I figli della savana
Queste note costituiscono la ridottissima sintesi degli studi e pubblicazioni realizzati nel corso di alcune spedizioni tra l’ Etiopia meridionale, il Kenya e la regione dei Grandi Laghi.
Tra storia e mito
La vasta regione geografica africana detta regione Somalo-Tanzaniana, si stende da nord a sud dall’ estremità meridionale dell’ Etiopia all’ intera Tanzania e da ovest ad est dalla regione dei Grandi Laghi all’Oceano Indiano, caratterizzata da un insieme di altipiani dai quali emergono giganteschi massicci di origine vulcanica come il Kilimanjaro, Kenya, Meru, Mawensi, percorsa interamente dalla Great Rift Valley, la grande spaccatura geologica che corre per oltre 6500 km dalla Palestina al Mozambico, costellata dai grandi laghi, tra i quali il Vittoria Nyanza é il più importante.L’alternarsi di alte vette, altipiani, laghi e ampie vallate con savane o boscaglie, ha prodotto particolari forme di insediamenti umani individuabili in gruppi di ceppo bantù nelle zone più prossime ai massicci montuosi e in quelle collinari tra Kenya e Tanzania, più favorevoli ad una certa economia agricola, in gruppi Camito-Nilotici nelle pianure e sugli altipiani, con un economia basata esclusivamente sull’allevamento.I gruppi negroidi bantù in Kenya e Tanzania hanno subito l’influenza di quelli camito-nilotici, pur conservando caratteristiche generali proprie; in essi si fanno reintrare i Kikuvu, Kamba, Meru, Luo, Kisii, Nzijikenda, Kipsigi, Pokot ed altri minori.I gruppi Camito-Nilotici comprendono diverse poplazioni di allevatori nomadi, seminomadi o divenuti sedentari, tra le quali le più importanti sono i Suk,Turkana, Masai, Nandi e una gran varietà di sottogruppi distribuiti tra l’ Etiopia meridionale e il Kenya.Sebbene la varietà antropica e linguistica di tutte queste popolazioni sia notevole, sono individuabili essenziali e determinanti elementi comuni che inducono a considerarli come appartenenti ad un unico grande orizzonte culturale, il primo e fondamentale é rappresentato indubbiamente da quello che é stato definito «complesso del bestiame», un particolare atteggiamento nel rapporto con le mandrie che porta le popolazioni di allevatori a disprezzare quelle sedentarie ed agricole e tale rapporto con il bestiame tenuto dagli allevatori orientali assume forme di vera e propria morbosità affettiva.Il territorio compreso tra i monti Kenya e Kilimanjaro, caratterizzato da. ottimi pascoli e da un habitat naturale nel quale si concentra un abbondante selvaggina, rappresentò il motivo principale delle successive migrazioni delle tribù di pastori-guerrieri di ceppo Camito-Nilotico provenienti dal nord. Antropologicamente questo gruppo si caratterizzò in passato da una fusione di caratteri etiopico-camiti e nilotici e ben presto si impose come gruppo culturale, oltre che fisico, diffondendosi in una vasta area tra Etiopia, Kenya e Tanzania, pastori-guerrieri, constantemente alla ricerca di buoni pascoli ove insediarsi si imposero con la forza delle armi alle popolazioni originarie, incuneandosi in una vasta regione abitata da gruppi Bantù, contro i quali si sono scontrati a lungo, ma con i quali hanno profondi scambi culturali.Indubbiamente quello Masai é il gruppo di gran lunga più rappresentativo dei Camito-Nilotici, avendo conservato intatti tutti i caratteri fisici e culturali dell’antico gruppo, originario presenta come un incontro tra i caratteri della famiglia linguistica nilotica e quella camitica Galla-somala.I gruppi Nilo camitici, attraverso gli altipiani etiopici, penetrarono prima nell’area sudanese-ugandese e si organizzarono in un’insieme di tribù ben coordinate tra loro imponendosi a tutte le altre popolazioni, differentemente da altri gruppi immigrati che, invece, si frazionarono in una miriade di tribù indipendenti e quindi facilmente assimilabili.Il grande gruppo che si spinse più a sud sotto la pressione dei Galla e Bari, organizzati in potenti complessi tribali, furono i Masai che raggiunsero l’ attuale area, ma non ripeterono l’esperienza di sedentarietà completa avuta precedentemente e si organizzarono in seminomadismo funzionale alla ricerca e allo sfruttamento ciclico di pascoli, nonché alla razzia, pratica nella quale i Masai divennero ben noti a tutte le altre tribù della regione.Nella seconda metà del XIX secolo la potente organizzazione dei pastori-guerrieri Masai dominava una vastissima area che andava dal Kenya settentrionale alla Tanzania e addirittura giunsero a minacciare le colonie commerciali europee.La grande area dominata dai Masai fino alla fine del secolo scorso si restrinse notevolmente in seguito alla colonizzazione europea e all’ espansione agricola dei tradizionali nemici Kikuyu su gran parte delle aree di pascolo, fino ad acquistare le dimensioni attuali, tuttavia ciò non li condizionò culturalmente e continuarono la loro vita di pastori-guerrieri seminomadi rifiutando qualsiasi mescolanza etnica e culturale.Solo alcune tribù furono costrette alla sedentarietà e all’agricoltura, attività disprezzata dalle altre, in seguito ad epidemie e sconfitte belliche, come gli Oikop del Lago Natron e i Njemps del Baringo che hanno conservato però tutti gli altri aspetti di cultura Masai tradizionale, mentre i Taveta sono stati quasi interamente assimilati dai vicini gruppi bantù.
La mitologia dei gruppi nilo-camiti sembra avere oringine comune e le differenze spesso sono limitate solo dai nomi dati alle divinità e antenati mitici, quella Masai fa risalire a Maasinda, mitico figlio del dio Noiterokop, , l’antenato che originò la stirpe, egli ebbe sei figli, ognuno dei quali fondò un clan e gli dettò le leggi.Uno dei principali eroi leggendari della ricca mitologia di tutti i grandi gruppi nilo-camiti é Menelik, figlio della regina di Saba e Salomone, palese riferimento alle antiche origine camite di questo popolo, che guidò la grande migrazione e conquista del territorio meridionale, poi salì sul Kilimanjaro e scomparve nel cratere Kibo portando con se tutte le ricchezze conquistate. Da quel momento il Kilimanjaro fu sacro ed ogni ricchezza, oltre il bestiame, andò perduta; solo quando sulla terra ricoparirà un discendente dell’ eroe mitico tutti i tesori torneranno ai discendenti di Menelik, compreso il sacro scettro del re Salomone, e sara ripristinato il dominio su tutto l’antico territorio. Il bestiame rappresenta l’unico bene di tutte le popolazioni di allevatori nilo-camite, per le quali non é solo l’unico riferimento economico, ma é anche lo strumento della tradizione, l’elemento cioé attraverso il quale tutta la cultura e la saggezza degli antenati rimane viva, perché essa si basa sul modo di trattare, scambiare, curare, organizzare il bestiame e tutta la vita di un masai ruota attorno a questa idea essenziale.La religione é basata sul culto del dio-creatore, che i Masai chiamano Ngai, letteralmente «pioggia» nella loro lingua, perchè come la pioggia può abbandonare temporaneamente la sua residenza in cielo per aiutare i suoi figli sulla terra. Egli é sceso più volte sulla terra per intervenire sulle cose del mondo, una delle sue prime venute fu in una remota età mitica dominata dal disordine: condusse con se il suo bestiame e ne fece dono ai Masai che diventarono allevatori, mentre l’altro popolo che abitava il mondo, i Dorobo diventarono cacciatori. Per tale mito la razzia non solo non é delitto, ma é obbligo, dato che non fa che riappropriarsi del bestiame che Ngai aveva dato solo a loro e a nessun altra razza.La religiosità, più che alla ritualità vera e propria, si accompagna alla magia gestita dagli stregoni che, pertanto, possiedono grande prestigio e autorità.Molti elementi naturali, come serpenti, animali vari, alberi, erba, sono cosiderati sacri perché veicoli con i quali si può comunicare con la divinità, così come alcune semplici azioni, come sputare che é anche un segno di rispetto e saluto.L’alto rango assegnato agli stregoni é confermato anche dal fatto che solo essi, assieme ai capi tribù, hanno il diritto di essere sepolti, mentre tutti gli altr defunti vengono abbandonati nella boscaglia, com’é d’uso per gran parte delle popolazioni dell’Africa Orientale. L’organizzazione sociale è fondata sulla famiglia patriarcale, la struttura clanica é presente come elemento aggregante della parentela e dei vincoli di sangue, tuttavia il clan non é esogamo e tantomeno totemico.
La società tradizionale
Mentre i gruppi nilo-camiti dell’ Etiopia meridionale sono piuttosto frazionati e divisi in varie tribù, quello dei Masai conserva l’ antica organizzazione in grandi confederazioni, attualmente sono quelle Loitai, Kaputie, Kinopop e la grande dei Samburu, quest’ultima un tempo assai potente dominava dal lago Turkana all’ area di Nairobi, mentre attualmente é limitata alla zona più settentrionale dell’antica zona d’influenza. Le tribù di pescatori el molo del Turkana sono imparenta con questa confederazione, mentre le confederazioni quelle più settentrionali aikipiak e il wuasin-kishu. sono completamente estinte.Il villaggio ha la tipica struttura a kraal, un accampamento recintato da arbusti e piante spinose entro cui vengono rinchiusi anche gli animali per la notte, l’abitazione é fatta con un’intelaiatura rivestita di pelli e fango, spesso esternamente ricoperta di sterco di bovini, che assomiglia ad un tunnel.Nell’ambito del villaggio le attività sono quasi esclusivamente quelle relative alla vita quotidiana,e, ovviamente, al bestiame, pochissime quelle di artigianato che é limitato alla fabbricazione di cesti ed elementari suppellettili; presente anche una attività metallurgica, soprattutto per la fabbricazione di armi, ad opera del il-kunono, i fabbri, che sono inseriti in una casta disprezzatissima da tutti, i moran hanno perfino repulsione nel toccarli.
Tutto il resto viene acquistato da popolazioni vicine, le armi consistono soprattutto in lance lunghe e zagaglie, la clava, l’arco ed una spada tipica tra le popolazioni nilotiche.Lo scudo riveste un importanza particolare perché, a seconda del disegno geometrico dipintovi e dei colori indica il rango del guerriero, ha una struttura di legno rivestita di pelli, altri contrassegni dei guerrieri sono copricapi di piume di struzzo e pelli di leone, grossi orecchini di metallo che deformano il lobo, larghi bracciali di avorio.L’abbigliamento é generalmente limitato a pelli attorno ai fianchi per le donne e sulle spalle per gli uomini, le persone di rango usano anche mantelli d: piume e di pelle di scimmia decorate variamente.Molta importanza é assegnata alla decorazione del corpo, le donne amano ornarsi con file di spirali di metallo attorno al collo e alle caviglie, uomini e donne hanno molta cura di decorarsi intervenendo direttamente sul corpo: avulsione degli incisivi, depilazione totale, solo i guerrieri hanno diritto a tenere i capelli lunghi che impastano con grasso ed ocra rossa, tutti si ungono sempre di grasso sull’intera persona e si dipingono di bianco e rosso.
Il moran non può sposarsi e fino a poco tempo fa, non poteva vivere nel villaggio, ma doveva essere nutrito e accudito in tutto, ai guerrieri dovevano essere concesse fanciulle in età prepuberale per le loro necessità sessuali che poi venivano riconsegnate ai parenti per far loro excidere il clitoride e dare in moglie a uomini del villaggio, una volta raggiunta la pubertà.Questo particolare aspetto della precocissima sessualità femminile tra molti gruppi nilo-camiti é ancora ampiamente presente e, generalmente, l’attività sessuale per una fanciulla inizia sempre tra gli otto e i dieci anni. Attualmente, eccettuato nella confederazione samburu he destinai moran campi appositi, questi vivono nel villaggio vero e proprio, pur conservando ancora i tradizionali previlegi e regole.
© Paolo Del Papa da:
“I gruppi Nilo-Camiti”, capitolo Masai,Turkana.IGM, Firenze, 1983
“Introduzione all’ etnografia del Kenya” Universo, Firenze,1984
“Un explorador italiano en kenia” Geomundo, Mexico,1992
“Expedicion Nilo” Capit. IV .Edit.Televisa, Mexico, 1996