L’ Arizona ad ovest si stende lungo il limitrofo Nevada scendendo sul confine occidentale con la California dove a sud est si trova il vasto deserto di Mojave, mentre per gran parte del territorio meridionale continua nell’altro grande deserto di Sonora in una desolata regione estesa oltre il lungo confine con il Messico e nota al vasto impero che vi era fiorito fondato dagli Aztechi c he nella loro lingua nahuatl lo chiamavano Arizuma o filone d’argento, mentre quando nel XVI secolo vi giunsero i conquistadores spagnoli la definirono Àrida zona. A nord dai confini settentrionali con lo Utah e dallo stato omonimo scende il corso del fiume Colorado chiamato dai nativi ‘Aha Kwahwat che nei millenni ha scavato profonde gole e maestosi canyon unici al mondo in un grandioso paesaggio dalle magnifiche rocce policrome. Nel territorio del sud ovest fiorì la cultura del popolo Anasazi agricoltori sedentari che furono tra i primi ad edificare villaggi con abitazioni sotterranee a pozzo e dal X secolo raffinarono la ceramica dipinta, antenati dei Pueblo, come furono chiamati dagli spagnoli i nativi per i loro villaggi che si trovano nel territorio tra Nuovo Messico e Arizona. La loro cultura fiorì tra la metà dell’ XI secolo fino al XIV fino a quando gli abitanti dei villaggi nelle rocce dei canyon abbandonarono i loro centri lasciandole grandi case Kiva come nelle lunghe caverne di Mesa_Verde in Colorado e nella scogliera che affaccia sul canyon nel sito di Chaco in New Mexico. Contemporanea ne era la simile cultura del Popolo della Montagna detta Mogollon che fiorì nello stesso territorio dal IV al XIV secolo, dalla valle del fiume Colorado e gli altopiani che si stendono verso ovest l’altra cultura di agricoltori sedentari antenati dei Patayan, simile a quella nell’ Arizona centro orientale del popolo degli Hohokam che nel loro ultimo periodo vennero affiancati dai Sobaipuri. Di entrambe le tradizioni che raccontano essere gli antenati delle popolazioni Akimel O’odham o Popolo del fiume dell’ Arizona centro meridionale conosciuti come Pima, di medesima stirpe della Gente del deserto di Sonora, in gran parte con tradizioni e ritualità comuni come l’ uso esoterico dell’ allucinogeno catcuts del peyote per comunicare con gli spiriti. Nell’ Arizona settentrionale si trovava il popolo del sole degli Yavapai divisi nelle grandi tibù dei Yavbe’ nord occidentali, i Wi-pukba nordorientali e della Green River Valley, gli occidentali Ɖo-lkabaya e il più meridionale popolo del deserto o Mađqwadabaya. Concentrati nel territorio del Grand_Canyon e gli altipiani limitrofi, di simile stirpe Yavapai è quello che è stato chiamato il popolo del canyon Havasupai che nella loro lingua si definivano anche gente delle acque verdi blu o Havasu baaja , dei sopravvissuti circa cinquecento vivono verso la parte bassa del Gran Canyon nella riserva Supai che loro chiamano Havasuuw, di stessa origine e cultura del Popolo degli alti alberi noti come Hualapai lungo il fiume Colorado e il lato meridionale del Gran Canyon che furono confinati nell’ omonima riserva di Hualapai. Dopo aver travolto e conquistato l’ impero Mexica degli Aztechi in Messico, edificando i loro centri e città nella colonia della Nuova Spagna, nel XV secolo gli spagnoli avanzarono oltre i confini settentrionali e quando i conquistadores giunsero in quei territori trovarono le grandi comunità indigene raccolte in villaggi che chiamarono Pueblo, così come tutte le diverse tribù del sud ovest. Di origini simili le tribù Moki o Moqui noti anche come Hopi che per secoli hanno anch’essi popolato la regione per essere poi confinati nell’ Arizona nord orientale nell’ omonima riserva Hopi dove si stende il territorio nel sud est rimasto alla grande nazione dei Navajo, mentre nella stessa regione da quelle più settentrionali verso il XV secolo giunsero i fieri e bellicosi Apache o nemici, come erano chiamati dalle altre popolazioni.
Nelle tradizioni rimangono discendenti del mitico Pueblo ancestral degli Anaasàzi così chiamati nella loro lingua dal grande popolo Dineh come si definiscono i Navajo che dominarono bene presto parte di quel territorio e chiamati dalle altre popolazioni gli alienati o nemici Dinè Ana’ì , con una grande coesione tribale dalla società tradizionale diversa dagli altri nativi e matrilineare che fece del popolo dei Navajo una vera nazione.Quando dal dal XVII secolo degli spagnoli prima e dai messicani poi fino ai coloni e militari statunitensi. il mondo dei Navajo fu minacciato si opposero fieramente in vari conflitti all’ invasione dei loro territori,negli anni sessanta del XIX secolo il governo intervenne con l’ esercito contro spingendoli nel ristretto territorio della riserva di Bosque Redondo nel New Mexico costringendo oltre ottomila Navajo a percorrere settecento chilometri a piedi con indicibili sofferenze in quella che è ricordata la lunga e tragica marcia Navajo. Per convincere il resto della popolazione fu inviato a trattare invano il colonnello Christopher Carson noto come Kit Carson, decidendo poi l’ intervento militare e per un anno dal 1863 si scatenarono le sanguinose guerre Navajo. Nonostante la fiera resistenza guidata dal capo Hástlin Dághá chiamato Barboncito,anche questo popolo venne sconfitto e relegato in quella che i Navajo chiamarono la terra Naabeehó Bináhásdzo nella vasta riserva della Navajo Nation tra l’ Utah sud orientale, New Mexico occidentale e l’ Arizona nord orientale con al centro la Monument_Valley.
Esploratori e coloni
Il primo europeo ad avventurarsi nei territori tra Arizona e Nuovo Messico fu il missionario francescano ed esploratore Marco da Nizza nel 1539, per incarico del primo viceré della colonia spagnola messicana Antonio de Mendoza, esaltandone le favolose ricchezze in un resoconto, convinse Mendoza a cercarle con un’ altra spedizione assieme all’ esploratore di origine berbera Mustapha Zemmouri chimato Estebanico avventurandosi nei territori popolati degli indigeni di antica stirpe pueblo degli Zuñi e dei Moqui come si definisce il vicino popolo degli Hopi. Questi ed altri avventurieri spagnoli dai nativi appresero un’ antica leggenda sulle favolose e mitiche Sette città d’ oro di Cibola che dovevano trovarsi da qualche parte in quei desolati territori desertici e nel 1540 fu inviata una spedizione guidata da Vàzquez_Coronado attraversando il deserto di Sonora per proseguire nella regione personalmente o da altre spedizioni che distaccava. Melchor Dìaz fu il primo europeo a raggiungere il fiume Colorado che chiamò rio Tizon e ne esplorò i profondi canyons della valle Imperial prima di proseguire ad ovest nel golfo di California, mentre García López de Cárdenas si inoltrò negli ignoti territori settentrionali dell’ Arizona e seguendo il fiume Colorado Càrdenas fu il primo europeo ad ammirare la l meraviglia della profonda gola dalle rocce splendenti d’ ocra del Grand Canyon. Come per le altre regioni meridionali vicine, la storia dell’Arizona ha seguito in parte quella della California con l’arrivo di coloni, missionari e il sorgere di centri divenute poi città , mentre nasceva il Camino Real che collegava le misiones californiane nel XVIII secolo, il gesuita missionario ed esploratore italiano Eusebio Francesco Chini geografo e cartografo, alla fine del XVIII secolo fondò le prime missioni spagnole nel deserto di Sonora che poi si diffusero tra il Messico settentrionale e l’ Arizona dove il territorio rimaneva spopolato anche quando il Messico si rese indipendente mantenendo il dominio nella regione fino al 1848 quando venne ammessa agli Stati Unito dopo la vittoria nella guerra messicana. In seguito fu unita al limitrofo New Mexico dal 1863 per quasi cinquant’ anni fino al 1912 come Arizona Territory in una regione dove a lungo si alimentò gran parte dell’ epopea di quel Far West che vi ha celebrato il suo mito, mentre qui come altrove dei nativi che lo popolavano da secoli ne ha consumato lo spaventoso genocidio . Anche in questo territorio si scatenarono i conflitti contro di loro, le lunghe guerre Navajo terminarono con la sconfitta di quel popolo nel 1863 per essere confinati nelle riserve, mentre i fieri ed indomiti Apache continuarono a resistere per oltre un ventennio, ridotti ad un manipolo di guerriglieri contro il potente esercito statunitense furono costretti alla resa nel 1886.
L’indomita resistenza Apache
Parte dei territori statunitensi del sud ovest tra l’ Arizona e il New Mexico erano dominio dei fieri e bellicosi Apache divisi in diverse comunità tribali e bande di guerrieri come i Mescaleros con le tribù Sehende e Iyutahende nel territorio che arrivava al Rio Grande, limitrofo a quello dei Mimbreños di medesima stirpe e la più grande tribù dei Tsokanende chiamati poi Chiricahua. Dal Colorado e Oklahoma all’ inizio del XVIII i Jicarilla secolo furono cacciati dalle loro terre dai guerrieri delle praterie Comanche migrando a sud, dopo l’ annessione statunitense opposero resistenza finendo sconfitti e confinati in una riserva nel 1880. Gli Apache occidentali Dilzhe’e furono chiamati dagli spagnoli Tonto, noti anche come Broncos che seguirono la storia delle altre tribù in conflitto fino ad essere confinati nell’ omonima riserva Tonto i. Di simile stirpe erano anche i Tsékʼáádn ribattezzati San Carlos che, assieme a comunità di Chiricahua e Yavapai, furono confinati rinchiusi nella riserva che ne prese il nome di San Carlos in Arizona sud orientale. Parte delle altre tribù Apache occidentali, riunite in bande che si definivano Ndee, furono scacciati dopo una lunga resistenza confinandoli nel 1871 nella riserva di White Mountain poi divisa con quella di Fort Apache nel 1897 e dove se ne trovano i discendenti. Molte delle vicende delle lunghe Guerre apache ebbero come teatro i territori dell’ Arizona, l’ iconografia western ce le ha consegnate come pochi e indomiti pionieri e coraggiosi cavalleggeri che combattevano contro orde di spietati selvaggi urlanti, ma la ben diversa storia è racconta di qualche pugno di guerrieri che per decenni hanno difeso la loro gente resisti tendo a grandi e potenti armate mandate a sterminarli. Tra le tante il capo dei Chiricahua K’uu-ch’ish o chiamato dai bianchi Cochise, quando nel 1861 s’ era ormai pacificamente ritirato dai conflitti fu accusato di aver rubato bestiame e rapito i figli di un proprietario terriero e fu subito inviato un contingente militare nel territorio dei Chiricahua per catturarlo. Inconsapevole della falsa accusa il capo si recò ad un incontro assieme al fratello, due suoi nipoti e una donna con due bambini che vennero arrestati mentre lui riuscì a fuggire. Per liberare i suoi cari Cochise attaccò alcune carovane per utilizzarne i prigionieri come scambio che fu rifiutato dai militari statunitensi dando inizio ad una una serie di scontri, all’ inizio della Guerra di Seccesione il battaglione militare si ritirò e la loro posto furono inviati due contingenti di volontari con uno guidato dal colonnello Carleton incaricato di porre fine alla guerriglia dei Chiricahua di Cochise che nel frattempo si erano uniti all’ altra fiera tribù dei Mimbreños guidata dall’ altro grande capo Apache Dasoda-hae suocero di Cochise e noto come Mangas Coloradas che con cinquecento guerrieri in gran parte armati di arco e frecce affrontarono i ben più numerosi avversari nella battaglia di Apache Pass ove riuscirono a respingerli valorosamente per poi cedere all’ assalto delle truppe soverchianti e ben armate. Mangas Coloradas rimase ferito e alcuni mesi dopo invitato a parlamentare con l’ inganno fu catturato, torturato, ucciso e decapitato su ordine del generale Joseph West per poi venderne il cranio ad un sedicente studioso lombrosiano che da esso ne deduceva il carattere criminale in un’ altra delle tante infamie contro i nativi. Intanto il genero K’uu-chish, che era ormai noto ai coloni e militari statunitensi come il temuto capo Cochise
, riunì tutte le bande dei guerrieri Tsokanende scatenando la guerriglia in tutto il territorio dell’ Arizona dalla roccaforte tra i monti Dragoon assieme ai fratelli Chihuahua e Ulzana . Con solo trecento guerrieri per una decina di anni fino al 1872 il valoroso Cochise continuò ad opporsi fieramente al poderoso esercito statunitense senza essere stato sconfitto fino a trattare la resa con il generale Howard, ottenendo una riserva nel suo territorio nei pressi di Apache Pass ove morì due anni dopo. Continuava ad echeggiare l’ eco delle sue gesta, come del capo Baishan chiamato Cucillo Negro, le imprese dei guerrieri Tchihende guidati dal capo Delgadito e dei Mescalero con la banda dei Sierra Blanca condotte da Santana, mentre tra i monti e i deserti dell’ antico territorio tribale proseguiva la logorante guerriglia di Ulzana deciso a non piegarsi come l’ altro capo Bakeitzoige detto Dutchy e gli scontri con vari raid in quella desolata regione del temuto ed irriducibile Chato che riuscivano a fronteggiare le campagne militari guidate dal generale George Crook con un poderoso esercito.
Nel 1882 una sessantina di Apache della banda Withe Mountain guidati da Na-tio-tish attaccarono un reparto di polizia del villaggio sorto vicino la riserva San Carlos che i nativi chiamavano Sengaah ove dal 1872 erano confinati comunità di Chiricahua e Yavapai. Per contenere la guerriglia nel territorio attraversato dal rio Tonto venne inviato un poderoso contingente con ben quattordici compagnie di cavalleria in quella che fu chiamata la campagna di Tonto Basin . Una si separò dalle altre riuscendo a seguire gli Apache ribelli guidata dal capitano Chaffee e guerrieri di Na-tio-tish l’ attese per un’ imboscata, scoperto il tranello la compagnia di Chaffee ne fece giungere altre quattro comandate dal maggiore Andrew W. Evans e l’ indomani i pochi guerrieri si scontrarono con le cinque compagnie di cavalleria ben armate nella battaglia di Big Dry Wash, combattendo valorosamente per l’ intera giornata i guerrieri sopravvissuti nella notte riuscirono a sfuggire. Nella falsa storiografia del west venne ricordata come una grande vittoria dei prodi cavalleggeri con onori e decorazioni varie, mentre al contrario un pugno di guerrieri poco armati tenne testa a ben cinque squadroni di cavalleria. Tra tutti protagonista assoluto della resistenza di questo popolo e le lunghe guerre Apache fu il leggendario condottiero dei Bedonkohe e Chiricahua onorato come capo Goyaalè, implacabile nemico dei messicani dal 1851 quando sterminarono l’ inerme gente del villaggio Kasyeh con la sua famiglia, divenendo celebre come l’ irriducibile Geronimo. Dopo aver combattuto per oltre venticinque anni fronteggiando valorosamente l’esercito statunitense con un pugno di guerrieri in un estenuante guerriglia, nel Canyon di Skeleton in Arizona meridionale sul confine messicano si ritrovò con una trentina di guerrieri, tredici donne e diversi bambini. Dall’ aprile 1886 per quasi cinque mesi riuscì a resistere all’armata statunitense del generale Miles per poi arrendersi al tenente Charles B. Gatewood nel settembre 1886, lasciando la leggenda di Geronimo che rimane viva tra gli Apaches e tutti i nativi della regione, mentre anche in questa Arizona gli invasori delle antiche terre dei nativi scrivevano la loro storia di avventurieri, banditi e pistoleri nel mitizzato Far west.
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