La regione compresa in gran parte nel Pakistan centrale fu la culla di una delle più antiche civiltà asiatiche, estesa ad ovest fino al territorio nord orientale dell’ Afghanistan e da dove si apre la sua vasta valle attraversata dal corso superiore del fiume Indo ad est attraverso le pianure del Sindh fino alla regione indiana nord orientale del Gujarat e ne prese nome come la grande civiltà dell’ Indo. Da sempre crocevia di migrazioni, invasioni e commerci tra le regioni dell’ Asia Centrale e l’ India , il più antico popolamento risale al paleolitico inferiore con la cultura di Soan nell’ omonima valle pakistana che si estese per il territorio lungo la catena dei monti Sivalik dalla valle dell’ Indo ad est fino a quella del Brahmaputra, seguito dal VII millennio a.C. con la neolitica cultura di Mehrgarh che prende nome dal suo più vasto sito rinvenuto nel territorio centro occidentale del Beluchistan. Successivamente sono iniziati i vari periodi della civiltà nella valle dell’Indo, quello definito Pre Harappa tra il VII e la metà del V millennio ha lasciato il suo più antico centro nel sito di Bhirrana nei pressi di un villaggio del distretto di Fatehabad nello stato indiano settentrionale dell’ Haryana. In questo periodo si estese l’agricoltura attorno ai primi centri e la produzione di ceramiche continuato con la cultura di Hakra nella stessa regione dell’Haryana ove il più antico centro rinvenuto si trova nel sito di Rakhigarhi, dalla fine del IV millennio a metà del II più a sud nel Gujarat si diffuse la cultura di Anarta , mentre dall’ inizio del III millennio si diffondevano le culture dell’ età del bronzo in India.
Culture dell’Indo
Per i relativi ritrovamenti il periodo è definito anche cultura della ceramica Nera e Rossa nella valle dell’ Indo preceduta da quella della ceramica Ocra diffusa dal Punjab orientale e il vicino Rajastan fino all’Uttar Pradesh occidentale, gli archeologi britannici nel 1853 cominciarono a rinvenire i resti di quelle antiche culture nel Punjab occidentale, gli scavi continuarono per decenni fino al 1921, quando le scoperte svelarono la culla di quella che fu la grande Civiltà dell’Indo nel territorio attraversato dal fiume ove era fiorita una delle più antiche asiatiche. Nella regione settentrionale indiana ha lasciato una gran quantità di siti nella valle dell’ Indo con centinaia nel territorio pakistano ove tra gli altri nell’ età del bronzo venne fondata la grande città di Harappa, nella valle del Sind dalla seconda metà del II millennio a.C. sorse e fiorì l’altro vasto centro di Mohenjo-daro che, rinvenuti nel 1922 ha lasciato i suoi resti nel sito proclamato anch’ esso patrimonio culturale Unesco sulla riva destra dello storico fiume. Tra le più grandi città dell’ epoca edificate in quella che è definita l’ antica e grande architettura Harappana con estesi quartieri, edifici pubblici, palazzi, residenze e templi paragonabile a quella dell’ antico Egitto nello stesso periodo e delle grandi civiltà sorte nella regione mediorientale della Mesopotamia, coincidevano con l’ apogeo di quella civiltà che si stese dal Pakistan a sud per l’ India nord orientale, ad est verso i contrafforti dell’ Hindo Kush attraversato poi da antiche vie di migrazioni e commerci dall’ Afghanistan e ad ovest ove sorsero poi le prime civiltà dell’ antica Persia sull’altopiano iranico. Alcuni sigilli e resti risalenti all’ epoca rivelano che nel XXIV sec. a.C. trafficava con i regni Akkadico di Sargon e il successivo Sumero di Ur della più antica civiltà Mesopotamica. L’ agricoltura era fiorita con l’ irrigazione nel controllo delle periodiche inondazioni del fiume e un’avanzata ingegneria idraulica nella valle dell’ Indo con serbatoi ed edifici, mentre venne intensificato l’ allevamento in una ricchezza che permise la serie di invenzioni e scoperte nella civiltà dell’ Indo rimasta tra le più evolute dell’ epoca ove tra le altre innovazioni venne adoperata la prima forma di scrittura Harappana dai segni simbolici ancora non decifrata. Una grande produzione artistica e tra le prime della ceramica in India dalla raffinata fattura dipinta e decorata, tessuti, gioielli, oggetti in legno, assieme ai prodotti agricoli e spezie, per i commerci regolari in una delle più antiche vie commerciali della storia assieme alle relazioni culturali con la Mesopotamia dalla regione ove sorgevano le due grandi città che ancora ergono i loro resti corrosi dalla storia in Pakistan, mentre vennero aperte le prime rotte costiere che poi divennero la Via delle Spezie tra l’Asia occidentale ed orientale. La cultura era fondata sulle tradizioni religiose dell’ Indo ancora non delineate che in parte anticipavano la successiva diffusione dell’ Induismo fondato sui culti portati poi con le migrazioni delle popolazioni di stirpe Indoariane nella regione depositari e diffusori della più antica cultura e tradizione Vedica, tra le altre il culto di una divinità maschile protettrice nella rappresentazione fallica del Lingam simile a Shiva, assieme a quello della Dea Madre protettrice della fertilità come la Yoni che ricorda la Sakti hindu. Sembra che era praticato anche il tremendo uso funebre Hindu della Sati nel sacrificio della moglie del defunto, ma prima dell’ uso della cremazione veniva uccisa invece che arsa al rogo assieme al congiunto.
Harappa
Alla fine del III millennio a.C. risale l’ inizio della grande civiltà nella valle dell’ Indo con la fondazione della prima città fortificata di Harappa estesa e fiorita per i due successivi con mura, quartieri, edifici, palazzi e templi dell’ evoluta architettura della cultura di Harappa lasciando i suoi imponenti resti nell’ omonimo sito archeologici dichiarato anch’ esso come altri nella regione patrimonio culturale Unesco. Come nelle altre antiche civiltà nel suo fiorire sorsero grandi opere pubbliche notevole evoluzione tecnica ed architettonica per l’ epoca, tra tutte le poderose mura difensive in mattoni spesse dodici metri che circondavano la città per oltre cinque chilometri, ma durante il periodo del British Raj l’ idiozia coloniale dell’amministrazione inglese nel 1857 smantellò gran parte delle millenarie mura per adoperarle nella costruzione della ferrovia settentrionale in Pakistan sulla linea Lahore-Multan. Nel tardo periodo di Harappa si imposero diverse culture locali, dal III millennio a.C. a metà del I fiorì quella che ha lasciato i suoi resti nel sito di Dholavira nel deserto del Gujarat nord occidentale ove si stende la grande laguna salata di Kutch disteso sull’arida isola di Khadir, tra i meglio conservati dell’ epoca dichiarato patrimonio culturale Unesco con la cittadella fortificata e una necropoli tra i vari edifici oltre a serbatoi e canali per l’ irrigazione. Laboratori per la lavorazione di perle, rame, conchiglie, gioielli, pietre semipreziose, terracotta, oro, avorio e altri materiali, che ne rappresentano il livello artistico e tecnologico , commerciati con la Mesopotamia e la penisola dell’Oman. Nel limitrofo territorio sulla penisola di Saurashtra alla stessa epoca risale il sito di Rangpur dalle stesse caratteristiche con una grande produzione di raffinate ceramiche e sigilli, più a nord nel Sind pakistano la cultura di Jhukar fiorita dal XIX al XV secolo a.C. contemporanea nel Punjab alla cosìdetta cultura del Cimitero H che dai resti rivela un’evoluzione dell’ uso di mattoni, nella ceramica dipinta e la cremazione per le cerimonie funebri con i resti conservati in urne decorate.
Lothal
Al XXII secolo a.C. risale la fondazione della costiera città di Lothal che fu il centro più meridionale della civiltà dell’Indo con il suo porto , scoperta nel 1954 sul golfo di Khambat come la più antica città portuale del Gujarat dal molo artificiale più antico al mondo collegato da un canale all’ estuario del fiume Sabarmati, oltre ai resti del porto, canali e cantieri navali, attraversando il vasto sito archeologico di Lothal, su un colle si erge quella che ne fu l’acropoli che dominava la città bassa servita da una rete fognaria con gli edifici residenziali e pubblici, i magazzini e la fabbrica di perline, proclamato patrimonio culturale mondiale Unesco. La società doveva essere divisa in una casta di governanti, amministratori e sacerdoti che abitavano l’acropoli e la città alta, mentre quella bassa era dimora del resto della popolazione di lavoratori, artigiani e mercanti, regolata da leggi e consuetudini sociali, mentre la religione si fondava su una divinità del fuoco venerata in altari rinvenuti e rappresentata in ceramiche e sigilli, dai resti di arredi funebri probabilmente praticavano sacrifici simili al Gavamayana come il culto di animali sacri e altre ritualità della successiva tradizione Vedica, così come di una divinità marina simile alla Dea Madre, mentre altri resti funebri confermano la pratica della cremazione- Come le altre grandi città sorte dall’ età del bronzo nella civiltà dell’ Indo, all’ epoca aveva tra le più avanzate forme architettoniche ed urbanistiche, oltre all’ evoluta ingegneria e scienza, una notevole produzione metallurgica, raffinata arte nella ceramica, perline e gioielli, fiorì come grande centro commerciale per i traffici marittimi con l’ antica Mesopotamia dai regni Sumeri, Akkad, Elam e Babilonese, lungo le coste del mar Arabico, le dinastie del medio e nuovo regno in Egitto risalendo il mar Rosso. Una delle più antiche rotte marittime iniziata fin dalla media età del bronzo, quando da resti di manufatti, iscrizioni e sigilli Sumeri si sa che erano intensi i commerci con un centro costiero chiamato Meluhha o Melukhkha non ancora identificato sulla rotta dal Gujarat attraverso il Golfo di Oman ove dal XXIII secolo a.C. fiorì il porto con la città stato di Makkan e non distante dalla fine del IV millennio sorgeva l’altra città costiera mesopotamica di Dilmun.
Mohenjo-daro
Nel Punjab pakistano la città di Ganweriwal era tra le più grandi della civiltà dell’Indo, ma è stata solo identificata senza scavi, mentre nel 1924 fu scoperto il sito e ben presto iniziarono gli scavi di quella che si rivelò l’antica e vasta città di Mohenjo-daro sulla sponda est del fiume Indo circondata da mura poderose e dalla fondazione almeno dieci differenti centri si sono sovrapposti nella sua lunga storia. L’ ultima stratificazione rivela grandi costruzioni in una cittadella probabilmente destinata a dignitari e sacerdoti, sotto si stendevano i quartieri popolari costituiti con edifici più semplici in quartieri definiti per la diversa condizione sociale degli abitanti che fanno pensare ad una divisione che anticipava il sistema molto più restrittivo delle caste in India importato dopo il declino della civiltà dell’ Indo della migrazione della popolazione indoariana. Molte sculture , fregi e sigilli raffigurano divinità diverse di una religione politeista con una suprema femminile rappresentata come Dea madre simbolo di fertilità, Il potere era gestito da sovrani che governavano con una corte di funzionari sulla popolazione di contadini, artigiani e mercanti, concepiti come emanazioni delle divinità e quindi anche sommi sacerdoti in quella che era sicuramente una società teocratica, ma molto avanzata per l’ epoca. Ogni quartiere della città era servito da canalizzazioni fognarie, pozzi, depositi e granai, esercizi commerciali per la vendita al minuto, con sigilli che indicavano il tipo di merci e pittogrammi fondamento della prima forma di scrittura dell’Indo, come ad Harappa gli oltre trentamila abitanti erano un’ enorme una popolazione per un centro del II millennio a.C., vivevano in case di mattoni e fango servite da un sistema fognario, quelle più grandi e i moltissimo granai possedevano condotti di areazione che preservava granaglie e persone dal caldo torrido della regione. Nel sito di Mohenjo-daro come lo si trova con i resti dei suoi quartieri, edifici e palazzi , gli scavi hanno portato alla luce tra i più vasti rinvenimenti di sigilli dell’ Indo trovati a migliaia in gran parte decorati da incisioni su pietra, tra le altre il più celebre sigillo di Pashupati che raffigura una divinità con tre teste simile alle rappresentazioni diffuse all’ epoca tra le civiltà mediorientali e ed egizia come signore degli Animali, interpretato anche come la più antica rappresentazione simile alla divinità del successivo induismo indiano Shiva. Una gran quantità di reperti che ne raccontano la storia, oltre un elevato libello artistico ove tra le molte sculture rinvenute la più celebre piccola in steatite che raffigura il Re sacerdote, oltre raffinate e in bronzo come la più rappresentativa statuetta che dagli archeologi britannici fu chiamata Dancing_Girl raffigurante un’ enigmatica fanciulla danzante, assieme ad altri rivenuti nei siti della valle dell’ Indo gran parte dei reperti sono conservati nel museo nazionale del Pakistan a Karachi, molti a Delhi nel museo nazionale indiano esposti nella galleria di Harappa e diversi nella sezione del sud est asiatico nel British Museum di Londra. La più antica Harappa dalla cultura diffusa negli altri centri della regione, come l’ancor più vasta città di Moenjo-daro, iniziarono a decadere per violente alluvioni provocate dal fiume Indo seguite nel XVII sec.a.C. da terremoti ed altre calamità naturali, l’ agricoltura fiorita con le irrigazioni fluviali ne subì danni irreparabili e il territorio fu abbandonato assieme alle città sgretolate dai sismi, la popolazione si rifugiò in centri minori lontani dalla furia degli elementi. Mentre la grande migrazione Indoariana si estendeva tra l’ India nord orientale e la valle dell’ Indo che dalla metà del I millennio diffuse la cultura Vedica, nella vasta regione si dissolse la grande civiltà dell’ Indo e rimase avvolta per millenni nelle nebbie confuse della storia e della leggenda fino a quando qualcuno pensò che sotto quei cumuli di pietre poteva nascondersi un mondo antico da scoprire aprendo un’ altro capitolo nella lunga ed affascinante storia dell’ archeologia.