In Oman, il Dhofar è l’unica parte della penisola araba toccata dal monsone stagionale Khareef che benefica con le sue piogge le montagne coprendole di vegetazione e rende le pianure costiere rigogliose e fertili tra giugno e settembre. Lungo gli oltre quattrocento chilometri di costa si susseguono le piane di Al-Garbib, con la capitale Salalah, Taqah, Saddh, Dalkut, Shlim e Rakhyut, protette dalle montagne che si stendono imponenti e selvagge dalla regione di Hasik all’Hadhramaut yemenita tra la costa e l’immenso deserto Rub ‘Al Khali.
Sulla Via dell’ Incenso
Il Dhofar è associato fin dall’antichità all’incenso, le cui piante crescono solo nella regione dell’Arabia meridionale tra Oman e Yemen sull’altipiano desertico lungo la zona monsonica, qui molto diffuse tra Wadi Adonib vicino Raysut e sui contrafforti settentrionali del Jabal Qara, dove è reputato il più fine del mondo. E’ ricavato dalla resina degli alberi scheletrici chiamati Al Mughara o Altais a secondo della loro produttività, dopo la raccolta tra marzo e maggio la resina viene conservata durante il monsone estivo ed inviata ai mercati in settembre, divisa per qualità nei tipi Hujari, Najdi, Shasry e Sha’abi, l’ incenso bianco e blu Hujari è il più prezioso e viene prodotto da sempre solo nel Dhofar.
I centri dell’ incenso sono la regione di Hanon a nord del Jebel Qara e l’ oasi di di Anhar nella zona desertica del Thumrait, anticamente da qui i carichi venivano trasportati nel porto di Sumhram, del quale rimangono le rovine di Khour Rori, più tardi imbarcati a Al-balid e Al-Mansoura sulle veloci imbarcazioni dhown per le rotte nell’Oceano Indiano verso l’Africa ad ovest e l’India ad est sulla Via delle Spezie. Il resto veniva affidato alle carovane sulle piste arabiche tra le oasi del deserto Rub ‘Al Khali verso i mercati della Siria e l’Egitto sulla leggendaria Via dell’Incenso.
Arabia Felix: leggendaria regione tra Yemen e Dhofar
Assieme allo Yemen, il Dhofar, costituiva la leggendaria Arabia Felix, la fertile e ricca regione meridionale arabica dall’antichissima civiltà, il regno yemenita Himyarita vi fiorì per millecinquecento anni con il traffico dell’ incenso fino al II secolo d.C., poi il commercio decadde e la popolazione Azd migrò a nord con Malik bin-Fahm, generando molte tribù della penisola.
Nel 563 il regno Himyarita si disgregò, poi giunse l’ Islam, la città di Dhofar fu distrutta da Ahmed bin Mohammad Al-Habudi che la ricostruì a Mansurah come Al-Balid, di cui rimangono le rovine a Salalah. Nel XVI secolo il regno fu attaccato dai portoghesi, sconfitti poi nel 1650 da Bani U’ arub che fondò il regno di Bau Saidis, fiorente sotto l’ Imam Ahmed bin Said tra il 1741 e il 1775, poi decadde e l’Oman si chiuse al mondo fino al 1970 quando il Sultano Qaboos lo fece uscire gradualmente dall’isolamento.
Salalah: “Città Splendente” e capitale del Dhofar
La capitale del Dhofar Salalah significa “Città Splendente”, distesa tra i palmeti lungo le spiagge affacciate sull’Oceano Indiano come un miraggio tropicale all’estremità del deserto. Lo stile degli edifici si richiama sempre alla tradizione in un’affascinante atmosfera impreziosita da giardini e ampie strade dalle quali si accede ai vicoli dei suq nella città vecchia con le sue botteghe, poco distante i moderni centri commerciali e il cimitero islamico con migliaia di lapidi che circondano una delle più antiche moschee della regione.
Sul lungomare eleganti uffici governativi e residenze di notabili si susseguono ai lati del Palazzo del Sultano Al-Hisn, poi il litorale abbandona la città e si stende per chilometri a nord e sud con i suoi villaggi di pescatori, gli antichi centri, immense spiagge deserte alternate alla costa rocciosa che nasconde stupende insenature sull’Oceano Indiano.
Tra le suggestive montagne dell’interno vivono le tribù Jebali, il “Popolo della Montagna” che dominò per secoli questa zona organizzando le carovane verso l’Arabia settentrionale attraverso il deserto Rub ‘Al Khali, da sempre in contatto con le tribù dei beduini che ancora si accampano nel loro biblico transumare tra il deserto e i pascoli stagionali. Da qui si aprono panorami magnifici come miraggi che spaziano sulla sconfinata pianura costiera fino alle spiagge bianchissime sull’oceano, dalla parte opposta appaiono vallate e gole percorse dai fiumi stagionali che splendono di verde dopo il monsone.
La strada principale arrampica sui monti per il sepolcro di Al-Nabi Ayoub, dove la tradizione vuole sia sepolto il profeta Giobbe cantato nell’Antico Testamento come il più paziente degli uomini e i pellegrini vanno a rendere omaggio al Profeta, come gli altri inviato da Allah molto tempo prima di Mohammad che portò l’Islam nel mondo.
Rub ‘Al Khali: tra oasi e misteri sepolti
Oltre i monti si stende l’immenso Rub ‘Al Khali e il paesaggio muta nella suggestione del deserto, dove solo i beduini riescono a sopravvivere muovendosi tra le oasi su piste millenarie, l’antica Thumrayt sorse vicino all’oasi di Hanon per accoglierne le carovane, ma prima ancora tribù neolitiche vi si erano stabilite fondando la misteriosa Shasar ancora sepolta nella sabbia.
La leggendaria Città Perduta
Lo Shuttle Challanger dall’alto individuò un’area sepolta e gli archeologi sondarono la zona, nota ai beduini come il “Quartiere Vuoto”, scoprendo le rovine di una civiltà del III millennio a.C., la città di Ubar “..dalle ricche corti reali, lussureggianti palmeti e bei cammelli e cavalli…” cantata nell’antico poema delle “Notti Arabe”, la leggendaria “Città Perduta” fu ritrovata e gli scavi continuano in una delle scoperte archeologiche del secolo.
Dhofar: territorio e itinerari
La strada che collega il Dhofar allo Yemen si arrampica vertiginosamente dalla costa tra panorami sempre più suggestivi fino all’altipiano dove incrociavano le grandi carovane, quando nell’Arabia Felix non c’erano confini, come quello che si annuncia con gli avamposti militari tra l’Oman e lo Yemen chiuso da decenni, oltre il quale continuare per il viaggio più suggestivo in quest’angolo di mondo.
Poche zone nell’antichità hanno visto un fervore commerciale come il Dhofar, qui le rotte carovaniere dell’incenso si incontravano con quelle marittime sulla “Via delle Spezie” e i porti costieri erano animati da mercanti arrivati da ogni parte del mondo conosciuto. Viaggiare con la fantasia ed immaginare per un attimo quei centri animati da mercanti provenienti dai paesi più lontani, dalla Persia, l’India, le sponde del Mediterraneo, probabilmente la Malesia e la Cina, tutti accomunati dal commercio che, assieme alle merci scambiava idee, modelli culturali e civiltà.
Mare, coste e antichi porti
Lungo la splendida costa, a una trentina di chilometri da Salalah, si incontra l’antica città di Taqah, un tempo protetta dal forte che si erge al centro, poco distante le rovine dell’antico porto di Sumhuram, dove la “Via dell’Incenso” incrociava la “Via delle Spezie” che costituirono le importanti rotte dell’antichità protagoniste della storia per oltre un millennio. Più oltre rimangono i resti di Khorrouri che accoglieva il palazzo della Regina di Saba su una splendida laguna che accoglie uccelli migratori e fenicotteri.
Da Taqah la via prosegue per altri quaranta chilometri di costa fino a a Marbat, la “Città dei Cavalli” che si stende su un’ ampia baia guardata da una vecchia fortezza che difende la città islamica con l’immancabile suq e le case più antiche decorate con fregi di imbarcazioni che ricordano le imprese dei navigatori.
I villaggi di pescatori e i piccoli centri si susseguono solitari sulla magnifica costa, ognuno con il suo fascino, Sadh che sta adagiata su una splendida baia dalla sabbia bianca con le antiche case e i secolari ritmi di vita, Hadbin con il porticciolo che accoglie quotidianamente i dhown stracolmi di pesce e fu altro centro sull’antica carovaniera incastonato tra i suggestivi massicci del Jebel Noos e il Jebel Jasham, Hasik immerso tra orti e giadini rigogliosi che affacciano sull’Oceano dove al largo emergono come perle le isole coralline Halaaniyaat.
La costa si allunga per centinaia di chilometri di baie e splendide spiagge bordate di palme alternate a rocce che racchiudono come scrigni piccole insenature nascoste e solitarie affacciate sugli splendidi riflessi di cobalto e turchese dell’Oceano Indiano fino all’estremità della Penisola Araba e solo qui può terminare un affascinante viaggio a ritroso nel tempo in questo Paese ancora tutto da scoprire, qui dove il dominio della natura è completo e incontrastato e la sagoma antica di qualche dhown incrocia lo sguardo che si perde al tramonto sull’oceano.
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Estratto da Paolo Del Papa:
“Deserto Arabia” GV,Rusconi, Milano 1986
“Archeologia Arabia”, Seminario Archeo, Firenze, 1986
“Arabia”, Ed.Americas, Miami, 1987
“La Via dell’ Incenso ”, L’ Universo,Firenze, 1988
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“Rutas de Arabia” Ed. Televisa sa Mexico, 1999
““Rutas de Arabia”, Geomundo,Mexico, 1999
“Caravanas de Arabia”, Ed.America, Mexico, 1999
“Los Beduines de Arabia”, Ed.Televisa, Mexico,1999