Il termine monoteismo deriva dal greco “μόνος” unico, solo e “θεός” dio ed indica la fede in una sola divinità, in alcuni casi si tratta di un’evoluzione da una religione enoteistica. Al monoteismo appartengono le grandi religioni ebraica, cristiana e islamica, che possiedono sostanzialmente origine comune e si considerano “rivelate”, depositarie di una diretta rivelazione divina raccolta, codificata ed interpretata nei Testi Sacri, base della teologia, dottrina ed etica, portatrici di grandi mutamenti sociali e storici.
L’Ebraismo è stata la prima religione monoteistica, dalla quale derivano numerosissime altre religioni. Il suo testo sacro è il Tanach, composto da Torah o Pentateuco, Neviim o Profeti e Ketuvim o Agiografi. Oltre ai testi è fondamentale la tradizione orale raccolta nel Talmud.
La storia del giudaismo inizia con l’esilio a Babilonia nel 587 a.C, che pose fine al regno ebraico e il termine giudaismo fu probabilmente adottato nel II secolo dagli ebrei della diaspora. I giudei palestinesi e quelli di tutti gli altri paesi al mondo costituiscono una comunità religiosa unita dalla fede monoteista, lo studio della legge Torah e la speranza messianica. Tornati dall prima diaspora il Palestina gli ebrei ripresero l’ antica religiosità nel Tempio di Gerusalemme, costituendo istituzioni quali il Sinedrio e la sinagoga, dove venivano articolate e approfondite teologia, dottrina e leggi da rabbini e saggi.Nel I secolo, il giudaismo era articolato nelle varie scuole e correnti dei Farisei, Sadducei, Esseni, Zeloti, Battisti, Erodiani, Samaritani e Terapeuti.
Dopo la distruzione del Tempio ad opera dei romani, solo i Farisei conservarono la loro identità e il loro rappresentante Jochanan Ben Zakkai creò la scuola Javneh per riorganizzare il giudaismo che così riuscì a sopravvivere dopo la distruzione dl Tempio e la grande repressione del 135.Dalla Javneh si originò la tradizione rabbinica sulla distinzione tra la Torah scritta del Pentateuco e quella orale del Talmud, entrambe rivelate direttamente da Dio a Mosà sul monte Sinai.
Le vie dell’ ebraismo coincidono in parte con quelle molto più tardi adoperate dalla diffusione del cristianesimo e islamismo, particolarmente in Arabia e Medio Oriente, a cominciare dalla più antica Via dei Re, tra Palestina e Giordania, dell’ Esodo tra la Palestina e Babilonia e quella di Mosè dall’ Egitto alla Terra Promessa. Ad esse si aggiungono poi quelle originate dalle diaspore in tutto il mondo.
Il Canone ebraico delle Sacre Scritture venne definito nel I secolo e.V.Il fulcro della fede israelitica è la confessione monoteistica , la quale, malgrado i precedenti tentativi compiuti in Egitto dal faraone Amenofi IV XIV secolo a.e.V., solo nell’Ebraismo trova la sua più compiuta affermazione.
A sua volta, la fede monoteistica si incentra nella definizione che Dio medesimo offre di sé, nel testo biblico, questa affermazione Ehyèh ashèr èhyèh è di fatto, intraducibile, poiché si dovrebbe disporre di un tempo verbale in grado di rendere, contemporaneamente, il presente, il passato ed il futuro. Infatti, Dio è Colui che, pur non mutando nella Sua essenza, accompagna il popolo ebraico in tutte le vicissitudini storiche. In questo senso, Dio è legato all’uomo nel passato, nel presente e nel futuro.
La principale conseguenza di questa consapevolezza monoteistica è, in primo luogo, l’idea della signoria di Dio sul mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che la realtà terrena non goda di una sua autonomia espressa dal libero arbitrio.
Visto però lo stretto legame fra immanenza e trascendenza, in ambito ebraico non si conosce il dualismo ontologico, proprio invece del Cristianesimo, che separa il mondo da Dio.L’uomo non può percepire la reale essenza della Divinità, come viene detto nell’Esodo 33:20 “Un uomo non può vedermi e vivere”; Dio è conoscibile soltanto dalle Sue opere e dai suoi attributi, le Sue middòt.L’Ebraismo presenta una concezione dualistica solo in ambito etico, in cui vengono distinte le vie del Bene dalle vie del Male.
Proprio a partire da questa dottrina morale, l’Ebraismo sviluppa sia l’idea della creazione dal nulla, fisia l’idea di uno sviluppo lineare e non ciclico della storia. Percepito dagli uomini nella sua limitatezza, il tempo viene considerato come l’insieme di quelle irripetibili occasioni, offerte all’uomo, per manifestare la sua libertà all’interno della creazione .
Un’altra caratteristica propria dell’Ebraismo è l’idea di un legame con Dio, che non ha nulla di mistico o di ascetico. Questo legame si instaura nella comunione dell’alleanza, in cui il Creatore e la creatura mantengono separate le rispettive identità. È esattamente la categoria teologica dell’Alleanza ad essere costitutiva dell’Ebraismo: essa rappresenta il reciproco impegno, per cui all’elezione e alla benevolenza di Dio deve corrispondere, da parte di Israele, l’osservanza delle 613 mitzvòt i precetti che abbracciano ogni aspetto della vita dell’uomo.
Per questo motivo, gli studiosi parlano spesso di nomismo dell’Alleanza, essendo la religione di Israele fondata sulla Legge. In effetti, però, il termine Torah del Pentateuco non significa nómos “Legge”,ma insegnamento, ecco perché, riguardo all’Ebraismo, si può parlare più correttamente di ortoprassia piuttosto che di ortodossia.Va tenuto presente, però, che, malgrado la signoria della Santa Torah su ogni aspetto della vita umana, nell’Ebraismo la teocrazia si combina con una particolare concezione dell’autonomia creaturale, che rappresenta una sorta di premessa teorica della laicità.
Ebraismo: Teologia e storia
Nell’elaborazione teologica dell’Ebraismo, è di notevole importanza il ruolo che viene attribuito a Mosè, il quale è considerato il più grande dei profeti non perché la sua speculazione su Dio sia superiore a quella di Isaia o di Ezechiele, quanto piuttosto perché è stato l’unico uomo ad abbattere, per usare le parole del Rambam Mosè Maimonide, tutte le barriere che impediscono di contemplare la visione del Santo Benedetto, tutte tranne che quella dell’intelletto umano, Mosè secondo la Tradizione Rabbinica è stato l’unico uomo a raggiungere il massimo grado dello spirito profetico, ed è in ciò che sta la sua grandezza.
A Mosè è stata consegnata la Torah e a lui è stato affidato il compito di condurre il Popolo Ebraico attraverso il deserto, fino in Eretz Isra’el, solo ad un uomo, di così alte virtù profetiche, poteva essere affidato un così grande compito.Naturalmente, una funzione importantissima svolgono anche gli altri profeti, i quali richiamano all’essenzialità e allo scopo ultimo della Torah, così come i “Libri Sapienziali” approfondiscono il significato dei precetti morali contenuti nella Torah.
Il valore attribuito alla Parola divina e all’elemento escatologico esercita una grande influenza sul Cristianesimo primitivo, nel prologo del Vangelo giovanneo che da questa trae la propria elaborazione teologica sul Logos, ma anche sulla prima speculazione dell’età giudeo-ellenistica di Filone d’Alessandria, che è il primo pensatore a tentare una conciliazione fra le categorie filosofiche greche e la fede ebraica. Anche lo sviluppo dell’apocalittica cristiana risente molto dell’influsso ebraico e, in particolare, del Libro di Daniele.La storia del giudaismo inizia con l’esilio a Babilonia nel 587 a.C, che mette fine al regno ebraico.
Il termine sembra essere stato scelto nel II secolo a dai giudei della diaspora per qualificarsi di fronte all’ellenismo. Nel Nuovo Testamento viene usato una sola volta (Gal. 1,13-14). I giudei di Palestina e quelli che vivono lontano formano una comunità religiosa unita dalla fede monoteista, lo studio della legge Torah e la speranza messianica. Qualche tempo dopo il ritorno dall’esilio,l’attività religiosa riprende nel Tempio di Gerusalemme, ma il giudaismo palestinese si dà nuove istituzioni: il Sinedrio e la sinagoga, dove scribi e dottori della Legge acquistano sempre maggiore importanza.Nel I secolo, il giudaismo è già un mondo polimorfo come quello che Gesù conoscerà, frammentato in numerose correnti: Farisei, Sadducei, Esseni, Zeloti, Battisti, Erodiani, Samaritani, Terapeuti.
Il cristianesimo nasce in seno a questa complessa molteplicità. Dopo la distruzione del Tempio , i Farisei sono i soli a sussistere. Uno di questi Jochanan Ben Zakkai, fonda l’accademia di Javneh e riorganizza il giudaismo, permettendogli di sopravvivere alla catastrofe del 135.In quest’ambito si sviluppa la tradizione rabbinica, che distingue la Torah scritta, consegnata nel Pentateuco, dalla Torah orale, consegnata nel Talmud, entrambe considerate di origine divina, poiché rivelate contemporaneamente a Mosè sul Sinai.
Per vivere secondo la Torah, un giudeo credente deve osservare quattro regole: la benedizione, lo studio biblico, la preghiera e i comandamenti. Fra questi la circoncisione, la celebrazione del Sabato, e l’osservanza dei divieti alimentari sono, oggi come ieri, i segni dell’identità giudaica.Sotto la spinta dei movimenti di emancipazione, molti giudei hanno abbandonato la pratica dei riti, ma continuano a considerare il giudaismo un patrimonio culturale e intellettuale comune. Il XX secolo segna il risveglio dei movimenti politico-laici e l’assimilazione del giudaismo a una entità nazionale.
In epoca rabbinica, il problema fondamentale dell’Ebraismo diviene quello di preservare la propria identità all’interno di un mondo a volte ostile, che, talvolta, concepisce l’Ebraismo come una dottrina propedeutica alla comprensione del Cristianesimo.Pertanto, i rabbini si preoccupano di preservare e di attualizzare il patrimonio della Torah, preoccupazione che inizia a trovare una sua prima concreta applicazione già nella stesura della Mishna e del Talmud babilonese e gerosolomitano.
In questo periodo, si assiste anche alla compilazione della Halakhah, che interpreta i precetti della Legge, pur considerando misteriosa, in ultima istanza, la volontà di Dio, e della Haggadhah, ossia la tradizione esegetica ed omiletica, che si esprime per mezzo di leggende, basate sul testo biblico, e aventi il compito di illuminarne i significati più reconditi.
Il Midrash o “Commento Biblico” racchiude ed interpreta sia la Halakhah che la Haggadhah.L’Ebraismo ha prodotto anche una filosofia vera e propria, la quale passa attraverso l’influenza stoica, neoplatonica ed aristotelica, quest’ultima mediata dai pensatori arabi come Avicenna e Averroè . Per quanto riguarda l’apporto filosofico, si ricordano, nel Medioevo ebraico, le figure di Yehudah HaLevi e di Mosè Maimonide.
L’Ebraismo sefardita si distingue per i suoi studi di natura filosofico-teologica, mentre l’Ebraismo ashkenazita si caratterizza per una maggiore concentrazione sugli studi talmudici e sulla mistica, la quale sfocerà nel movimento chassidico dell’Europa orientale.Il misticismo ebraico si radica nell’esperienza profetica e, soprattutto, nelle interpretazioni della Ma’asè Merkava l’ ”opera del carro”con cui si apre il Libro di Ezechiele.
Gli studi mistici danno vita alla Kabalah, che nasce nel XIII secolo in Provenza ad opera di Abraham Abulafia e che viene poi approfondita, nel XVI secolo, dalla scuola di Safed, di cui Isaac Luria è l’esponente di spicco.
In epoca moderna un grande studioso e riscopritore della Kabalah e della mistica ebraica in genere è stato il Scholem che le ha rivalutate da secoli di relegamento nella pseudo-magia.
Il movimento pseudomessianico del sabbatianismo prima, e poi del chassidismo polacco nella seconda metà del XVIII sec. rappresentano i momenti più significativi nello sviluppo del misticismo ebraico, misticismo che ha molto influenzato anche la dottrina ascetica cristiana.
È interessante notare la costante tensione, in seno all’Ebraismo, fra misticismo e filosofia, poiché, malgrado la diversa prospettiva, i problemi di fondo sono comuni: il rapporto fra Creatore e creatura, il legame fra finito ed infinito, la realtà del Male.
In età moderna, Moses Mendelssohn è il filosofo che, cerca di conciliare la haskalah o Illuminismo ebraico con la stessa modernità occidentale, mostrando come l’Ebraismo si armonizzi con le esigenze della ragione. Strade simili hanno percorso, più avanti, Hermann Cohen, Franz Rosenzweig e Martin Buber.Quattro sono le principali correnti dell’Ebraismo:Ebraismo ortodosso.
Si riconosce nella tradizione ebraica come codificata nel testo fondamentale dello Shulchan Aruch, e nell’esegesi dello stesso testo e nel suo adattamento alle mutate realta’ sociali, senza pero’ contraddirne i fondamenti.
Sono congregazioni particolari all’interno del movimento ortodosso i gruppi chassidici, che si rifanno all’insegnamento del Baal Shem Tov, un sapiente della fine del XVIII secolo che teorizzo’ l’etica ebraica come accettazione gradita delle Mitzvot, anziche’ vederne il solo aspetto di obbligo.Ebraismo conservativo, anche detto Masoretico, che conferma il valore etico-filosofico delle Mitzvot, determinandone l’obbligo di osservanza; rispetto all’ortodosso ha pero’ modificato importanti punti, specie della tradizione liturgica – il piu’ eclatante dei quali e’ la preghiera comune tra uomini e donne.
Ebraismo riformato: nato in Germania nel XIX secolo, si è ben presto diffuso negli Stati Uniti. L’Ebraismo riformato cerca di ridurre e relativizzare l’imponente complesso delle mitzvòt della Torah, che separano di fatto il popolo di Israele dal resto del mondo.
Nel tempo si e’ diviso in numerosi rami, piu’ o meno aderenti alle tradizioni ebraiche, fino, nei casi estremi, a rinunciare al riposo sabbatico e all’accettazione di un Messia (Cristo), mantenendo comunque l’attesa di un Messia futuro.
Una derivazione dal movimento riformato e’ l’Ebraismo laico umanista Ebraismo ricostruzionista: fondato negli Stati Uniti dal rabbino Mordecai Kaplan e dalla rabbina Ira Eisenstein si caratterizza da una forte somiglianza con l’Ebraismo riformato, da cui però si differenzia per una maggiore considerazione dell’aspetto tradizionale.L’ebraismo ortodosso e’ largamente maggioritario in Israele e nei paesi della Diaspora diversi dagli Stati Uniti d’America. Qui la maggioranza è divisa tra Conservativi e Riformati, essendo gli Ortodossi una minoranza relativa.
Gli Stati Uniti sono anche l’unico paese con una presenza significativa di Ricostruzionisti.Il pensiero filosofico e religioso ebraico e’ entrato in grande fermento dalla nascita del Sionismo, e soprattutto a seguito della fondazione, nel 1948, dello Stato di Israele.
Tra gli oggetti liturgici e culturali più importanti nella religione ebraica vi sono:Menorah, candelabro ‘a sette bracci’ , sipresente in tutte le case e sinagoghen acceso il Venerdi sera per celebrare il Sabato, giorno sacro per il popolo ebraico;Mezuzzah, piccolo contenitore della preghiera Shema , affisso in casa;Tefillin,sono le cinghie di cuoio indossate sulle mani e intorno alla fronte, legate a piccole scatole nere contenenti preghiere; cipricapo Kippah, lo scialle Talled bianco con fasce e sfrangiature di tessuto alle estremità;Hannukiah, candelabro ad ‘otto bracci’ utilizzato per accendere i lumi durante la celebrazione della festa di Hannukkah Festa delle luci.
Maghen David Scudo di Davide, stella a sei punte presente nella bandiera dello Stato di Israele insieme alle fasce blu del Talled, è diventato il simbolo del Sionismo fin dai primi congressi a cavallo tra XIX e XX secolo.Gli ebrei nel mondo sono circa 13 milioni e sono distribuiti in più di cento paesi; di questi, Israele è l’unico paese in cui l’Ebraismo costituisce la religione della maggioranza degli abitanti.
Le comunità ebraiche più numerose si trovano negli USA ed in Europa e la presenza ebraica è forte anche in Russia, in Asia, nell’America Latina ed in Australia.Gli ebrei italiani sono circa 35.000 su una popolazione di 57 milioni di abitanti; la metà circa vive a Roma, circa 10.000 risiedono a Milano, mentre gli altri sono sparsi in Comunità medie o piccole in tutta la penisola.
La Torah
Torah , dall’ ebraico: תּוֹרָה, significa insegnamento o legge e indica i primi cinque libri del Tanakh, noti anche col nome greco di Pentateuco , da pente cinque e teuchos libro, con la stessa parola l’ebraismo indica anche la Legge ebraica intesa in senso generale Torah shebiktav o “la legge che è scritta”, mantre Torah shebehalpeh indica le tradizioni orali codificate successivamente. Lo studio della Torah, come compendio di istruzioni divine date all’ebreo, è uno dei principali precetti dell’ebraismo.I libri della Torah sono:Genesi , in ebraico בראשית, Bereshit: “In principio”,Esodo (שמות, Shemot “Nomi”,Levitico ויקרא, Vayikra “Ed egli chiamò”,Numeri במדבר, Bamidbar “Nel deserto…”, e Deuteronomio דברים, Devarim, “Parole”, o “Discorsi”.
È consuetudine completare la lettura della Torah in un anno e per questo scopo essa è stata suddivisa in 54 parashoth, “porzioni” quanti sono i sabati negli anni lunghi di tredici mesi lunari. Negli anni di dodici mesi per alcuni sabati si legge una doppia parashà. Le parashoth prendono il nome dalla prima o da una delle prime parole con cui hanno inizio, e che ne riassume il messaggio principale.
La Torah non è una completa e sistematica legislazione, ma una base filosofica di tipo generale e un gran numero di leggi specifiche; e contiene anche la storia sacra del popolo d’Israele a cominciare dalla creazione del mondo. Le leggi sono spesso la reminiscenza di abitudini esistenti nell’Antico Oriente, ma hanno delle importanti variazioni concettuali rispetto ad esse.
La struttura del libro del Deuteronomio è differente dai precedenti, così talvolta i primi libri della Bibbia sono conosciuti come Tetrateuco (4 libri). Dal punto di vista storico il sesto libro della Bibbia, il libro di Giosuè, è la prosecuzione del Deuteronomio, per cui qualche autore parla di Esateuco.
I Samaritani avevano la loro versione della Torah contenente molte varianti, molto più vicine alla versione greca dei Settanta che al testo masoretico, portando alla conclusione che il testo samaritano si avvicina a versioni che erano comuni in Palestina ma sono state rigettate dai Masoreti. La Torah è il documento primario dell’ebraismo ed è la sorgente delle 613 mitzvot precetti e della maggior parte della sua struttura etica.
Secondo la tradizione questi libri furono dati a Mosè da Dio sul Monte Sinai, il dettato include sia le citazioni che ogni parola contenuta nel testo.I rabbini hanno considerato che non soltanto le parole forniscono un messaggio divino ma sono anche portatrici di un messaggio che si estende oltre loro, anche il più piccolo segno della lettera ebraica è stato messo là da Dio come insegnamento.
A monito di questo viene posta una yod nella frase: Io sono il Signore tuo Dio ed in quella spesso ripetuta: E Dio disse a Mosè poiché la yod è il più piccolo segno indipendente dell’alfabeto ebraico.Nella stessa maniera rabbi Akiva, che morì nell’anno 135, disse che aveva imparato una nuova legge da ogni et della Torah come dice il Talmud, trattato Pesachium 22b; la parola et non ha alcun significato da sola, serve soltanto a segnalare il caso accusativo.
Cioè per concludere, secondo la tradizione ebraica ortodossa la frase E Dio disse a Mosè è tanto importante quanto lo è quello che Dio ha detto a Mosè.Una interpretazione della Cabala è che la Torah costituisca il lungo nome di Dio che si è spezzato in più parole per permettere alle menti umane di comprenderlo, ma non è l’unico modo in cui può essere spezzato: secondo gli Ebrei Ortodossi le lettere e i suoni della Torah possono dare origine a significati differenti se spostati.
La tradizione vuole che la Torah sia stata dettata direttamente da Dio a Mosè e dcritta prima della morte di Mosè.Alcuni studi moderni affermano che il testo della Torah sembra essere stato redatto unendo differenti precedenti sorgenti: questa teoria è nota come Ipotesi Documentale, anche chiamata teoria JEDP.Anche i cristiani credono che la Torah sia parola di Dio, ma la maggior parte non crede che sia stata dettata direttamente da Lui a Mosè in una volta. Comunque la cristianità tradizionale afferma che mentre le citazioni di Dio sono letteralmente pronunciate da Lui, il resto del testo non sarebbe una citazione diretta ma parole umane scritte da un profeta sotto l’ispirazione divina. Così l’intera Torah è dovuta ad una santa rivelazione ma non è tutta una citazione.
La credenza cristiana che Gesù è sia completamente umano che completamente divino ha una analogia molto vicina al punto di vista dei cristiani riguardo la scrittura. Traduzioni di questi libri esistono da più di 2000 anni, la più antica e famosa delle quali è quella greca detta dei Settanta che, secondo la leggenda, si dice sia stata voluta da un faraone della dinastia tolemaica.
La più conosciuta traduzione dell’antichità è forse quella del Targum di Onkelos il Proselita, la quale è ancora usata come strumento per gli studi della Torah e citata ampiamente da Rashi in dibattiti di etimologia.La Torah, che sta alla base del Vecchio Testamento cristiano, ebbe la sua ufficializzazione terminologica solo intorno al VII secolo d.C. Infatti prima di tale periodo della Torah esistevano più versioni che differivano nelle interpretazioni delle singole parole. Causa di ciò risiede nella natura consonantica della lingua ebraica.
L’ebraico scritto infatti non ha vocali, queste sono inserite mentalmente da chi legge a seconda del contesto. Un esempio in italiano potrebbe essere dato dalle due lettere “CS”, le cui possibili vocalizzazioni possono essere, a causa del contesto, “CaSa”, “CoSa”, “CaSo”, “CoSo”. Prima del VII secolo d.C. ognuna delle quattro parole sarebbe potuta essere accettata, in quanto potenzialmente corretta.
Photo Gallery: Jewish world
Fonti:
Wiki
Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo
Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea
Unione delle Comunità ebraiche italiane
European Association for Jewish Studies – EAJS
La porta dell’ebraismo italiano in rete
Global Directory of Jewish Museums
L’Ebraismo spirituale e non solo,
Centinaia di lezioni sull’ebraismo
P.Johnson, A History of the Jews, HarperCollins, 1988.
H.Küng, Ebraismo, Rizzoli, Milano 1993
E.Gugenheim, L’ebraismo nella vita quotidiana, Giuntina, Firenze
C.Grottanelli, Ebraismo e Cristianesimo, Gius. Laterza,Bari-Roma, 1995.
Leibowitz, La fede ebraica, Giuntina, Firenze 2001 IBN 88-8057-128-1
Merlo, La religione dell’antico Israele, Carocci, Roma 2009
M.. S. Smith, The Origins of Biblical Monotheism, OUP, Oxford 2001
M. Tufarulo, Ebraismo ed eternità, Silarus, 2006