefanti, bufali, zebre, antilopi, gazzelle e ippopotami, oltre che numerosi gruppi di ghepardi e soprattutto leoni. L’ altro grande parco del Kenya è l’ Amboseli ben collegato a Nairobi sia via terra che con aerei quotidiani, raggiungibile anche dalla Tanzania sulla frontiera di Namanga. Si stende su trecentonovantadue chilometri quadrati di savana, dalla quale lo sguardo spazia sulla magnifica sagoma del Kilimangiaro nella confinante Tanzania, in un suggestivo paesaggio popolato da varie specie della ricca fauna africana, felini, uccelli, gli ormai rarin rinoceronti neri e soprattutto grandi branchi di elefanti. Il parco di Marsabit è raggiungibile in bus da Isolo nei pressi del monte Kenya, a sua volta ben collegato con le altre città del paese. Nella zona a nord si stende una vasta area con la sua ricca fauna africana, particolarmente leoni, leopardi, ghepardi, rinoceronti, bufali, facoceri, zebre, giraffe, iene e gazzelle, oltre a varie specie di uccelli e primati. In gran parte dell’anno l’avvistamento è tuttavia difficoltoso per l’ erba alta e ampie zone di foresta, per cui è consigliabile restare più giorni, particolarmente nella suggestiva zona del Paradise Lake, in un campeggio magnificamente immerso nella natura. Il parco Aberdare si stende tra savana e foreste sull’altipiano Kinangop per una sessantina di chilometri, poco frequentato dai safari turistici.Tuttavia l’ area possiede una grande varietà di flora e fauna e un ambiente naturale molto suggestivo con rilievi selvaggi dove precipitano i trecento metri delle cascate Gura, la savana popolata da leopardi e qualche esemplare di pantera nera, elefanti, rinoceronti e antilopi.La foresta di Kakamega è l’ habitat di una grande varietà di uccelli, scimmie e altre specie di mammiferi africani, da osservare soprattutto con escursioni a piedi su sentieri ben segnalati che partono dai vari centri del parco, nel quale è possibile pernottare in resthouse o campeggio per una completa immersione nell’affasciante ambiente della foresta.
Tanzania
La Tanzania, con una politica ambientale saggia, ha saputo mantenere in perfetto equilibrio l’ambiente naturale dei grandi parchi permettendo agli animali di vivere liberi ed indisturbati, evitando quelle alterazioni che si sono verificate nel vicino Kenia a causa della grande massa di turisti. L’uomo, in Tanzania, fortunatamente non è ancora intervenuto nei processi naturali che regolano la vita selvaggia degli animali. I carnivori con la loro caccia provvedono a selezionare gli erbivori eliminando i soggetti più deboli. Inoltre un eccesso di erbivori sarebbe causa di profonde alterazioni del patrimonio vegetale. Gli erbivori a loro volta sfruttano i pascoli secondo una catena ben precisa: i grandi mammiferi come l’elefante, la giraffa, l’ippopotamo ed il rinoceronte si cibano di foglie ed erbe robuste dalle forti fibre lasciando alle zebre e gnu una vegetazione più tenera ed appetitosa. Questi ultimi, assai numerosi, calpestando l’erba la preparano per altri piccoli animali come il facocero e le gazzelle. Questo ciclo si rinnova continuamente attraverso una complessa e quotidiana rete di lotte ed alleanze. Le grandi migrazioni del Serengeti fanno parte di questo ciclo per la sopravvivenza della specie.I più bei parchi situati nel nord della Tanzania possono essere visitati in circa una settimana di safari a bordo di fuoristrada per una comoda visione dell’ambiente esterno e per potere fotografare al meglio gli animali. Assolutamente vietato scendere senza espressa autorizzazione della guida che accompagna i turisti. Si arriva al Kilimajaro International Airport di Arusha, piccola cittadina posta a circa 1500 metri ai piedi del monte Meru e punto di partenza per le escursioni verso i grandi parchi del nord. Arusha non offre molto al turista. Ma è qui che si incomincia ad assaporare l’atmosfera africana. Passeggiando lungo le strade e visitando il mercatino ricco di frutta ed oggetti di artigianato si ha un primo approccio con le etnie locali ed in particolare con le altere donne Masai nei loro costumi tradizionali. Lasciata la città si prende la strada asfaltata che va in direzione di Dodoma, l’attuale capitale ufficiale della Tanzania. Dopo circa 100 km. si raggiunge il Tarangire, meno spettacolare degli altri parchi che si visiteranno in seguito, il Tarangire lascia un ottimo ricordo poichè rappresenta il primo contatto con la natura selvaggia di questi luoghi. Abbandonando il Tarangire si ritorna verso Arusha per poi deviare in direzione del parco del Serengeti. La strada asfaltata che da qui in poi si trasforma in terra battuta, costeggia il lago Manyara. Attorno al lago c’è un altro parco, piccolo, ma considerato un vero gioiello della natura che visiteremo al rientro dal Serengeti, il parco più vasto e ricco di animali di tutta la Tanzania, territorio preferito dalle grandi mandrie di gnu e zebre. Il viaggio è lungo e la strada è abbastanza sconnessa e molto polverosa. Prima di entrare nel Serengeti la strada sale per raggiungere il bordo del cratere di Ngorongoro a circa 2000 metri di altezza, uno degli spettacoli più straordinari che la natura possa offrire. In questo grande buco dal diametro di 17 chilometri vivono in perfetto equilibrio una gran quantità di animali di specie diverse: leoni, ghepardi, gnu, zebre, rinoceronti, elefanti, fenicotteri ed altri ancora. Proseguendo il safari ora si scende verso il Serengeti , “la grande pianura”, un mare di erba che viene interrotto solo di tanto in tanto dai Kopje, grandi massi che emergono dalla savana. Su alcuni di questi rilievi sono stati costruiti dei lodges assai confortevoli in cui pernottare e da cui è possibile osservare gli animali al tramonto.Questo è il territorio dei Maasai che nei loro caratteristici villaggi e che non sempre sembrano gradire le attenzioni dei turisti.
Sud Africa
Un viaggio in Sudafrica ha come una delle caratteristiche più importanti e suggestive la visita dei parchi nazionali e riserve private dove una fauna unica al mondo protetta nel lsuo ambiente habitat naturale e una flora che conta 24.000 specie.Il Sudafrica ha sempre protetto il patrimonio naturalistico, botanico e zoologico con grandi parchi e riserve, il primo parco Kruger National fu creato nel 1894 dall’omonimo Presidente dell’epoca. Esempio proseguito da tutti i presidenti gli amministratori successivi con poi la costituzione del South African National Parks o SANP, ente governativo per la cura e alla salvaguardia dei Parchi Nazionali. L’unica provincia che gestisce in proprio i suoi Parchi è il KwaZulu Natal che, a tale proposito, ha creato l’ ente apposito KwaZulu Natal Nature Conservation Service.Attualmente vi sono circa cinquanta Parchi Nazionali gestiti dalla SANP, ben nel Kwa Zulu Natal, e numerose riserve private. Le aree protette sono catalogate come National Parks parchi nazionali gestiti direttamente dal governo centrale, Nature Reserves, che possono anche essere private, protette per le loro bellezze faunistiche , le Game Farms che sono fattorie private dove sono allevate diverse specie di animali selvatici e le Wilderness Area, zone considerate di grande pregio ambientale protette per la bellezza paesaggistica oltre che per la flora e per la fauna. Le differenze tra parchi nazionali e riserve private sono notevoli, a parte l’ estensione molto maggiore dei parchi, soprattutto per il tipo di safari e i servizi. Il Kruger National Park fu creato nel 1898 dal presidente Kruger, è sicuramente il più famoso e antico Parco Nazionale del mondo. Fiore all’occhiello del Sudafrica, questo splendido parco si estende su una superficie di 350 Km da Nord a Sud e 70 km da Est a Ovest dalla frontiera del Mozambico fino a sfiorare lo Zimbabwe, attraversando le province del Mpumalanga e della Northern Province.Vi sono tra i più grandi mammiferi africani, oltre 147 specie diverse tra i quali i cosiddetti Big Five il gruppo costituito da elefanti, leoni, leopardi, rinoceronti e bufali.
In una natura selvaggia e incontaminata regolata da un ecosistema unico, grazie al clima subtropicale che favorisce anche la flora con più di 300 diverse specie di alberi e piante catalogate, sono protetti circa 8000 elefanti, 2,500 rinoceronti bianchi, 300 rinoceronti neri, 20.000 bufali, 2.000 leoni, 900 leopardi, 4.600 giraffe, 140.000 impala, 900 antilopi e 30.000 zebre accanto a 500 diverse specie di uccelli, 114 specie di rettili e anfibi. Vi sono anche alcuni siti archeologi nella zona tra i quali quelli di Masorini e Thulamela, che conservano e tra le più antiche pitture rupestri africane. Le strade si estendono su circa 2000 km all’interno del parco e la velocità massima consentita è di 50 km orari.. Chi visita il parco con la propria auto può farlo solo con una macchina chiusa. Per visitare il Kruger National Park è consigliata la profilassi antimalarica solo nei mesi da ottobre a marzo, ed è opportuno avere a disposizione uno spray contro le punture di insetti, La gestione del parco organizza safari con jeep scoperte guidate dai rangers o safari a bordo di pulmini sempre con un ranger, ma si può visitare comodamente anche con auto propria, raccomandando di non lasciare le strade principali e le piste autorizzate. Le piste attraversano in lungo e in largo il parco, e l’incontro è quasi assicurato, nonostante la grande estensione. I visitatori giornalieri devono lasciare il parco entro le 18.30 o le 17.30 a seconda della stagione, prima che cali il buio.Per pernottare ci sono undici campi attrezzati principali, con bar, ristoranti, negozi e stazioni di servizio, ma è consigliabile prenotare in anticipo. Il Kgalagadi stato fondato nel marzo del 2000 dall’unione del South African Kalahari Gemsbok Park e del Botswana’s Gemsbok Park, il Kgalagadi Transfrontier Park è il primo parco transfrontaliero del Sudafrica. Questo parco, che si estende su una superficie di 3,6 milioni di ettari attraversa la provincia del Nothern Cape ed entra nel Botswana, è il primo esempio pratico di un progetto noto con il nome di “Peace Park” il cui scopo è la creazione di aree di conservazione e di protezione della natura che oltrepassi le frontiere dei diversi stati del continente Africano. Dal punto di vista scenografico il Kagalagadi Transfrontier Park offre uno spettacolo incredibile con le dune rosse di deserto che si stemperano nel bush arido ma pieno di vita; qui dove la natura prende il sopravvento vivono 250 leoni del Kalahari, la cui criniera scura è diventata simbolo stesso di questo meraviglioso parco. Le condizioni climatiche difficili che caratterizzano questa vasta zona prevalentemente desertica costituiscono l’habitat naturale dei grandi predatori quali le iene, gli sciacalli, i leoni, i ghepardi i leopardi e molte specie di uccelli, soprattutto rapaci e struzzi. Ma come dice il nome “gemsbok” questo è il regno delle antilopi: grandi branchi di antilopi camoscio, di antilopi saltante (springbok), e di antilopi alcina corrono tra le dune accanto agli gnu blu, ai suricate e alle zebre di Burchell. In questo paradiso incontaminato le giornate sono calde e le notti molto fredde, ma chi ama il deserto, con la sua vita difficile e i panorami mozzafiato che offre. Per visitare il Kgalagadi Transfrontier Park è opportuno avere a disposizione uno spray contro le punture di insetti. Non è comunque zona a rischio malaria.Le temperature variano molto: di giorno il caldo secco del deserto rende l’aria molto calda, ma la notte l’escursione termica abbassa di colpo la temperatura ed è quindi bene essere attrezzati con pullover e giacche pesanti.Si può pernottare in uno dei 3 campi attrezzati situati nella parte sudafricana del Kgalagadi Transfrontier Park, Twee Rivieren, il Mata Mata e il Nossob, che possiedono ristoranti, bar e negozi, ma è sempre preferibile prenotare in anticipo. Il parco può essere attraversato a bordo della propria auto. Non vi sono strade asfaltate, ma piste in ottime condizioni che sono praticabili da ogni tipo di auto, ricordando che è vietato lasciare le piste autorizzate.
Fauna africana
Il leone ha un aspetto apparentemente pigro e sonnacchioso, spesso indifferente a quanto accade intorno a lui. Ma quando caccia il leone si trasforma in un animale vigile e scattante, attento a non farsi sfuggire la preda. Normalmente a cacciare sono le femmine mentre i maschi possenti si dedicano alla difesa del loro territorio. La caccia delle leonesse avviene di solito durante la notte.Alcune leonesse, adottando una tattica raffinata, inseguono la preda dirigendola verso il luogo dove le compagne attendono in agguato. La preda di solito viene azzannata alla gola ed uccisa per soffocamento. Il leone è il più socievole dei felini e vive in branchi costituiti da uno o due maschi, alcune femmine e numerosi cuccioli. All’età di circa tre anni i giovani maschi, estromessi dal branco, vanno alla ricerca di nuovi territori in cui insediarsi. Quando i capi branchi diventano troppo vecchi sono cacciati da questi giovani che prenderanno il comando del nucleo uccidendo a volte tutti i cuccioli del capo precedente.Il ghepardo è l’animale più veloce della savana: può raggiungere 110 chilometri orari in pochi secondi ed è uno dei predatori più temuti dagli erbivori. Il ghepardo segue furtivamente la preda, sovente una gazzella; quando si trova a breve distanza sferra l’attacco con una progressione irresistibile, ma di breve durata. Lo sforzo che compie durante la corsa è così intenso che non può essere mantenuto a lungo e spesso la vittima riesce a sfuggire. Dopo l’attacco il ghepardo è talmente sfinito che a volte non riesce neppure a divorare la preda uccisa nè tantomeno a difenderla da altri predatori che in queste circostanze ne possono approfittare impunemente.Il ghepardo mangia circa una volta alla settimana; se il digiuno si prolunga perde forze e velocità, con il rischio di morire di fame non essendo più in grado di raggiungere le sue prede. Il ghepardo è un animale solitario che non socializza facilmente con altri suoi simili. Se due ghepardi cacciano assieme e si dividono la preda quasi sempre sono fra loro imparentati. Ha un bellissimo mantello giallastro a chiazze puntiformi con tipiche striature sul muso che sembrano quasi segni di lacrime che colano dagli occhi.La splendida del leopardo ben si adatta a mimetizzare l’animale fra le erbe giallastre della savana. Le chiazze scure presenti sul mantello sono circolari e sembrano imitare la forma dell’impronta che il felino lascia sul terreno. Sull’estremità della sua coda, quando viene sollevata e leggermente arrotolata all’indietro, spicca una candida macchia bianca. E” il segnale che i piccoli cuccioli seguono per non perdere la madre, semi nascosta dall’alta erba della savana, durante gli spostamenti. Il leopardo trascorre gran parte del suo tempo sui rami alti degli alberi, ma caccia solo sul terreno ed abitualmente solo di notte.I babbuini che conoscono questa caratteristica quando scoprono la sua presenza si rifugiano precipitosamente sugli alberi, certi di non correre alcun pericolo. Il leopardo è meno veloce del ghepardo, ma durante la caccia sfrutta la sua maggior astuzia e potenza. Dopo la caccia il leopardo ha l’abitudine di trasportare la vittima su di un albero per divorarla tranquillamente al riparo dall’intrusione molesta di iene e sciacalli.L’ elefante africano è stato braccato selvaggiamente dai cacciatori d’avorio che lo hanno quasi sterminato, oggi è una specie protetta e nei parchi africani dove ha trovato un rifugio dove vivere tranquillamente.
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L’elefante africano è più grande di quello asiatico e può pesare fino a 6 tonnellate. Predilige zone boscose ricche di giovani piante e di abbondante acqua. Il suo pasto giornaliero si basa infatti su un unico “piatto” costituito da 250 chili di erbe e foglie innaffiato da circa 180 litri d’acqua. Animale assai intelligente, l’elefante vive in un gruppo famigliare molto unito, composto, fra madre, femmine adulte e giovani individui, da circa 10-12 unità. All’età di 12-14 anni i maschi abbandonano la famiglia ed entrano a far parte di gruppi costituiti da soli giovani maschi in cui si lotterà per avere la supremazia negli accoppiamenti con le femmine in calore.Con la vecchiaia i maschi lasceranno anche questi gruppi per unirsi ad altri gruppi di animali anziani con cui vivranno fino alla morte. L’elefante è uno degli animali più longevi. Alcuni esemplari vivono fino a 60-70 anni.Il rinoceronte nero, a differenza di quello bianco, ha due corni assai affilati sul muso. In entrambi le specie il colore della pelle è grigio. Il rinoceronte nero ha una vista piuttosto debole ed è molto sospettoso. La sua fama di aggressore dipende dal fatto che, anziché fuggire, fronteggia il pericolo con cariche che però hanno più lo scopo di intimidire che di aggredire. Due tonnellate lanciate a 40 chilometri orari intimidiscono qualunque animale, anche l’uomo. In realtà il rinoceronte non ha nemici; anche il leone si guarda bene dall’aggredirlo. L’unico pericolo per questo enorme animale proviene dall’uomo che lo ha ferocemente cacciato, arrivando quasi a sterminarlo, per commercializzare il suo corno che in oriente è considerato un afrodisiaco. Questa leggenda è probabilmente nata dal comportamento del rinoceronte durante la riproduzione; l’accoppiamento con la femmina dura infatti, a volte, anche più di un’ora. Gli amici fedeli del rinoceronte sono le bufaghe e gli aironi. Questi uccelli passano la maggior parte della loro vita sul corpo del bestione, liberandolo dai parassiti che infestano la sua pelle ed avvertendolo con acute grida quando il pericolo si avvicina. Il periodo di maggior attività del rinoceronte coincide con la notte quando si dedica alla ricerca del cibo. Durante il giorno passa la maggior parte del suo tempo sdraiato od a rivoltarsi nel fango. Il bufalo possiede corna molto robuste che possono infliggere gravi ferite agli assalitori. Ha un corpo possente e muscoloso e quando carica lo fa a testa alta per non perdere il contatto olfattivo e visivo con il presunto nemico..Le mandrie sono costituite da femmine, giovani e da rari maschi adulti. Questi ultimi, infatti, quando raggiungono l’età avanzata sono colossi imponenti con un peso superiore anche a 700 chilogrammi e mal sopportano i continui e rapidi spostamenti del gruppo alla ricerca del cibo. Essi perciò preferiscono staccarsi dal branco ed occupare da soli un territorio ricco di erba evitando così, salvo casi eccezionali, di spostarsi. I bufali sono molto diffidenti e riescono a fiutare il pericolo anche a grande distanza. Generalmente a dare l’allarme è il capo branco che si ferma repentinamente comunicando così alla mandria, attraverso l’immobilità, la sua inquietudine.I bufali si nutrono di erba e grandi foglie robuste che staccano dai rami bassi degli alberi. Ricercano territori ricchi d’acqua poiché amano immergersi negli stagni e ricoprirsi di fango per proteggersi dal caldo nonché dalla punture degli insetti.La giraffa è un animale elegante ed altero, alta anche oltre 5 metri, necessita di territori molto alberati per potere comodamente cibarsi senza doversi piegare faticosamente verso il terreno alla ricerca di erba. Predilige le radure di acacie le cui tenere foglie sono il suo cibo preferito.Anche se non lo si può considerare animale solitario, la giraffa non tende ad unirsi in grandi branchi. Generalmente vive in coppia anche se spesso, per ragioni di limitate risorse naturali, si possono vedere numerosi individui concentrati sullo stesso territorio. La giraffa giovane è una delle prede favorite dei leoni. Attaccata, si difende scalciando con violenza le zampe posteriori e oppone una tale resistenza che sovente il predatore esce sconfitto dalla lotta. Il maschio è riconoscibile dalla femmina per la maggior dimensione dei suoi cornetti; le tonalità della colorazione delle macchie del suo bellissimo manto variano fra il marrone chiaro ed il marrone scuro, quasi nero. Caratteristica è la sua corsa durante la quale la giraffa porta avanti contemporaneamente le zampe dello stesso lato.
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L’ippopotamo trascorre gran parte della sua giornata immerso nel fresco di pozze d’acqua: di questo enorme animale sovente si vedono spuntare sulla superficie solo gli occhi e le narici. Numerosi piccoli uccelli trascorrono gran parte del tempo appollaiati sulla parte del corpo che emerge, alla ricerca di parassiti che si annidano fra le pieghe della sua ruvida pelle. L’ippopotamo è il simbolo della pigrizia; lento ed impacciato sulla terraferma, in acqua dimostra un’agilità insospettata e può diventare estremamente aggressivo. Questi animali vivono in gruppi di circa trenta individui formati da un maschio, diverse femmine e da numerosi giovani esemplari. Per delimitare i confini del loro territorio cospargono con la coda i loro escrementi su massi e tronchi d’albero. Durante le ore fresche notturne escono dall’acqua per brucare l’erba che cresce attorno alle pozze d’acqua in cui vivono.Il nome della Zebra in swahili è Zebra e significa “asino con le strisce”; definizione che ben si adatta alle caratteristiche di questo animale. Non esistono due zebre uguali poichè lo schema delle strisce nere, che decorano il mantello, differisce da esemplare ad esemplare. Si ritiene che la livrea a strisce delle zebre abbia la funzione di scomporre la sagoma dell’animale quando si muove sullo sfondo dell’orizzonte tremolante per il surriscaldamento dell’atmosfera. La figura a strisce tende così a dissolversi disturbando la vista dei predatori. Questo erbivoro predilige le grandi pianure e la vita di branco e a volte grandi mandrie di zebre sono mescolate agli gnu. L’associazione fra questi due erbivori sembra essere solo casuale e dovuta al fatto che essi ricercano lo stesso tipo di pascolo. Infatti al minimo segno di pericolo gli animali fuggono separati dividendosi in due gruppi di animali della stessa specie. Assieme partecipano alla grande migrazione che avviene nei mesi di maggio e giugno verso le pianure del nord. Le zebre vivono in raggruppamenti famigliari di circa 15 animali formati da un maschio adulto e 5-6 femmine con i loro piccoli. I puledrini vengono allattati per alcuni mesi anche se dopo pochi giorni dalla nascita incominciano già a brucare l’erba. Le strisce sono colore marrone chiaro e diventeranno nere solo nei mesi successivi. Nel branco i piccoli sono in grado di riconoscere la madre attraverso lo schema delle strisce del suo mantello.Le gazzelle, con il loro profilo elegante ed i grandi occhi limpidi e teneri, rappresentano l’ornamento più bello e poetico dei parchi,. Nello stesso tempo costituiscono anche una inesauribile riserva di proteine per la sopravvivenza di un esercito di carnivori che popolano questa regione. Le due specie di gazzelle maggiormente diffuse sono la gazzella di Thomson e la gazzella di Grant. Abbastanza simili fra loro, possono essere facilmente confuse anche perchè spesso i branchi sono misti.La gazzella di Grant si differenzia da quella di Thomson per la sua maggior dimensione, per le corna che a volte raggiungono anche la lunghezza di 70 centimetri, per il tono più pallido del pelame color nocciola – sabbia e per la mancanza della striscia laterale nera che caratterizza invece la gazzella di Thomson. Entrambe muovono costantemente la corta coda, anche quando non devono scacciare le mosche.Negli ampi spazi della savana le gazzelle appena nate sono cacciate da sciacalli e iene, mentre, da adulte, diventano prede di ghepardi e licaoni. In prossimità dei corsi d’acqua, dove la vegetazione offre protezione, il maggior pericolo per le gazzelle è rappresentato dal leopardo che, catturata la preda, la porta sul ramo di un albero per divorarla.Lo gnu è diffuso in gran parte dei parchi africani, soprattutto in Tanzania dove, solo nel Serengeti ne esistono circa 1.300.000 esemplari. Corpo tozzo, gambe sottili, questa sgraziata antilope possiede una folta criniera che ricade in due ciuffi scuri ai lati del collo. Vive in grandi branchi formati da centinaia di individui senza particolari rapporti famigliari fissi. Le grandi mandrie necessitano di enormi quantità d’erba.
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Per questa ragione, quando nella stagione secca la prateria del Serengeti inaridisce, gli gnu emigrano in massa verso pascoli migliori dando origine ad una impressionante corsa per la sopravvivenza durante la quale numerosi esemplari perdono la vita.Lo gnu, con la zebra, contribuisce alla sopravvivenza degli oltre 1000 leoni del Serengeti; anche iene e sciacalli si accaniscono contro questo animale, soprattutto nei primi giorni di vita quando non è ancora in grado di difendersi. Da adulto lo gnu acquisterà una tale velocità e resistenza da essere preda più difficile da catturare.Dopo pochi minuti dal parto il piccolo è già in grado di alzarsi e correre. I neonati isolati sono quelli che rischiano maggiormente; quando una femmina con il piccolo si vede assalita, corre invariabilmente verso il branco più vicino con l’intento di confondere la vista al predatore. Una elevata aggregazione di individui protegge infatti dagli assalti dei felini: è una ragione per la quale i parti degli gnu avvengono quasi tutti contemporaneamente.Il facocero è presente un po’ ovunque, non solo dove si addensano macchie di arbusti, habitat ideale per i cinghiali, ma anche nelle pianure dove la vegetazione è scarsa. Questo animale di aspetto goffo e sgraziato, ha un testone voluminoso e allungato che si appiattisce sul grugno terminando con due vistose zanne ricurve all’indietro. Sotto agli occhi ha due protuberanze ed il suo corpo è rivestito da una pelle robusta e rugosa ricoperta sul dorso da ispide setole. Nonostante l’aspetto poco snello, è veloce nella corsa poiché dotato di arti piuttosto lunghi. Per tale ragione quando il facocero mangia si inginocchia sulle zampe anteriori per avvicinare così il testone al suolo, assumendo un curioso atteggiamento. I facoceri hanno molti nemici e per tanto hanno sviluppato tecniche difensive molto specializzate. Dal ghepardo si difendono con cariche aggressive che spaventano il predatore, mentre per sfuggire agli attacchi di leoni e leopardi si precipitano in rifugi sotterranei precedentemente scavati a colpi di zanna. Queste tane sono anche il luogo dove le femmine partoriscono i piccoli che rimangono nel rifugio allattati dalla madre fino al momento in cui, uscendo all’aperto, non siano in grado di procurarsi il cibo da soli. Fondamentalmente erbivori si cibano anche di bacche, tuberi ed altre radici che estraggono dal suolo usando le zanne.Il babbuino è un animale che vive in un territorio ben definito con una superficie di circa 8-9 chilometri quadrati. Per questo animale la paura dell’ignoto è molto forte per cui ben difficilmente il babbuino si allontana dai confini dell’area che gli è nota. Con il sorgere della luce tutto il gruppo si sposta alla ricerca di cibo in rigorosa formazione militare. In testa avanzano i maschi giovani e vigorosi con ai lati gli adulti che affiancano al centro le femmine con i piccoli appesi ai peli del ventre o a cavalcioni sulle spalle Queste ultime sono protette dai maschi dominanti che le circondano. Dimostrano una grande attrazione affettiva nei confronti dei piccoli che cercano di proteggere in tutti i modi.Sono principalmente vegetariani anche se si nutrono a volte di insetti, lucertole ed altri piccoli animali. Verso sera il gruppo fa ritorno all’albero che aveva lasciato con il sorgere del sole poiché il babbuino è un animale casalingo, con una residenza che normalmente non cambia. Animale di grande scaltrezza ed intelligenza, a volte rappresenta un pericolo per il turista poiché la sua curiosità lo spinge a rubare oggetti dimenticati.Lo struzzo è un animale molto diffidente è difficile avvicinarlo e spesso lo si deve osservare da lontano. L’altezza di un maschio adulto può superare i due metri e mezzo e consente a questo uccello, il più grande al mondo, di sorvegliare, con i grandi occhi scuri protetti da folte ciglia, il paesaggio circostante. In corsa riesce a raggiungere i 70 chilometri orari che mantiene per un lungo tempo, il che lo rende una preda abbastanza difficile da catturare. Il maschio ha un piumaggio nero e bianco mentre la femmina è di colore marrone. Le ali, assolutamente inadatte al volo, sono usate per farsi aria, scacciare gli insetti e far ombra ai piccoli che altrimenti non potrebbero sopportare il caldo intenso della savana e morirebbero in poco tempo. Ogni maschio possiede un harem di alcune femmine, ciascuna delle quali deposita in un nido comune fino a 6 – 8 uova. Lo struzzo maschio cova durante la notte, mentre di giorno, lasciando il posto alla femmina il cui colore mimetico la rende meno visibile, se ne va in giro alla ricerca di cibo. Il formidabile apparato digerente gli consente di inghiottire piante, radici, insetti, rettili e roditori. La mortalità fra i neonati è altissima, ma poiché le femmine possono riprodursi per moltissimi anni e gli adulti sono pressoché invulnerabili, i sopravvissuti risultano sufficienti affinché la specie non si estingua.