Tra il Mediterraneo e il Sahara attraverso un territorio travolto dagli eventi
“..O Greci a voi conviene stanziarvi qui, perché qui il cielo è forato.. chiunque giungerà troppo tardi nell’amabile Libia, quando il paese sarà già diviso, io dico che poi, un giorno, se ne avrà a pentire.”
Così ci racconta Erodoto nella seconda parte del IV Libro delle sue mirabili Historiai parlando della Libia e dei suoi antichi abitanti Garamanti. In questo paese la geografia e la millenaria storia si fondono nel fascino del viaggio e l’ avventura di chi ne ha percorso ogni itinerario e ne rimane rimpianto e rabbia per quest’ altro mondo che si va perdendo inesorabilmente travolto dagli eventi. Il vasto territorio libico settentrionale dalla Tripolitania corre ad est in Cirenaica, affaccia la costa mediterranea in gran parte sul golfo della Sirte tra Misurata e la più orientale Bengasi, tutto il resto appartiene al Sahara che s’estende nel Fezzan, tra le sperdute oasi collegate tra loro dall’ antica Ghadames alla meridionale Ghat ad est, il vecchio centro carovaniero di Sebha e l’ oasi di Murzuch verso il deserto libico ad ovest. La storia si perde nel neolitico come ce la racconta l’ arte rupestre del deserto che s’ apre con il vasto sito del Tradart Acacus , ove sorge Germa era l’ antica capitale Garama di quel popolo dei Garamanti discenti dagli anonimi artisti che commerciavano con la Cirenaica colonizzata dai greci. Vi sorse la pentapolis delle città di Apollonia, che ha lasciato il sito di Marsa Susa, assieme a Beida, la fiorente Cirene, lungo la costa ad est Euesperide nei pressi dell’ odierna Bengasi e la più orientale Tolemaide. La ricca regione divenne poi la Cyrenaica della vasta provincia romana unita di Creta et Cyrene. La più occidentale Tripolitania di colonizzazione fenicia e poi punica, fu nel regno di Numidia indipendente fino ad essere territorio nella fiorente provincia romana della Numidiae che estese e arricchì le città di Oea e la nobile Sabrata dal magnifico sito archeologico così come quello della splendida Leptis Magna. Con la caduta dell’ impero d’ occidente la Libia venne travolta dalla conquista vandalica e dopo un secolo il regno fu ripreso dai bizantini che ne fecero Esarcato conquistato dall’ espansione omayyade araba nel 645, seguita dal dominio dei Fatimidi egiziani dal X secolo per i cinque successivi fino a divenire ottomana e la costa base di corsari barbareschi dedita alla tratta di schiavi. Dal 1711 con la dinastia Karamanli la tratta e la pirateria nel Mediterraneo si intensificarono minacciando anche il traffico navale statunitense su quelle coste ove, dal 1801 infuriò la prima guerra barbaresca seguita da una seconda per quindici anni. A metà del secolo la confraternita islamica Senussiyya fondò una sorta di indipendente stato cirenaico e intanto le potenze europee espandevano le colonie africane, così venne l’ esigenza anche di un italico posto al sole e nel 1911 inizò la guerra contro i turchi, dopo la presa di Tripoli e la cirenaica Tobruk continuò per dieci anni la campagna di_Libia fino a farne colonia. Presidiata dalle truppe della Tripolitania e della Cirenaica assieme alla milizia fascista, si scatenò una lunga e sanguinosa repressione contro ogni resistenza a cominciare quella di Omar al-Mukhtar, i crimini di Badoglio e gli orrori del boia fascista Rodolfo Graziani. Territorio di furibondi scontri nella campagna nordafricana della seconda guerra mondiale, la storia contemporanea inizia con il trattato di Parigi del 1947 al fine dell’era coloniale e l’ indipendenza come Regno libico del sovrano Idris spodestato nel 1969 dal colpo di stato del colonnello Muhammar Gheddafi. Ne fece l’araba Jamahiriyya regolata dal suo “libro verde” al-Kitāb al-Ahdar inaugurando il suo lungo regime. In quel controverso periodo nonostante al dittatura senza scampo per dissidenti, la vita della popolazione “consenziente” era ai livelli più alti, eguaglianza e posizione sociale delle donne, lo stato non aveva debito pubblico, tasse inesistenti, così come la disoccupazione, servizi, sanità, istruzione gratuiti. Con la strategia del petrolio e il suo regime il dittatore s’ impose ai potenti del mondo che si inchinavano alle sue pagliacciate fino all’ intima amicizia del buffone Berlusconi e relativo disgustoso baciamano, poi nel mutare di equilibri per l’ ipocrisia occidentale emerse il caso Gheddafi e il piano per spartirsene il tesoro. La sedicente al-Rabīʿ al-arabi che l’ occidente s’è affrettata a definire primavera senza intuirne le catastrofiche conseguenze, ha generato il contesto che ha infiammato la guerra civile subito sostenuta dall’ intervento militare occidentale a difesa di bande di predoni e integralisti islamici. Con la sconsiderata operazione odyssey la “coalizione” ha provocato la caduta di Gheddafi e il suo assassinio favorendo la penetrazione del sedicente stato islamico e tracciando una storia indegna in quel conflitto e il successivo. In quella che si chiamava si chiamava Libia ha generato la situazione disastrosa e il caos, regalandola ai criminali seguaci del califfato.
Cirenaica
La regione più orientale d Marmarica deve il suo nome alla popolazione berbera dei Marmaridi che l’ abitavano, a nord sul confine egiziano si trova Al Bardiyah, teatro di una battaglia tra le altre combattute nella campagna nordafricana della seconda guerra mondiale. La città maggiore è Tobruk, colonia greca di Antipyrgon, poi fortezza romana al confine orientale della provincia unificata di Creta et Cyrene, con l’ espansione cristiana divenne Dioecesis Antipyrgensis. Ha percorso la storia di questa regione e fu teatro di furibondi scontri nella seconda guerra mondiale. Dopo l’ascesa e caduta della Jamahiriyya anche questa regione è stata travolta dalla prima guerra civile seguita dalla seconda e il criminale dilagare dei sedicenti combattenti islamici con degni compari di Ansar al-Shari’a. Scendendo per il deserto lungo il confine egiziano si trova l’ oasi di Giarabub che fu centro della confraternita islamica Sanūssiyya e poi base contro il colonialismo italiano in Cirenaica, nella seconda guerra mondiale anch’ essa teatro di una battaglia tra le truppe italiane e britanniche. Tornando ad ovest lungo la grande strada costiera romana ripristinata in epoca coloniale come via Balbia, si passa per El-Abyar e al-Jabal al-Akhda, il centro di Agedabia dei berberi Zanata, entrando nel golfo della Sirte tra le cittadine di al-Burayqa e Ras Lanuf . Sorta tra il mare e due lagune Bengasi la ricordo accogliente con la vecchia città araba dalle case affacciate su vie che s’ aprivano in suq animati verso il più recente quartiere sorto lungo il porto. Una città dalla lunga storia iniziata come colonia greca cirenaica, parte della Pentapolis ellenistica assieme a Tocra e il centro di Barca, la città di Kyrene con il porto di Apollonia e la fiorente Tolemaide. Poi anch’ essa ha seguito la storia e gli eventi come il resto della Libia fino al sanguinoso assalto del consolato statunitense e gli ultimi terribili anni di criminale furore islamico con il dilagare delle sue milizie. L’ ampio golfo prende nome da Sirte città natale di Gheddafi che qui ha fatto giungere il grande fiume artificiale che fece costruire per portare l’acqua fossile dal lontano sottosuolo del deserto e rifornire tutte le città costiere. Ad est Sull’ altipiano del Gebel el-Achdar trova Beida sorta sulla romana Balagrae , nell’ 800 divenne importante entro della confraternita Senussi. Dell’ antica Darnis greca e romana nella città odierna di Derna non rimane nulla, ridotta a villaggio dopo la conquista omayyade del nord africa, in epoca ottomana divenne uno degli stati costieri dei corsari barbareschi, con la conquista italiana tra le più importanti della Cirenaica. Dopo il lungo periodo gheddafiano con la seconda guerra civile il morbo islamista è dilagato anche qui facendone base degli orrori dell’Ansar al- Shari’a qaidisti e dell’ isis con i degni compari al-Islamyyah al-Muqatilah bi-Libya.
Seguendo la via della romanizzazione, si continua in Cirenaica ove per due secoli da Augusto all’ imperatore Settimio Severo furono governati assieme i territori di Creta et Cirene e poi fu provincia chiamata Cyrenaica. V’erano antichi centri fondati dai greci che fiorivano nella colonia, come Apollonia sulla via costiera del gebel al Akhdar e all’epoca risale il sito dell’ antica città di Cirene che fu definita l’ Atene d’Africa. Di Cirene Erodoto ci racconta la fondazione greca di Kyrene, poi influenza del regno ellenistico tolemaico egiziano, con il suo porto di Apollonia fece parte della Pentapolis assieme a Tocra e la vicina Barca nell’ odierna Al-Marj, Benerike a Bengasi e quella che era la fiorente Tolemaide. Altro scrigno di arte antica con i preziosi reperti del suo museo è sempre stato il sito archeologico dell’ antica Cyrene, i resti greci diramano dall’ Agorà con il santuario di Demetra dalle magnifiche statue e l’ altro santuario di Apollo con il suo Apollonion, il grande tempio consacrato a Zeus e la sacra area con il votivo Dioskourion. S’affiancano e sovrappongono mirabilmente i resti romani tra il gymnasium e il grande foro, tra il teatro e le rovine delle le terme. Anche questo inestimabile patrimonio di Cyrene è stato devastato e saccheggiato dalle bande islamiche dedite a martoriare nella loro coranica ignoranza. Così come Tolemaide altro scrigno d’ arte che divenne la paleocristiana diocesis Ptolemaidensis.
Tripolitania
Nella Sirte verso il limes tripolitanus si incontra Ghirza di fondazione berbera con il sito compreso tra il mausoleo nord e quello meridionale, proseguendo sulla grande strata costiera tripolitana non distante si trova l’ inestimabile patrimonio di quella città che fu la fiorente di Sabratha . Svelata dall ’italica archeologia coloniale con i suoi tesori d’ arte dalle affascinanti immagini, in questo antico centro sul mare ne ricordo il percorso dalle sontuose terme al magnifico anfiteatro. Continuando sulla costa tripolitana si va nel territorio di un insediamento punico, ove con la romanizzazione sorse Leptis Magna che fu tra le più imponenti edificate oltremare dai romani in nordafrica, un altro tesoro d’ arte ove nacque l’ imperatore di locali origini Settimio Severo e che l’ arricchì lasciandone il patrimonio con i capolavori severiani che si lasciano scoprire dall’ Arco traianeo a quello innalzato alla sua augusta persona noto come Severo che troneggia verso il complesso della vasta basilica. La tribuna macellum finanziata dal ricco Tapapius Rufus come il teatro, passando per i tre templi giulio claudi e il magnifico anfiteatro, continuando in questa Signa romanorum dalle sontuose terme di Adriano si va al Nymphaeum e scendendo verso il porto la ricca villa Nilus dagli splendidi mosaici, ammirando i preziosi reperti nel museo. Anche i resti della splendida Leptis sono minacciati dopo che nel sito archeologico di Sabratha le tetre bandiere nere sventolate dalle orde islamiche dell’ dell’ isis hanno portato orrori e devastazioni.
La capitale Tripoli si stende sul lungomare e quella Ṭarābulus al-Gharb era di piacevole vita, dell’ antica Oea rimangono i i resti attorno all’ Arco di Marco Aurelio e la cui ricchezza è testimoniata dal Tesoro rinvenuto a Misurata. Oltre la vecchia medina che ricordo animata si passa a quella che hanno chiamata Maydān as-Suhada , la Piazza Verde as-Sāḥah al-Ḫaḍrā in epoca gheddafiana ove affaccia l’ imponente fortezza che era simbolo della città Assaraya Alhamra noto come Castello rosso. Della dinastia Karamanli rimane la settecentesca moschea di scuola hanafyya come l’ altra di Gurgi, ricordo l’ imponente Cattedrale ben curata dal regime e dalle islamiche devastazioni dell’ isis non so cosa ne rimane così come i quartieri della città italiana.
Fezzan
Avamposto sul limes verso l’ immenso Sahara era l ‘oasi sperduta di Gadames dall’ antico centro che i Tuareg chiamano Tidamensi, di qui affrontavano il deserto per una delle carovaniere attraversando poi il Sahel fino al Niger , di dove altri popoli conoscevano le rotte per l’ oceano remoto. Le raffigurazioni di carri nell’ arte rupestre sahariana confermò la più antica rotta carovaniera dalle coste libiche attraverso il deserto del Sahara e l’ arido Sahel fino al Niger. Sull’ antica via doveva che essere nota alle guarnigioni romane insediate a Ghadames che conquistarono il centro berbero di Rapsa dove sorse Ghat e dal I secolo a.C. per quasi duecento anni i romani inviarono spedizioni su quelle antiche piste che ho cercato di ripercorrere nelle mie traversate tra il Sahara e il Sahel. Il sahariano Fezzan ha svelato quell’ arte rupestre e prima che la Libia venisse sconvolta dalla guerra e dai criminali islamici dell’ Isis , erano vari percorsi per accedere all’ arte di questo deserto che s’ apre con il vasto sito rupestre del Tradart Acacus. Ove sorge Germa era l’ antica capitale Garama di quel popolo Garamantes discendente dagli anonimi artisti e di qui si va per il wadi Awiss dove si trovano raffigurazioni di animali e tra le più antiche di figure umane. Nel wadi Tashwinat le rocce dipinte e incise a partire dal IX millennio alcune del perido Teste tonde e molte di fauna varia, qui e altrove si trovano dipinti quei carri rinventuti da Lhote nell’ algerino Tassili che ricordano quelli dei Garamanti . Poco distante il wadi Tin Lebbo svela dipinti policromi e da Tanshalt la vista spazia sull’ Acacus, tra le rocce mandrie di bovini, figure umane stilizzate e antiche iscrizioni in Tifinagh ancora utilizzato dai Tuareg, continuando nel wadi Anshal si trovano graffiti di giraffe ed elefanti più antichi e dipinti di donne nello stile simile alle scene di caccia dell’ In Ferdan. I cammelli stilizzati nel wadi Takdhalt risalgono periodo dell’ introduzione del dromedario, molte hanno tratti stilizzati e anche qui più recenti iscrizioni in berbero Tifinagh . Nella grotta di Wan Amil si trovano dipinti policromi del periodo Pastorale medio con bovini, scene di caccia e personaggi. In quella del Wan Muhuggiag immagini di animali e persone risalenti a vari periodi, nel wadi Tidwa incisioni e dipinti dall’ ignota mitologia. Tra le rocce e le gole del Matkhandoush incisioni che raffigurano l’ ambiente e la fauna della fertile savana, scene di caccia, trappole simili a quelle dei Tuareg ed iscrizioni in Tifinagh lasciate dagli antenati. Dall’ estremità occidentale dell’ Acacus lungo il confine algerino del Tassili, si scende a Ghat, antico centro carovaniero su una delle rotte transahariane da dove cercare l’ oasi di Ubari e nei pressi gli splendidi laghi dalle suggestive immagini che emergono come miraggi dalle dune. Poi dal Fezzan si poteva prendere la via del Tibesti ove anche qui anonimi artisti hanno lasciato le loro opere nei siti rupestri e di quell’ arte sulle rocce i siti più affascinanti si trovano nel Tibesti orientale. Per chi ha percorso quelle vie, seguendo antiche rotte nel Sahara e le carovaniere dei Tuareg rimane rimpianto e rabbia per l’ impossibilità di praticarle ancora sconvolte dalla criminale follia islamica anche in quella parte del mondo e non rimane altro che raccontare com’ era.