Emirati Arabi

Il Golfo Persico e gli Emirati dell ‘immediato entroterra nella penisola ara­bica, in occidente vengono generalmente associati all ‘immagine dei pozzi di petrolio che determinano miserie e splendori della nostra politica energetica. Per la maggiorparte degli occidentali questa zona, denominata Emirati Ara­bi Uniti, non ha neanche una collocazione storico—geografica precisa e non équindi da meravigliarsi se é ancora quasi sconosciuta al turismo di massa, anche se negli ultimi tempi alcuni tour operator hanno inserito nei loro pro­grammi soggiorni negli splendidi hotel sul mare.Tuttavia, la regione presenta caratteristiche ambientali, culturali ed etni­che ancora tutte da “scoprire”, ancora in parte custodite dal deserto più vasto del mondo e l’antica tradizione araba.Gli Emirati Arabi Uniti sono una federazione di sette piccoli stati, comple­tamente chiusi al mondo esterno e immersi in pieno feudalismo fino alla sco­perta del petrolio: Abu Dhabì, Dubai, Sharjah, ‘A~man, Umm Qaiwayn, Ras Khayma e Fujayrah. La costa si stende dalla penisola del Qatar a quella di Musan Dam, confinante con il sultanato di Oman, l’interno é caratterizzato dal più vasto e inospitale deserto del mondo, il Rub ‘Al—Khali confinante con l’Arabia Saudita, dove l’unica possibilità di sopravvivenza é data dal­le poche oasi ancora frequentate dai beduini.Fin dall’antichità le tribù beduine nomadi si stabilirono in queste oasi do­ve per secoli controllarono le rotte carovaniere provenienti dal reame di Sabah, l’odierno Yemn e I ‘Oman, altre si stabilirono sulla costa dedicandosi alla pesca e alla pirateria e per secoli la zona fu nota come la “Costa dei Pirati”.L ‘antica tradizione e fierezza beduina sopravvisse intatta anche dopo la con­quista inglese nel secolo scorso e, solo recentemente, ha subito radicali mu­tamenti nelle città, dopo la scoperta dell ‘“oro nero” che ha fatto del paese lo stato con il reddito medio più alto del mondo.Cercare la storia, la cultura e le antiche tradizioni nelle oasi più isolate del deserto rappresenta una delle esperienze più interessanti che si posso­no vivere in Medio Oriente, é sufficiente uscire dalle comode strade asfaltate che collegano i vari centri per ritrovarsi nell ‘immensità del deserto, tra le dune del Rub ‘Al-Khali.Lasciando la modernissima e ben organizzata Dubai, con i suoi edifici pro­gettati dai più noti architetti del mondo, l’animatissimo porto e i souk, che ancora possiedono un loro fascino, si raggiunge facilmente l’oasi di Awir, che fornisce l’acqua alla città. Come molte altre oasi in prossimità delle vie di comunicazione, Awir ~ cresciuta in fretta e i cammelli pascolano vi­cino le auto fuoriserie parcheggiate davanti a moderne villette costruite in stile arabo, ma con tutti i confort. Lasciata la strada si entra subito tra le suggestive dune del desertq, regno delle “quattro ruote motrici”, i soli mez zi, assieme al cammello, capaci di penetrare in questo ambiente grandioso e difficile. Cercando i passaggi tra le alte dune il cui colore va dal bianco al rosso, a seconda della posizione del sole, si raggiunge il jebel Fanja, vero e proprio paradiso per il geologo, con i suoi antichissimi fossili che testimoniano la presenza del mare in questa zona milioni di anni fa. Sempre più immersi nel deserto si riprende la strada al villaggio di Dhayd sulla via del Falaj Al Mualla, poco distante vi é il centro agricolo di Umm Al Quwain, coltivazioni in serre faticosamente strappate al deserto con i mezzi economici prodotti dal petrolio.Ancora fuoripista per godere del suggestivo tramonto che conferisce all ‘immen sa distesa di dune un colore rosso vivo si raggiunge il villaggio di Digdaga nei cui pressi si pianta il campo. Attorno al fuoco del bivacco, sotto un cielo stellato magnifico che accentua la grandiosità dell ‘ambiente circostan­te, si recupera quella dimensione dello spazio e del tempo, tipica della cul­tura beduina, completamente scomparsa a pochi chilometri di distanza sradi­cata dal petrolio e il mondo del business.La prima alba nel Rub ‘Al—Khàlil non può non affascinare anche chi, come me, é abituato da anni a tanti risvegli in tutti i deserti del mondo: il paesaggio ha toni cromatici completa­mente diversi da quelli del giorno, tutto é avvolto in una luce chiara, lunare e, mentre si prepara il caffé secondo l’uso beduino, si possono scorgere gli ultimi animali notturni che si sono avvicinati al campo incuriositi dalle presenze estranee.Siamo nell’ emirato di Ras Al Khaimah dove in alcuni periodi dell’anno di venerdi si tiene la più popolare manifestazione tradizionale dei beduini, “la corsa dei cammelli”. Arrivano all’alba da tutte le oasi della regione, ogni tribù porta i suoi “campioni” e, come fanno da secoli, a decine, spes­so centinaia, gareggiano in una corsa furiosa senza esclusione di colpi tra le dune incitando i loro animali con gli antichi comandi dei cammellieri. Si gareggia senza uno scopo preciso, per il solo gusto della competizione, per manifestare la propria abilità e la bravura dei propri cammelli, il be­ne più prezioso per i beduini.Si torna sulla costa a Ras Al Khaimah, antico centro dei temutissimi pira­ti del golfo, nel vecchio porto sono attraccati i dhows, le agili imbarcazioni a vela tradizionali con le quali le tribù costiere da secoli effettuavano le lo ro battute di pesca e che fino al secolo scorso terrorizzavano le navi che in crociavano nel golfo. La presenza del mare con le sue ricchezze, la pirate­ria e i commerci, ha permesso lo sviluppo di modi di vita e tradizioni completamente diverse da quelli delle tribù del deserto: basta visitare brevemen te gli animatissimi porticciuoli e i souk dei villaggi costieri per avere qua­si la sensazione di essere in un “mondo diverso”. Continuando sulla stra da costiera ci si arrampica sugli spogli monti dell ‘ Hajar le cui rocce scure contrastano con il verde intenso della vegetazione dei wadi, corsi d’acqua provvisori o sotterranei che formano piccole oasi popolate da animali. Dopo le sorgenti di Khait ci si immette nelle piste che attraversano i wadi dove, oltre a godere di questa altra varietà ambientale, si possono osserva­re alcuni esempi di fauna e flora peculiari della regione. I monti Hajar rap presentano gli ultimi rifugi della fauna della penisola, vi sopravvivono an­cora esemplari isolati del leopardo arabico, estinto altrove, il cane selva­tico, il caracal, la volpe e alcuni uccelli, tutte specie tipiche dell’Arabia. Scendendo repentinamente dai monti; si attraversa un tratto desertico fino all‘ antica moschea di Bidiya, costruita in stile yemenita durante la penetrazione dell’islamismo nell’Arabia nord orientale.Riprendendo la strada costiera si arriva a Khor Fakkhan, antico villaggio posto in una magnifica baia naturale caratterizzata da formazioni rocciose e spiaggie bianchissime affacciate sul mare blu intenso del golfo.Divenuta ormai una moderna cittadina, Khor Fakkhan conserva ancora il vecchio porto con gli immancabili dhows e la sua animazione quotidiana, il souk e le moschee i cui minareti si stagliano sui differenti sfondi del mare o del deserto, a seconda dei punto di vista. La zona è ricca di vecchi edi­fici che testimoniano l’antico passato guerriero delle tribù della regione, centri fortificati e avamposti militari sono presenti in molte oasi, tra cui il forte di Fujarah che dominava il territorio dell ‘omonimo emirato.Altre rovine sono disseminate sulla pista dei Wadi al confine con l’Oman fino al villaggio di Kalba, l’ultimo prima della traversata di un’ampia zona an­cora frequentata da beduini le cui antiche piste carovaniere conducono ad Hatta. Fino a poco tempo fa era una delle oasi più isolate, popolata da be­duini e controllata da un antico forte; dopo la costruzione dell’ “Hatta Road”, che la collega alla costa, ha visto un rapido sviluppo e il moderno centro convive con un villaggio beduino.Da qui la pista più impegnativa e affascinante è quella poc
o individuabile che serpeggia tra le dune riproponendo il magnifico paesaggio del Rub’AI—Khàli fino all’oasi di Wadi Sumnayni, sosta obbligata delle carovane verso l’interno. Dopo l’oasi le dune diventano gigantesche, la sabbia infuo cata e la mancanza di oasi ne rende quasi impossibile la traversata in esta te quando la temperatura supera i 500 all ‘ombra. E’ la via più suggestiva e avventurosa” per arrivare all ‘oasi di Al Ain, anchessa collegata ora al­la costa con una strada asfaltata che ne ha favorito un notevole sviluppo. Al Ain possiede attualmente un piccolo museo che contiene un interessante collezione archeologica e di artigianato beduino, ma l’aspetto più interessan­te è indubbiamente rappresentato dal “mercato dei cammelli”, l’unico in tut­ti gli Emirati, che si tiene da secoli. Qui i beduini comprano e vendono i loro preziosi animali, l’unica differenza con il passato è costituita da re­cinti un pò più moderni e dalla presenza di mano d’opera proveniente dallo Afghanistan e il Pakistan. Poco distante, proprio a cavallo del confine conl ‘Oman, vi è la stupenda oasi di Buraimi, la più suggestiva del Paese, do­ve il tempo sembra essersi fermato all ‘epoca carovaniera. Dal deserto emerge una fitta vegetazione alimentata da un wadi sotterraneo nella quale sono dis seminate le piccole abitazioni e una moschea quasi nascoste tra le palme. Le acque dell ‘oasi sono state sapientemente incanalate per i minuscoli appez zamenti coltivati che da secoli garantiscono la sopravvivenza alla popolazio­ne ancora completamente legata ai modi di vita e le tradizioni del deserto. Frequentata dalle tribù della zona e dell ‘Oman, l’oasi possiede un animatis— simo souk periodico dove è ancora possibile incontrare vecchi cammellieri che vi giungono con le loro piccole carovane provenendo dai centri più sperduti del deserto. Evitando la strada asfaltata si prende l’antica pista del nord che porta al villaggio di Tawi Fagga, l’ultimo centro abitato prima della traversata tra le onnipresenti e magnifiche dune per arrivare alle formazio­ni rocciose del Jebel Ali.Nell’ultimo magnifico tramonto nel deserto di questo indimenticabile viaggio le rocce del Jebel Ali si stagliano sulle dune rosse del Rub ‘ AI—Khali mentre i cammellieri ritornano dai pascoli con le loro bestie per la notte, le luci di Dubai annunciano il ritorno ad un mondo lontanissimo distante so­lo pochi chilometri.

 

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