Raccontando la devastante storia sulle vie della droga emerge come mito del male Pablo Escobar, il più potente narcotrafficante di sempre che ne è stato l’ indiscusso Patròn dalla Colombia ove , adagiata sul territorio occidentale della valle Aburrá nella regione andina si trova la grande città di Medellìn , a lungo tristemente nota come violenta capitale dell’ omonimo e famigerato Cartello che ha dominato per quasi un ventennio il traffico mondiale della cocaina celebrando tra i più devastanti capitoli nella storia della criminalità legata alla droga. Fondato alla fine degli anni settanta da quello che ne sarebbe divenuto El Patròn Pablo Emilio Escobar Gaviria, signore e padrone di tutti i traffici con il suo fido Gustavo Gaviria responsabile dell’ esportazione di cocaina, José Gacha detto El Mexicano, suo fratello Roberto de Jesús Escobar Gaviria chiamato El osito che ne amministrava i movimenti finanziari, i tre potenti fratelli Ochoa e il trafficante colombiano di padre tedesco Carlos Lehder.
L’ascesa del Cartello di Medellìn
L’ascesa del sodalizio criminale iniziò alla fine degli anni settanta quando il trafficante Mermelstein iniziò a ricevere i carichi di cocaina colombiana dal nascente cartello di Medellìn, alleandosi poi con Jon Roberts alla ricerca di rifornimenti per espandere il mercato negli Stati Uniti che, attraverso l’ altro trafficante nordamericano Mickey Munday, si accordò con il boss di Medellìn Rafael Cardona Salazar chiamato Rafa. All’ inizio degli anni ottanta i boss di Medellìn assieme ad ufficiali dell’esercito colombiano si incontrarono con i dirigenti della compagnia petrolifera statunitense Texaco e ricchi proprietari terrieri per fondare l’ organizzazione paramilitare Muerte à Secuestradores nota come Màs a difesa dei loro interessi, oltre che dalle estorsioni e sequestri, contro i movimenti rivoluzionari, veri squadroni della morte che seminarono il terrore in gran parte del territorio colombiano. A metà del decennio l’ organizzazione paramilitare del cartello con l’intercessione del trafficante Matta Ballesteros, fu rifornito di attrezzature militari ed armi, un flotta di aerei ed elicotteri e centri di addestramento con istruttori statunitensi, britannici ed israeliani, oltre un sistema comunicazioni coordinato con l’ ente statale colombiano.Per l’ enorme crescita della richiesta di cocaina nel mercato statunitense il grande traffico del cartello iniziò con la base trovata da Carlos Lehder nelle Bahamas acquistando terreni nell’ isoletta non distante dalla costa meridionale della Florida nota come Norman’s Cay scacciandone gli abitanti per costruire una pista di atterraggio, il porto e magazzini per conservare la cocaina in transito dalla Colombia per i centri statunitensi arrivando ad ottanta tonnellate mensili trasportate con gli aerei, imbarcazioni e piccoli sottomarini. Con l’ esercito di paramilitari e la schiera di sicari Pablo Escobar divenuto il Patròn fu temuto e rispettato come il più potente narcotrafficante di tutti i tempi e un fiume di cocaina si riversò nel lucroso mercato statunitense. Al suo apice, controllando gran parte del traffico internazionale di cocaina e una buona percentuale delle armi vendute illegalmente, è divenuto uno degli più ricchi al modo con il suo impero che guadagnava una trentina di miliardi di dollari all’ anno, oltre ad un esercito privato e bande di sicari disponeva di intere flotte navali ed aeree, enormi proprietà terriere, interi quartieri nelle città e residenze lussuose. Un’ incredibile mole di denaro fluiva nelle finanze del cartello di Medellìn e solo in parte riciclato, il resto era ammucchiato in depositi e solo per acquistare gli elastici che stringevano i pacchi di banconote spendevano duemilacinquecento dollari mensilmente, mentre per l’ umidità e la voracità dei topi negli angusti depositi se ne perdevano due miliardi all’ anno, ma per Pablo Escobar erano solo perdite di scarso interesse nel suo immenso patrimonio che sembrava aumentare senza fine.
La famiglia Escobar
Dal lusso delle sue residenze governava il suo lucroso traffico a cominciare da dalla grande hacienda a Puerto Triunfo che chiamò Nàpoles, circondata da parchi con un vero zoo con animali esotici, elefanti, giraffe, rinoceronti ed ippopotami, ville, piscine, statue e un’ arena per corride. Tra le molte altre la sontuosa villa dal grande edificio con le dependances nel lusso sfrenato circondata da giardini che fece edificare nel mar caraibico colombiano ad Isla Grande poi andata in rovina lasciando i suoi resti e sulle spiagge messicane di Tulum l’ altra opulenta villa che dopo la sua confisca è stata trasformata nel lussuoso resort di Malca. Dalle sue residenze che apparivano come palazzi di potere El Patròn ha sempre dato la sua immagine pubblica mostrandosi figura popolare apparendo molto legato alla famiglia con la moglie Victoria Henao, il figlio Juan Pablo Escobar, che poi ha cambiato il suo nome in Sebastián Marroquín da adulto dopo la morte del padre rivelandone molti misfatti, e la figlia minore Manuela, ma ha avuto anche diverse relazioni e per un certo periodo come amante la giornalista Virginia Vallejo. Furono poi loro a raccontarne la vita privata, la moglie Vicoria con alcune interviste e il suo libro di memorie Escobar mi marido, le interviste e gli episodi narrati della figlia Manuela su papa Escobar, come quando in fuga braccato bruciò un paio di milioni di dollari per accenderle un fuoco e scaldarla in un freddo rifugio, VIirginia Vallejo affidò il turbinoso racconto della sua relazione con il re dei narcos nel suo libro pubblicato molto più tardi Amando Pablo, con l’aggiunta al titolo Odiando Escobar. Il figlio Juan Pablo, che divenne Sebastián Marroquín cambiando il suo scomodo nome per essere dimenticato, scrisse il suo libro Mi padre dove racconta ciò che apprese delle nefandezze del padre dissociandosi fin dalla prefazione da quella vita criminale come nelle varie interviste e il successivo documentario eloquentemente intitolato Pecados de mi padre.
El patròn populista
Nella sua incontenibile e violenta ascesa il padrino del cartello di Medellìn sostenne finanziariamente le campagne elettorali di vari politici della regione di Medellín, compreso Álvaro Uribe , che iniziò la sua ascesa con quell’ appoggio divenendo poi presidente per otto anni dal 2002, con varie opere di beneficenza riuscì ad essere acclamato come difensore dei poveri, acclamato e quasi venerato come grande benefattore dalle comunità emarginate per entrare nella politica colombiana come populista. Anche per riciclare fiumi di denaro come nelle operazioni di limpieza fu visto come benefattore in attività molto gradite al popolo, tra le altre investendo nei club di calcio colombiani compresa la squadra nazionale Eldorado che fu detta Millonarios, tutto definito da quello che è stato chiamato Narco Futbol. Con la sua popolarità aderendo al Movimiento Revolucionario Liberal o Mri si fece candidare alle elezioni nel movimento sostenitore della lista per l’ ascesa a presidente di Luis Carlos Galán, ma per non compromettersi con la sua storia criminale, rifiutò l’ appoggio accettato invece dalla formazione conservatrice Alternativa Liberal del corrotto Alberto Santofimio che lo fece eleggere in parlamento nel 1982.Le opposizioni e le inchieste giornalistiche sulle sue attività criminali pubblicate dal El Espectador lo costrinsero a dimettersi suscitando le sue ire contro i giornalisti e politici avversi a cominciare dal ministro della giustizia Rodrigo Lara Bonilla che fece assassinare brutalmente per strada da un sicario della banda del suo cartello tristemente nota come Los Priscos.
Narcoterrorismo
Ero in Colombia nel periodo di violenze scatenate dalla ferocia del cartello di Escobar, viaggiando in tutto il paese in stato di allarme dopo l’ assassinio del ministro Bonilla, seguito da altri di giornalisti e magistrati , dappertutto si percepiva il contrasto tra lo sdegno della gente e l’ odio diffuso dai narcos per stranieri e giornalisti, personalmente minacciato da tre loschi personaggi a Leticia. Una lunga cronologia di assassini ed attentati ordinati dal sanguinario cartello di Medellin per quasi un decennio, come il direttore de El Espectador Cano Isaza seguito da altri giornalisti, tra gli altri giudici Il procuratore generale Carlos Hoyos e tra i politici durante un comizio nel 1989 colui che lo aveva rifiutato sei anni prima e candidato alla presidenza Luis Carlos Galàn assassinato dai famigerati sicari inviati dal suo fido boss di Jaime Rueda . Non è preciso il numero degli assassini ordinati dal Patròn di Medellín tra agenti di polizia, giudici, giornalisti e politici che si opponevano al suo potere, il figlio Sebastián Marroquín ha rivelato di essere a conoscenza di almeno tremila omicidi ordinati direttamente dal padre e le fonti di polizia oltre cinquemila, ma sono cifre per difetto considerato che solo nella regione di Medellìn, nella decina di anni del suo dominio dal 1983, tra assassini dei sicari e guerra per la droga furono oltre quarantaseimila. Il narcoterrorismo scatenato da Pablo Escobar con il suo cartello e le sanguinarie bande guidate da feroci fidi come Jairo Arias detto Pinina e Jairo Velásquez Vásquez noto come Popeye a capo dei sicari che seminarono il terrore contro i sostenitori dell’ estradizione dei boss e così chiamati Los Extraditables. Il Patròn di Medellìn continuava a dominare il suo impero della droga spietatamente con migliaia di omicidi, solo il suo fido Popeye personalmente uccise oltre trecento persone, così come l’ altro suo fedele sicario Muñoz Mosquera detto La Quica e dopo l’ assassinio del candidato alle presidenziali Carlos Galan nell’ agosto 1989, Escobar incaricò proprio La Quica ad organizzare l’ attentato al volo 203 della compagnia aerea Avianca il 27 novembre 1989 per uccidere l’ altro candidato alle elezioni presidenziali Cèsar Gaviria che non prese quell’aereo, ma nell’ esplosione rimasero centosette vittime. I narcotrafficanti cominciarono a temere la reazione al loro violento strapotere e gran parte se ne fuggirono a Panama dove il governo statunitense e la Cia sostenevano l’ anticomunista e fedele dittatore Noriega che da tempo lucrava dei loschi affari con i trafficanti colombiani. Escobar si rivolse ad alcuni capi guerriglieri del Movimiento 19 de Abril noto come M-19 per intercedere con esponenti del governo nicaraguense rivoluzionario Sandinista per rifugiarsi in Nicaragua e si trasferì con la sua famiglia portando il fido Gacha per stabilire una nuova base in quel paese. Il pilota malavitoso Barry Seal, che trafficava con il cartello di Medellìn trasportando carichi in Arkansas e Luisiana, dopo la sua cattura divenne informatore della Drug Enforcement Administration statunitense Dea e in Nicaragua rivelò il traffico di Escobar, per non esserne compromesso il governo sandinista espulse il boss e la sua cricca, che ben presto si vendicò facendo assassinare Seal in Luisiana. Tornato in Colombia riprese le criminali attività del cartello di Medellín nel 1985, poco dopo sembra che fu informato dal comandante guerrigliero Iván Ospina del piano per un attacco dimostrativo del suo movimento M-19 in una sede governativa a Bogotà e pare sia stata sollecitata la scelta dell’ assalto alla Corte Suprema nell’edificio del Palazzo di Giustizia ove erano conservati i documenti delle indagini sulle attività criminali di Pablo Escobar e il suo Cartello offrendosi di finanziare l’ impresa per distruggerli. L’ assalto a Palacio de Justicia doveva essere un’azione dimostrativa per processare pubblicamente il manc
ato accordo pacificatore e la politica del presidente conservatore Betancur, dalla strage seguita all’intervento dell’esercito ne venne una brutale repressione dei movimenti rivoluzionari colombiani accusati d’ essere finanziati dai narcotrafficanti. Nel frattempo Escobar scatenò i suoi sicari seminando il terrore con l’ assassinio di giornalisti, avvocati e magistrati che lo avevano coinvolto con le loro inchieste, in breve il trattato di estradizione dei trafficanti siglato con il governo statunitense fu revocato provocando l’ indignazione degli oppositori al narcotraffico e una campagna stampa dell’ El Espectador, la reazione giunse presto e i sicari ricominciarono la scia di sangue con l’ assassinio del suo direttore Isaza, seguita da quelli di altri ritenuti suoi nemici ed oppositori ad Escobar e il suo cartello.
La prigione dorata della Catedral
Lo stragismo di Escobar che sprofondò il paese in uno stato d’assedio non fu gradito dal cartello di Cali che lo considerava una minaccia ai suoi interessi e sembra che fu uno dei suoi boss Hélmer Herrera detto Pacho ad ordinare nel gennaio del 1988 l’attentato ad una delle residenze di Escobar nel palazzo Monaco di Medellìn ove si trovava la sua famiglia scatenando la guerra tra i due cartelli covata da tempo. Quello di Calì con Pacho Helmer Herrera Botrago organizzò appositamente la sua spietata milizia paramilitare Los Pepes contro Medellìn, informando anche i reparti dell’ esercito e polizia creato contro Escobar noti come Bloque de búsqueda per trovare i boss a lui fedeli in cambio dell’ appoggio delle squadre antiterrorismo americane Delta Force nelle loro attività paramilitari per sconfiggere il cartello di Medelìn favorendo l’ ascesa di Calì. Con il suo regno travolto nella guerra dei cartelli El Patròn nel 1991 annunciò la sua resa consegnandosi alla giustizia colombiana per sfuggire al trattato di estradizione negli Usa sequestrando nel frattempo diversi giornalisti e funzionari colombiani oltre Maruja Pachón e Beatriz Villamizar, moglie e sorella del politico Villamizar che aveva sollecitato la guerra ai narcos per costringerlo all’ accordo di non estradarlo, vicenda raccontata poi da Garcìa Màrquez nel romanzo del grande scrittore colombiano che ne ha svelato i retroscena della trattativa con il governo come Noticia de un secuestro . Per l’ accordo ad Escobar fu concessa la lussuosa prigionia privata in un grande edificio appositamente restaurato che venne chiamato La catedral ove doveva rimanere confinato per almeno cinque anni e da dove poteva continuare a dirigere le sue attività criminali, compreso l’ ordine ai suoi sicari di assassinare diversi suoi associati che considerava traditori dopo che erano andati a rendergli omaggio nella lussuosa residenza di confinio, la rivelazione della scandalosa prigionia indusse il governo a trasferirlo, ma opportunamente avvisato dai funzionari decise di evadere.
La fine di Pablo Escobar
Per la sua cattura intervennero anche reparti speciali statunitensi della Delta Force e Navy Seal, mentre gli acerrimi nemici del cartello di Calì con i sicari paramilitari Los Pepes si scatenarono contro affliati e parenti di Escobar uccidendone oltre trecento in collaborazione con gli agenti statunitensi e il Bloque colombiano che lo braccarono fino all’ inizio di dicembre 1993 quando fu trovato in un quartiere di Medellìn assieme alla fida guardia del corpo Jesús Agudelo detto El Limón. Cercando di fuggire per i tetti sparando furono uccisi e sembra che il colpo di grazia in testa ad Escobar fu dato dal comandante Hugo Aguilar della polizia colombiana. Dopo la morte di Escobar il cartello di Medellín e il suo impero si sgretolò diviso tra le varie organizzazioni criminali rivali a contendersi il lucroso mercato della cocaina , ben presto dominato con l’ ascesa dell’ altro potente e da sempre nemico cartello di Cali che ne prese l’ eredità nel narcotraffico mondiale. Fondato dai fratelli Orejuela Gilberto, chiamato lo scacchista o El Ajedrecistaper per la sua inflessibile precisione negli affari criminali, il minore Miguel noto come El Señor, il sanguinario José Santacruz Londoño detto El Chepe e l’ altrettanto spietato Francisco Hélmer Herrera Buitrago da tutti chimato Pacho, divenendo i nuovi padroni della droga fino a metà degli anni novanta, quando il cartello di Cali fu anch’ esso travolto con la cattura dei fratelli Orejuela, mentre Londoño e Buitrago vennero uccisi nel tramonto del grande narcotraffico in Colombia che ebbe a lungo come indiscusso Patròn Pablo Escobar.