La lussureggiante Dominica è la prima delle Windward o isole del Vento sulle rotte delle Indie Occidentali Britanniche verso il continente America, il tre novembre 1493 Colombo la incrociò nel suo secondo viaggio alla scoperta del Paradiso e la battezzò così essendo di domenica, ma non fece in tempo a prenderne possesso perchè dalla jungla emersero i bellicosi indigeni chiamati Caribe di probabile stirpe Taino, antenati delle piccole comunità che ancora sopravvivono nell’interno. Tra gli ultimi indios di quell’ america indigena d’ una razza sterminata in pochi anni nel resto dei Caraibi a seguito della conquista, solo in questa piccola isola montuosa e coperta di foresta, gli indigeni sono riusciti a resistere alla colonizzazione tentata invano da francesi ed inglesi che si alternarono al suo possesso per quasi due secoli, fin quando sua maestà britannica non offrì di acquistarla nel 1805 e la colonizzò, lasciando ai Caribe la parte più interna e selvaggia. Degli otto milioni che popolavano i Caraibi all’arrivo degli europei, i quattrocento di Dominica è tutto ciò che rimane di una razza sterminata in meno di cinquanta anni, fieri discendenti di quei guerrieri Taino provenienti dall’Amazzonia e la Guyana che sottomisero gli Arawak e si scontrarono con i Conquistadores che s’apprestavano ad aprire sanguinosamente le loro vie dell’Eldorado nel vicino continente America.
Sopravvivono isolati in una riserva di sei minuscoli villaggi nella foresta, Bataka ,Salybia e altri nomi che evocano antichi clan e strane tradizioni ancora vive tra i gruppi di capanne tra i banani. Nessuno è mai riuscito a convertirli e nella loro lingua non vi sono termini che esprimono concetti religiosi, nel loro animismo esistono gli spiriti della natura e manitu che ne è l’essenza maligna, la morte è concepita solo se il defunto è visibile e chiunque è considerato vivo se non se ne è visto il cadavere, anche coloro che sono scomparsi in tempi remoti, così quando qualcuno muore il corpo viene conservato a lungo affinchè tutti lo possono vedere e considerarlo defunto prima di seppellirlo. I Caribe non concepiscono la morte e il tempo in sè come qualsiasi altra idea astratta, non hanno riti nè cerimonie religiose, non sanno esprimere odio, vendetta, gelosia e ogni altro risentimento, solo ubriacandosi riescono a scatenanare risentimenti e vendette, durante le feste e abbondanti bevute colui che aveva risentimento per un altro gli fracassava il cranio con una clava all’improvviso e senza trasparire emozioni, se i parenti non reagivano tutto era finito, altrimenti iniziava una lunga e violenta faida.
Un mondo lontano ed estraneo dalle casette coloniali basse e colorate della capitale Roseau con il vecchio Fort Young, le chiese cattolica, metodista e anglicana che si distribuiscono equamente le anime dei neri afroamericani discendenti dagli schiavi africani e i pochi bianchi dai tranquilli ritmi della vecchia Inghilterra vittoriana, non manca un vecchio fortino abitato da fantasmi sulla cima del colle fiorito di Morne Bruce. Il resto dell’isola è una grande foresta tropicale selvaggia ed intatta dal tempo della scoperta, l’unica strada costiera collega i villaggi affacciati sulla costa di Pointe Michel e la baia di Soufrière, raggiunge le sorgenti solforose nella jungla e l’antico presidio di Scotts Head che dominava la punta più meridionale dell’isola dove una striscia di terra separa le onde turbolente dell’Atlantico dalla calma lagunare del mar caraibico con le colonie di tartargughe marine . L’altra strada si arrampica sui rilievi lussureggianti in un magnifica natura che racchiude i suoi tesori selvaggi e incontaminati con una fauna dalle rare specie così come la variopinta e suggestiva flora tra le cascate Trafalgar e il massiccio di Trois Pitons che domina la foresta pluviale e la Secret bay, le grotte di Emeral Pool ove piccole cascate precipitano a formare uno specchio cristallino, i laghi di Freshwater e Boeri hanno riempito gli antichi crateri dei vulcani latenti che generarono l’isola e ancora fanno ribollire di zolfo il Boiling Lake che spande i vapori nella foresta come un girone infernale. Attraversato l’ambiente grandioso e selvaggio dell’dell’isola, la strada scende sulla costa settentrionale per il vecchio villaggio di Marigot e prosegue lungo spiagge deserte fino alla baia Prince Rupert dominata dal Morne Diablotin, con la vecchia Portsmouth coloniale, da dove si allunga la penisola di Cabritis e Scotts Head che gli inglesi dominavano con la fortezza di Shirley per controllare le rotte delle loro Indie Occidentali di Sopravento.