Giacomo Costantino Beltrami

Un libertario in America

Della miriade sparsi di nel West in un piccolo centro sul fiume Sand_Hill che scorre in Minnesota, gli abitanti vivono la loro quotidianità campagnola, in molti sanno che a un paio d’ ore di distanza ci sono le sorgenti del maestoso Mississippi, quasi nessuno che il loro paesello porta il nome di chi le ha cercate e trovate. La breve e turbolenta storia degli Stati Uniti ha proposto al mondo la celebrazione dei suoi eroi alla conquista di quel far west in tutti i modi, ma uno tra i più importanti di essi non era americano, era l’ italiano Giacomo Costantino Beltrami di cui quel paesello porta il nome e nessuno ricorda perché.

Beltrami era uno dei diciassette figli di un funzionario doganale della Repubblica Serenissima Venezia e nacque a Bergamo nel 1779, il padre pensò bene di avviarlo a studiare giurisprudenza per una tranquilla e sicura carriera di funzionario come lui, ma il giovane Giacomo manifestò ben presto la sua insofferenza a quel mondo vecchio e noioso che era stato scosso dalla Rivoluzione francese della quale Napoleone anche con la campagna d’ Italia sembrava all’ epoca l’ erede. Così invece di perdere il suo tempo tra codici polverosi e norme burocratiche se ne andò a combattere per la Repubblica Cisalpina ansioso di cambiare il mondo come tanti giovani libertari dell’ epoca. Dopo la Restaurazione dell’ Ancien Règime stabilita a Vienna nel 1814, partecipò ai primi moti libertari della Carboneria imprigionato più volte, nel 1818 fu accusato di cospirazione contro lo Stato Pontificio ed evitò il patibolo riuscendo a farsi assolvere, ma ormai era segnalato dappertutto come pericoloso rivoluzionario e decise starsene tranquillo nel Granducato toscano a Firenze per far correre del tempo. Non riuscì a resistere al desiderio di agire e nel 1821 si trasferì nella restaurata Francia, dopo un anno fu nella Londra di Giorgio IV e anche qui la situazione era pesantemente angusta per il suo spirito libertario. Vi rimase qualche mese e nel novembre del 1822 si imbarcò per i giovani Stati Uniti, nel bagaglio un po’ di indumenti, qualche libro, nessuna arma e un curioso ombrellino rosso preso a Firenze.

Giunse in Pennsylvania nella città di Philadelphia il ventuno febbraio del 1823, rimase un in quell’ America fondata dai puritani due secoli prima e civilizzata tra Baltimora nello stato del Maryland, la capitale Washington e la piccola Pittsburgh, dove si imbarcò su un battello a vapore per navigare sull’ Ohio e raggiungere l’avamposto di Bird’s Point dove il fiume confluisce nel maestoso Mississippi. Attese il primo battello che lo risaliva e si imbarcò sul Calhoun proveniente da Memphis dove incontrò il generale William_Clark protagonista di un’ epica spedizione assieme al compagno Meriwether Lewis che dal 1803 per tre anni in un lungo itinerario attraversò l’ intero territorio statunitense, con lui erano alcuni ufficiali dell’ esercito, tra i quali il maggiore Taliaferro di origine italiana che si recava in missione nei territori tribali del nord e nelle Grandi Pianure per stipulare trattati con alcune popolazioni di indiani come gli Ojibwa Chippewa e le varie trbù Sioux. Iniziava l’ avventura di Beltrami che si aggregò alla missione e cominciò ad annotare il corso, l’ idrografia e le caratteristiche di quel fiume che in gran parte scorreva in regioni ancora sconosciute e ne rimase affascinato legandovi il suo futuro. Il Mississippi era uno dei tanti misteri che ancora aleggiavano nella geografia dell’ epoca, come il Niger e il corso del Nilo che si cercava di svelare con le esplorazioni africane, l’ inesplorato interno dell’ Australia e gli ancora remoti territori in Asia e Oceania che avevano ispirato associazioni geografiche di vario genere alla cui avventurosa esplorazione si dedicarono molti orfani dei grandi moti libertari della vecchia Europa.

L’amico degli indiani Kitky Okimaw

Gli unici bianchi che riuscivano ad avere contatti con le tribù di quei territori per commerciare erano i Trapper, cacciatori che si procuravano pellicce per le grandi compagnie compagnie di pellicce come l’ Hudson Bay, American Company, la Rocky Mountain Fur Company appena fondata nel 1822 da William Ashley, la canadese North West Company e il traffico monopolizzato da McKenzie. I cacciatori di pellicce del Nord ovest erano la feccia di quei pionieri americani già di per sè rozzi e violenti, dedicandosi anche furti e rapine che spesso procuravano vittime, immancabilmente attribuite agli indigeni con conseguenti spedizioni punitive. All’ epoca vi erano da tempo contatti con molte popolazioni del Nord Est come gli Uroni Wyandot, gli Irochesi, le varie tribù degli Algonchini e i noti Mohicani, oltre agli Ojibway e le tribù Chippewa. Meno frequenti nel territorio del Nebraska popolato dai nativi noti come Arapaho e i Tsitsistas Cheyenne, oltre ai Pawnee e la Nazione Osage che comprendeva i Ponca, i Kanza Kaw e gli estinti Quapaw , i più numerosi Omaha e le grandi tribù Winnebago, dei Missouri e i più settentrionali Iowa. Sporadici con gli altri delle Grandi Pianure e nel territorio del Dakota dove si trovavano gli indiani dei popoli Lakota Teton e Sioux divisi nelle varie tribù Yankton háŋktȟuŋwaŋ, Yanktonai, Sisíthuŋwaŋ Sisseton, le comunità Nakota noti come Assiniboin ed altre.

Con diverse tribù i cacciatori di pellicce erano riusciti a sostituire in parte le lunghe ed estenuanti spedizioni ottenendo dagli indiani pelli e pellicce in cambio di vecchi fucili, coltelli, coperte sdrucite, chincaglierie, cibo spesso avariato e tutto ciò che agli indigeni sembrava diverso e provenire dal mondo dei bianchi, compresi alcolici della peggiore qualità che contribuirono non poco alla distruzione di quei popoli. Dopo la Guerra indiana avevano cominciato i loro commerci anche con le tribù ostili del Nord Ovest ed erano gli unici che potevano avvicinare quegli indigeni così Beltrami trovò che l’ unico modo per realizzare la sua impresa era all’ inizio fingersi uno di loro. Negli avamposti passò più tempo con gli indiani che con i bianchi, inizialmente per avere notizie, acquisire dimestichezza con usi, costumi, cibo e apprendere un po’ di lingua, poi si rese conto di ammirare, oltre che rispettare quella gente fiera e onesta. Beltrami si appassionò alla vita di quegli Indiani e da essi fu accolto, per le sue avventure fu considerato un grande guerriero e chiamato Kitky Okimaw, il primo vero grande amico di quella gente che cercò di onorare e difendere per il resto della vita anche con i suoi scritti, ma forse nemmeno lui che ben conosceva sia loro che i predatori bianchi avrebbe immaginato quel che sarebbe accaduto nei decenni a venire di quel secolo.

Il destino degli indiani

Dall’ inzio delle esplorazioni americane in tutto il continente gli indigeni sono stati travolti nonstante la disperata resistenza, ma è con quel XIX secolo che si è consumato il genocidio nel grande olocausto nordamericano degli indiani. Furono quasi del tutto sottomesse ed integrate le grandi cinque Tribù considerate ormai “civilizzate” cominciare dai Seminole della Florida sconfitti in due anni di guerre nel 1817, poi i Chickasaw del Mississippi e Tennessee, i Cherokee, i più meridionali Choctaw e i Muskogee Creek. Altri furono scacciati dai territori o sterminati a cominciare dagli Irochesi con le cinque nazioni Onyota’aka degli Oneida, Guyohkohnyo dei Cayuga, la Kanienkeh dei Mohawk, Onöndowága’dei Seneca e la Onontakeka degli Onondaga, i vicini Uroni e i Mahican Mohicani, gli altri settentrionali Algonchini e i canadesi Menominee con i vicini Winnebago, le grandi tribù degli indiani nelle foreste del nord est come i Sauk, scendendo per i Lenape chiamati Delaware e i Chippewa Ojibway, , più a sud i Meskwaki chiamati Fox . Nel sud ovest da secoli vivevano i Pueblo discendenti degli Anasazi trovati dai primi conquistadores spagnoli che già nel 1540 si scontrarono con essi iniziando una rivolta che scatenò la violenta guerra del Tiguex, la prima tra europei e indiani nordamericani di una lunghissima serie.Furono combattute e sottomesse le grandi tribù degli Hualapai Hwalbá, Yavapai, i numerosi Hopi dell’ Arizona come i Navajo e il vicino popolo Zuñi , gli ultimi a capitolare furono gli Apache con la resistenza di Cochise e la guerriglia di Geronimo. Al resto pensarono le Guerre_indiane che travolsero i popoli delle Pianure, come i Pawnee del Nebraska, Cayuse in Oregon, Winnebago del Wisconsin, il popolo Tsitsistas dei Cheyenne, la nazione Dakota con le trbù Lakota e i fieri Sioux. I sopravvissuti furono deportati e rinchiusi nelle anguste riserve , fu un’ incontenibile genocidio tra i più spaventosi della storia che all’ epoca di Beltrami in nordamerica era compiuto solo in parte e per tutto quel secolo furono oltre centomila ad essere sterminati, la maggiorparte in attacchi a villaggi dove non si riparmiavano mai vecchi, donne e bambini, in una violenza inaudita, che quella grande democrazia costruita anche sullo sterminio dei popoli indiani è stata capace di celebrare come uno dei periodi più orgogliosi nella tragicomica Epopea del West. L’ italiano Giacomo Costantino Beltrami non fu come i protagonisti di altre esplorazioni seguiti dai decantati pionieri e i bianchi eroi delle guerre indiane celebrati nella cupa leggenda del west, fu il vero primo grande eroe di un’ altra epopea, vero esploratore guidato solo dallo spirito di conoscenza e profondo rispetto per gli indiani che in quelle terre vivevano da sempre, perché era Kitky Okimaw dal cuore indiano

I misteri del Mississippi

Il primo tentativo di esplorare il lungo e misterioso corso del Mississippi risaliva all’ epoca delle spedizioni francesi nel l 1672, quando il missionario francese Marquette lo discese giungendo quasi al delta che scoprì essere nel Golfo del Messico atlantico anziché sul Pacifico come si pensava. Beltrami cercò di raccogliere tutte le notizie possibili sul fiume, i territori che attraversava, i tentativi di esplorarlo e le popolazioni che vi abitavano, a St.Louis assieme al maggiore Taliaferro si imbarcarono sul battello Virginia per continuare fino all’ avamposto militare St.Peter alla foce del Minnesota, oltre cui si stendevano gli immensi e sconosciuti territori del gran fiume . Sul battello annotò il suo primo incontro con un capo indiano, Grande Aquila dei Sioux che aveva trovato il generale Clark dopo la sua spedizione del 1804 assieme a Lewis stipulando uno dei tanti trattati traditi dai bianchi soffocando nel sangue qualunque rivendicazione.Fin dall’ arrivo dei primi coloni dopo le esplorazioni francesi e lo sbarco dei britannici puritani nel XVII secolo i bianchi manifestarono agli indigeni la loro violenta arroganza, per l’ intero secolo successivo la colonizzazione francese e inglese prima e i cittadini dei liberi e democratici Stati Uniti poi, aggredirono e massacrarono ferocemente le tribù che vivevano da sempre su quelle terre.

Alla ricerca delle sorgenti

Discendendo il Mississippi verso il delta sul fiume Yazoo con il battello Virginia, Beltrami in due settimane, raggiunse il vecchio avamposto di Fort St. Peter comandato dal colonnello Shelling, reduce dalle ultime campagne contro i pellerossa che ben conosceva. A giugno arrivò il maggiore Ralph Long che guidava una spedizione verso i confini canadesi sul Red River dove si era installata la piccola ed isolata colonia di Pembenar, alla quale erano aggregati studiosi di zoologia, mineralogia e astronomia, ai tre si aggiungeva un medico, un pittore per disegnare e dipingere ambienti, fauna e popolazioni, due interpreti e ventitrè tra militari di scorta e altri membri. Beltrami si aggregò assieme al figlio del colonnello Shelling e la spedizione ripartì il sette luglio a piedi con muli da carico, mentre lui e altri nove partirono in canoa risalendo il fiume Minnesota. Effettuata la ricognizione nella zona la spedizione tornò in dietro il venti luglio, mentre Beltrami con il maggiore Long, il figlio di Shelling e cinque uomini proseguirono a nord lungo il Sioux river per raggiungere la sua confluenza con il Red il tre agosto. Qui si riposarono nella colonia prima di tornare indietro, ma era ormai era certo di poter compiere la sua impresa nell’ inesplorato territorio orientale popolato da animali feroci e tribù bellicose dove mai nessuno aveva osato avventurarsi. I compagni fecero di tutto per farlo desistere, anche se per miracolo fosse riuscito ad attraversare quella zona, avrebbe trovato la piana del fiume Clearwater, disceso avventurosamente nel 1805 dalla spedizione di Lewis e Clark, nel territorio dei dei Nakota, altri sopravvissuti ai massacri dei bianchi che nutrivano l’ odio più profondo nei loro confronti e non sarebbe mai uscito vivo. L’ italiano fu irrevomibile e partì il nove agosto con un mezzosangue e due Chippewa, raggiungendo il quattordici la confluenza del Red River con il Thief, in una zona così selvaggia e temuta che la guida tornò indietro terrorizzata, mentre lui continuava con i due indiani. Il giorno dopo vennero attaccati dai Sioux che ferirono uno dei compagni lasciandolo solo a pagaiare furiosamente per spingere la canoa più avanti possibile quasi allo sfinimento, massacrato dagli insetti, affamato e febbricitante.

Nelle vaste regioni selvagge dove scorreva l’ alto Mississippi dalle misteriose sorgenti, si erano rifugiati i sopravvissuti a un secolo di mostruosi massacri decisi a difendersi contro quei bianchi che avevano sterminato i loro popoli e costituivano uno degli ostacoli maggiori all’ esplorazione. Beltrami ormai era deciso a tentare ciò che era risultato impossibile alle tante spedizioni per oltre un secolo e mezzo scoprendone le sorgenti, ma capì che doveva imparare a conoscere e rispettare quella gente. Cominciò con i Lenape chiamati Delaware incontrati attorno all’ avamposto di Fort Edward e da essi seppe di quanto avevano dovuto subire, con essi il neonato governo degli Stati Uniti stipulò il primo dei tanti trattati disattesi nel 1778 e le tribù Delaware furono le prime a fidarsi per poi essere sterminate dal nuovo governo. Nei pressi degli altri avamposti e a Fort Armstrong dove sostare durante la navigazione, altri sopravvissuti ai massacri conducevano una miserabile vita minati da malattie e alcool e raccontavano le stesse storie, molte tribù avevano stipulato trattati fidandosi dell’ onore dei bianchi ed erano state massacrate, tutte avevano subito l’ aggressione genocida e i loro fratelli rifugiati nei territori selvaggi non si sarebbero mai più fidati dell’ uomo bianco.

Le sorgenti del Mississippi

La sera di quel sedici agosto 1823, solo ed esausto sotto un violento temporale, pensò che il suo giorno era arrivato, ma all’ alba gli apparvero due canoe di Ojibway chiamati dai bianchi Chippewa, chiese di aiutarlo a raggiungere il Red Lake, ma mentre ne riceveva il rifiuto l’ indiano osservava quell’ ombrellino rosso che aveva s’ era portato da Firenze del quale si era dimenticato e che si era aperto venuto fuori dal suo misero bagaglio. Così dalla bottega di un qualche artigiano di Santa Maria Novella o Piazza del Duomo, l’ ombrellino finì in mano di un Chippewa dell’ americano Nord est inesplorato a compenso per il suo aiuto e proseguì sulla canoa dell’ indiano. Due giorni dopo finalmente arrivarono alle foreste paludose del Red Lake dove poi nel 1863 sorse l’ omonima riserva dove furono confinati quei Chippewa che lo accolsero dall’ altra parte del lago in un grande accampamento, venne invitato ad una cerimonia funebre e sedette nel tepee del capo Lepre Veloce fumando il calumet dell’ amicizia, come ricorda nelle sue note.

A un mezzosangue che viveva da quelle parti e parlava francese chiese di guidarlo nel territorio oltre il lago e il capo lo fece accompagnare anche dalla sua abile guida Cervo Bruno, assieme raggiunsero le sorgenti del Blood River in un giorno di marcia il ventisei agosto, esplorò la zona in quattro giorni scoprendo i tre piccoli laghi dei Pini e del Riso Selvatico, come li battezzò, poi giunse al lago Bemidji alimentato da un piccolo fiume proveniente da quello che era poco più di uno stagno accanto ad un lago che battezzò Giulia in onore dell’amica contessa fiorentina Giulia e ne scrisse: “l lago ha circa tre miglia di circonferenza: è fatto a forma di cuore e parla all’anima. La mia ne è rimasta commossa “.

Il 20 settembre 1823 scrisse di essere giunto alle sorgenti del Mississippi, anche se il laghetto in realtà era prodotto dal vicino lago Itasca che venne esplorato poi nel 1832 da Henry Schoolcraft. Continuò lungo l’ alto corso del fiume dove mai nessuno si era avventurato prima di lui e raggiunse il lago Winnibigoshish e il nove settembre era sul Lago delle Sanguisughe di Leech nella zona dove trent’ anni dopo vennero rinchiusi in un’ altra riserva gli indiani Chippewa che in quel periodo si stavano scontrando tra i due clan dei capi Gola Piatta e Tempo Nuvoloso, vi perì la sua guida Cervo Bruno e lui fu salvato da un’ ascia che riuscì a schivare avvisato da Woakita figlia di Tempo Nuvoloso. Continuò a discendere il Mississippi tra difficoltà ed avventure, compreso il bersagliamento di frecce Cheyenne sulle rapide La Prairie, il rischio di essere sbranato dai lupi a Little Falls e le fucilate di due indiani Cayuse che lo mancarono perché troppo ubriachi. Dopo quasi tre mesi dalla partenza della quale nessuno aveva pensato facesse ritorno, il trenta settembre era di nuovo a Fort St.Peter , riconosciuto a stento tanto era trasfigurato per la fatica e gli stenti della sua straordinaria impresa.

Dal Messico all’ Europa

Lasciò l’ avamposto e quelli che ormai considerava i suoi amici indiani e se ne andò nella frivola New Orleans per un lungo riposo durante cui sistemò i suoi scritti e pubblicò in francese La Dècouverte des sources du Mississippi et de la Rivière Sanglante, poi tradotto in italiano come la Scoperta delle sorgenti del Mississippi. Nell’ aprile del 1824 si imbarcò per il Messico che da poco aveva terminato la sua guerra d’ indipendenza per un anno si dedicò ai grandiosi siti archeologici precolombiani dall’antica capitale azteca Teotihuacan, i rinvenuti nel teritorio dell’ Oaxaca fino a quelli Maya e gli altri siti che all’ epoca si andavano scoprendo nello Yucatàn. L’ anno seguente tornò negli Stati Uniti da dove se ne andò ad Haiti e Santo Domingo trascorrendo due anni nell’ isola caraibica prima di ritornare nella vecchia Europa e nel 1829 a Londra fu nominato membro onorario della prestigiosa Botanic and Medical Royal Society . Qui pubblicò l’ altro suo libro The Pilgrimage in Europe and America , trasferendosi poi a Parigi dove ritrovò il piacere degli ambienti intellettuali e politici divenendo amico di Chateaubriand e del marchese La Fayette , fu nominato membro della Societè Geologique, della Societè Nationale de Gèographie e dell’ Institut de France, pubblicando il libro Le Mexique. Negli anni successivi viaggiò per varie città europee stabilendosi per tre anni nella tedesca Heidelberg sede di una prestigiosa università e finalmente nel 1837 Beltrami tornava in Italia ritirandosi a Filottrano nei suoi studi, ricordi e scritti delle straordinarie avventure, fino al sei gennaio 1855, quando l’ unico kitky okimaw bianco se ne andò nel Regno del Grande Spirito assieme ai suoi amici delle praterie.

© Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. America: Esploratori italiani.Beltrami.

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