Buddismo

Il Buddismo storicamente è un’ evoluzione dell’ induismo, ma nella sua essenza non è interamente associabile ad una religione o filosofia teoretica, piuttosto in una complessa disciplina spirituale fondata nel VI secolo a.c. in India dal maestro spirituale Siddhartha, divenuto poi Buddha l’Illuminato. Tale disciplina, attraverso il raggiungimento del satori “risveglio spirituale”, indica la Via o ottuplice sentiero per il superamento della condizione di sofferenza esistenziale in cui versa l’umanità, specificata nella dottrina delle Quattro Nobili Verità. La diffusione del buddismo in Asia fu in gran parte opera di monaci su quelle antiche vie commerciali che collegavano il mondo antico. Ad ovest raggiunse l’ attuale Pakistan dove, incontrando arte greca giunta in Asia con Alessandro Magno, sorse lo stile Gandhara del quale uno degli esempi più alti furono i grandiosi Budda di Bamyan in Afghanistan distrutti recentemente dal criminale fanatismo dei Talebani. Sulla stessa via il buddismo si diffuse nel Turkestan cinese dove rimangono i siti di monasteri e santuari nel deserto. In Indocina si diffuse più tardi nel regno hindu cambogiano Khmer, nei regni Thai, Laos, Vietnam e in Birmania, paesi dove alle antiche testimonianze si affiancano templi, pagode e monasteri edificati nei secoli. In Himalaya le tribù tibetane si convertirono al buddismo e fiorirono vari regni ispirati alla dottrina dell’ “Illuminato” in Ladakh, Nepal, Tibet, Sikkim e Bhutan, dove sorsero città, templi e monasteri che ancora si ergono tra nelle splendide valli himalayane , assieme a centri di pellegrinaggi buddisti che convivono con alcuni hindu. Súi sentieri di queste Vie dei pellegrini assieme ai fedeli viaggiavano anche merci e culture diverse tra le alte valli himalayane l’ India e la Cina.

buddismo e societàCos’è il Buddismo

Il buddismo è la disciplina spirituale sorta dall’esperienza mistica vissuta dal personaggio storico di Siddhartha Gautama e che si compendia nei suoi insegnamenti, fondati sulle Quattro Nobili Verità. Con Buddismo si indica anche l’insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali che hanno in comune il richiamo agli insegnamenti di Siddhartha Gautama in quanto Buddha; insieme sviluppatosi a partire dal VI secolo a.C. soprattutto nell’Asia orientale dall’India attraverso Tibet, Cina, Corea, Giappone, Indocina.Gautama Siddhartha, detto Shakyamuni saggio della tribù Shakya, visse nell’India del Nord circa tra il 563 a.C. ed il 483 a.C., era detto Buddha, ovvero colui che è risvegliato. Il Buddha nacque durante il viaggio che doveva portare la regina Maya, moglie del nobile guerriero Suddhodana, a partorire il primo figlio nella casa paterna. Ma la tradizione vuole che la giovane non raggiunse mai la casa e partorisse in un boschetto a Lumbini nel sud del Nepal, mettendo al mondo colui che sarebbe diventato il Buddha. Prima di intraprendere la sua ricerca spirituale, egli viveva nell’agio presso il palazzo del padre. Poco prima di compiere trent’anni il principe uscì dal palazzo e in quattro occasioni diverse vide un neonato, un malato, un vecchio, e un funerale. Queste esperienze del tutto nuove per lui lo fecero riflettere sulla vita cominciando a elaborare quello che sarà il cardine del pensiero buddista: risolvere le quattro “sofferenze” fondamentali della vita: Nascita, vecchiaia, malattia, morte. Alla base della dottrina buddista stanno le quattro nobili verità. Si narra che il Buddha, meditando sotto l’albero della bodhi, le comprese nel momento del risveglio. Duhkha o il dolore associato alla malattia, alla vecchiaia, alla morte ed alla nascita; all’essere associati allo spiacevole e separati dal piacevole; dal non ottenere quello che vogliamo. In breve si soffre perché non ci si rende conto che tutto è destinato a finire.Samudaya stabilisce che la sofferenza non è colpa del mondo, né del fato o di una divinità; né avviene per caso. Ha origine dentro di noi, dalla ricerca della felicità in ciò che è transitorio, spinti dal desiderio trsna, in pali: tanha o “brama”,per ciò che non è soddisfacente. Si manifesta nelle tre forme di “kamatrsna” o desiderio di oggetti sensuali; “bhavatrsna” o desiderio di essere; “vibhavatrsna” o desiderio di non essere.Nirodha è la cessazione per conoscere la fine della sofferenza occorre lasciare andare trsna, l’attaccamento alle cose e alle persone, alla scala di valori ingannevole per cui ciò che è provvisorio è maggiormente desiderabile.Marga è la strada da intraprendere per avvicinarsi al nirvanail nobile ottuplice sentiero. Ciò che l’uomo considera il suo sé è costituito da cinque elementi, detti skandha: Rupa la parte corporea o sensibile,Vedana la sensazione, ciò che ci fa provare il piacere e il dolore,Samjna ciò che percepisce e crea la comprensione del mondo, Samskara le predisposizioni che originano dal karma legge di causa ed effetto,Vijnana la coscienzaIn base a questa visione, viene definito il Nobile Ottuplice Sentiero, che si articola in tre gruppi di indicazioni: il primo gruppo riguarda la saggezza pañña ,Retta Conoscenza, il riconoscimento delle quattro Verità;Retta Risoluzione, l’impegno nel padroneggiare il trsna l’attaccamento al desiderio di vivere, alla brama ed all’avidità di esistere, di divenire o di liberarsi, al desiderio di affermare il proprio “sé esistente” in modo da non lasciarsi condizionare dalla sete di esistere, causa del “Samsāra“.Il secondo riguarda la moralità sila :Retta Parola, l’astenersi dal mentire e dall’ipocrisia; Retta Azione, evitare di causare sofferenza a sé stesso ed agli altri esseri;Retti Mezzi di Sussistenza, sostenere la propria vita su lavori non basati sulla sofferenza propria o altrui.Il terzo riguarda la concentrazione e la meditazione samadhi:Retto Sforzo, lasciare andare gli stati non salutari e coltivare quelli salutari;Retta Consapevolezza, mantenere la mente priva di confusione, non influenzata dalla brama e dall’attaccamento trsna;Retta Concentrazione, cioè mantenere il corretto atteggiamento interiore nella meditazione dhyāna.Vi sono quattro dhyāna o jhana : condizione di soddisfazione dovuta alla riflessione e all’investigazione, la tranquillità senza riflessione nell’investigazione,assenza di ogni condizionamento proveniente dal trsna che sta alla base della sofferenza, premessa questa indispensabile al conseguimento del successivo stadio, infine il nirvana, superamento della sofferenza esistenziale attraverso il “pensiero-senza-pensiero” e l’ “agire-senza-agire” conseguenti alla realizzazione del perfetto “risveglio spirituale“, la cosiddetta “buddhità“, presente in ogni essere umano, talvolta anche definita “vacuità“.La parola dhyāna è all’origine della parola sinogiapponese zen: quando il Buddismo arrivò in Cina, fu adattata alla lingua cinese chan. In seguito il Buddismo fu introdotto in Giappone e un’importante scuola porta questo nome. Buddha, nella sua ricerca e nella sua predicazione, si rifiuta di affrontare questioni di tipo religioso riguardanti l’esistenza di un principio divino assoluto, o l’eventuale natura di un’anima separata dal corpo: questioni di questo genere non vengono né negate né affermate, ma semplicemente lasciate nel silenzio. Il Buddismo si distaccò nettamente dall’induismo del tempo, il quale aveva invece al suo centro l’identità tra l’io individuale e l’Assoluto divino. Anche riguardo al Nirvana, che pure è l’obiettivo ultimo della pratica Buddhista, il Buddha e la letteratura Buddista successiva preferiscono definirlo in negativo, senza affermarne nulla al riguardo. Ciò significa che il Nirvana che è al di là della possibilità del linguaggio e del pensiero, che è inesprimibile attraverso delle categorie concettuali avendo la sostanza della vacuità.Dal punto di vista hinduista, si configura come non religiosa.

quattro nobili verità

Buddismo: Religione e filosofia

Dopo la scomparsa del Buddha, si verificò un processo di “divinizzazione” del maestro, concepito sempre meno come semplice uomo e sempre più come creatura dotata di facoltà prodigiose e sovrumane. A questo processo di divinizzazione si affiancò un vero e proprio culto popolare relativo al Buddha e alle sue reliquie contenute nello stupa. Poi si sviluppò una fenomenologia devozionale, composta di templi, preghiere e mitologia che si configura entro certi limiti come una vera e propria religione. Da questo punto di vista c’è chi afferma che, specie per quanto riguarda il Buddismo Mahayana, e soprattutto per quanto riguarda l’Amidismo, il Buddismo o alcune sue tradizioni, siano a tutti gli effetti una religione.Le diverse scuole del Buddismo rifiutano di definire in senso positivo un eventuale principio divino Assoluto, non viene comunque negata l’esistenza di entità superiori all’uomo, cioè le varie divinità dei politeismo. Il Buddismo, in tal senso, non negò l’esistenza dei deva nell’hinduismo così come non negò quella dei kami giapponesi e anzi ne aggiunse d’altri propri: soltanto, dal punto di vista Buddhista anche queste divinità non concepite come eterne o incorruttibili fanno parte, assieme all’uomo e a tutte le altre creature viventi, del ciclo del divenire e della sofferenza. Il buddismo inventò perciò molti episodi in cui uno di essi, o una folla di divinità, discende dal cielo per ascoltare rispettosamente la parola del Buddha o per rendergli qualche servizio, annoverandoli fra i laici, facendone devoti modello e protettori del buddismo.Nei paesi a maggioranza Buddhista o dove il Buddismo ha grande influenza culturale viene visto e vissuto come una religione. Dato che il Buddha ha sempre di fare affermazioni sull’Assoluto, molti pensano che il suo insegnamento sia certamente “ateo“Altri sostengono che il Buddismo sia sostanzialmente ateo per il fatto che, nonostante il Buddha non abbia mai negato le tradizionali divinità specifiche del brahmanesimo che successivamente divenne induismo, queste divinità non possono evitare all’Uomo le sofferenze della vita, per cui credere o non credere in loro non cambia le cose e l’Uomo, secondo il Buddha, deve invece trovare il cammino che conduce al proprio “risveglio interiore” ed alla personale completa realizzazione spirituale, attraverso la propria pratica individuale ed il vaglio della propria personale esperienza il dhamma-vicaya seguendo il metodo introspettivo indicato dal Buddha stesso il Bodhipakkhika Dhamma.Inoltre anche la Chiesa Cattolica definisce il Buddismo di sostanziale ateismo, riconfermato da Papa Wojtyla che nel “Varcare la soglia della speranza”, du un precedente documento del Concilio Vaticano II Nostra Aetate del 1965.

L’interpretazione atea del Buddismo è confutata da chi sostiene che si fonda invece sull’equilibrata “Via di mezzo” il Nobile Ottuplice Sentiero che rifugge sia dal teismo sia dall’ateismo.Quindi il Buddismo in quanto espressione della “Via di mezzo” indicata dal Buddha nel suo famoso e fondamentale “discorso di Benares“, non può che prescindere sia dall’ideologia del teismo sia da quella dell’ateismo. Il Buddismo non nega nulla, ma è una religione senza dio, anima, culto e mistero, basata sulla comprensione delle concezioni su cui poggia e non sulla fede. C’è stata una sola setta, la mahàsàmghika dei lokottaravàdin che consideravano buddha un essere trascendente lokottara, e il buddha storico solo un fantasma nirmànakàya emanato da questo. Furono loro a scolpire gli enormi buddha di Bamiyan, distrutti dall’ idiozia dei talebani. Anche se nell’intenzione della setta c’era idolatria, le statue rappresentavano un uomo e non un dio, e i talebani hanno distrutto una raffigurazione umana e non divina perché buddha è comunque solamente un uomo. Anche l’assolutismo, nell’accezione non trascendente, cioè nel decidere di considerare definitivo un solo elemento tra molti presi in esame, non è estraneo al buddismo, anzi il Buddismo argomenta come l’insegnamento della Legge da parte degli Svegliati si svolge in base a due verità: la verità relativa del mondo e la verità assoluta. Quest’ultima è l’illusione dell’esistenza di quelle quattro sante verità che il buddista abbraccia quando mette in moto la Ruota della Legge, fino ad allora il buddista conosce le quattro sante verità, ma non le abbraccia e si illude che esistano, e questa è la verità relativa del mondo. La presenza di questioni viste come incongruenti nella dottrina del Buddismo più antico generò speculazioni teoriche , basate su sofisticati sistemi di logica, che discutono questioni come quelle dell’esistenza dell’io, o di un principio di causalità, che possono trovare dei paralleli all’interno della filosofia di origine europea. Tali speculazioni si trovano ad esempio nella scuola del Madhyamaka o del Vijnanavada.Nel Buddismo le speculazioni teoriche non sono una descrizione della realtà , tipica della filosofia occidentale moderna, ma strumenti transitorî per dissolvere i proprî preconcetti razionali rispetto alla realtà in vista.Anche la dialettica platonica serviva per poter ascendere al puro mondo delle idee, e allo stesso modo le scuole ellenistiche adoperavano la ricerca speculativa per uno stato mentale al riparo
dai turbamenti emotivi come nello Stoicismo o nell’Epicureismo o per una realtà ulteriore non definibile come nel Neoplatonismo. Nella filosofia greca inoltre l’ascesi filosofica spesso adoperava esercizî fisici, come il controllo del respiro, simili a quelli buddisti.Vi sono anche similitudini con la teologia negativa ispirata al Neoplatonismo e con Pseudo-Dionigi, Meister Heckart e Nicola Cusano .

Testi e tradizioni del Buddismo

I testi sacri del Buddismo sono raccolti in vari canoni: Pali, Sanscrito , Canone cinese da zang jin, e il Canone tibetano Bka’-’gyur Kanjur, a seconda delle lingue degli scritti. Il Canone Pali è proprio del Buddismo Theravada, e si compone di tre pitaka, o canestri: il Vinaya Pitaka, o canestro della disciplina, con le regole di vita dei monaci; il Sutta Pitaka o canestro della dottrina, con i sermoni del Buddha; infine l’Abhidamma Pitaka o canestro della filosofia, che raccoglie i commenti alla dottrina esposta nel Sutta Pitaka. Per i canoni sanscrito, cinese, e tibetano, adottati dalla tradizione Mahayana le suddivisioni variano. Il canone sanscrito è pressoché interamente perduto, rimangono solo delle opere singole mentre delle altre opere di cui era composto rimangono solo traduzioni nel Canone tibetano.Il canone sanscrito era utilizzato sia dalle scuole del Buddismo Theravada che del Mahayana e Vajrayana infatti il Vinaya Pitaka sanscrito della scuola dei Mulasarvastivadin, tradotto in tibetano, è attualmente la regola monastica adottata dal Buddismo tibetano. Il Buddismo si estinse in India, paese d’origine, approssimativamente attorno al XIV sec. Tuttavia durante più di 1500 anni di storia il Buddismo Indiano ha sviluppato indirizzi e interpretazioni diverse, anche estremamente sofisticate.Il Buddismo Theravada anche noto come il Buddismo degli Anziani o degli Sthavira è la scuola originatada quelle antiche comunità che scelsero un approccio più ortodosso e letterale all’insegnamento del Buddha storico, in special modo in contrapposizione ad alcuni insegnamenti innovativi proposti dal Buddismo Mahayana. La tradizione Theravada è stata recentemente reintrodotta in India, sebbene rappresenti una sparuta minoranza, ma fiorì soprattutto in Sri Lanka e da lì, per le vie commerciali meridionali si diffuse in alcuni paesi dell’Indocina. Il Buddismo Theravada ha sviluppato un approccio per lo più indipendente dagli altri sviluppi del Buddismo in Asia. La tradizione letteraria è trasmessa in Pāli, una lingua scritta basata su un dialetto pracritodell’India settentrionale, teatro delle predicazioni del Buddha storico. Il Buddismo Mahayana o del Grande Veicolo, sviluppatosi a partire da alcune comunità buddhiste antiche. del Buddismo Indiano a partire dal II secolo fino alla sua scomparsa è rappresentato o influenzato da questa corrente, in seno alla quale meritano particolare menzione gli indirizzi Sunyavada e Vijnanavada e il Buddismo Vajrayana. Il Buddismo Tantrico rappresenta la controparte buddhista di un fenomeno più ampio nelle religioni dell’India, il Tantrismo, che ha influenzato anche l’Induismo. Si sviluppò in seno al Buddismo Mahayana e ne influenzò profondamente la pratica, almeno dal VI sec. in poi. Anche noto come Mantrayana, la sua forma più organizzata è più conosciuta come Buddismo Vajrayana o Veicolo del Diamante. Storie del Buddismo molto importanti come quella del tibetano Taranatha attestano che, almeno dal X secolo, i centri universitari buddhisti in Indiadispensavano soprattutto insegnamenti tantrici. Tra le tradizioni che fuori dall’india hanno avuto una lunga storia e un’evoluzione in parte indipendente vi è ilBuddismo cinese, all’origine anche di quello coreano e del Buddismo giapponese,il Buddismo Theravada o degli Anziani diffuso in Sri Lanka, Birmania, Vietnam, Thailandia, Cambogia e Laos.Infine il Buddismo tibetano praticato in Tibet e in varie epoche anche in Cina, Ladakh, Bhutan, Nepal, presso i T
atari e i
Calmucchi in Europa, nello Yunnan nord-orientale e, un tempo, come Buddismo Vajrayana in Asia Centrale, Kashmir, Giava, Birmania e Bengala. Nella maggiorparte dei paesi buddisti le festività e cerimonie sono molto importanti e legate al calendario lunare, pertanto dalle date che cambiano in base ai pleniluni e noviluni. Per la scuola Theravada il capodanno è ad aprile e la festa più importante è certamente il “Vesak”, giorno in cui si ricorda la nascita, l’illuminazione e l’esperienza paranirvana di Buddha e si festeggia il plenilunio di maggio. Altra importante ricorrenza è la festa del Dharma in cui si commemora il primo insegnamento del Buddha a Sarnath e si festeggia il plenilunio di giugno. Durante la stagione delle pioggie ad ottobre si celebra la festa del Sangha .Secondo la tradizione Mahayana invece il capodanno si celebra il novilunio che cade tra gennaio e febbraio. Le maggiori festivita sono: la festa dell’Illuminazione a fine dicembre o inizio di gennaio; la festa della nascita di Buddha a maggio, una settimana prima del plenulunio e Ullambana, festa che cade il plenilunio di agosto e celebra il Sangha e i defunti.

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Fonti

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