Dai beduini al petrolio in Arabia Saudita
L’antica Arabia Saudita entrò nella storia quando popolazioni semitiche dalla Mesopotamia si insediarono nella più meridionale della penisola introducendovi l’agricoltura, il resto si confonde tra le cronache degli storici antichi, dei racconti di mercanti e viaggiatori che per secoli hanno percorso la mitica Via dell’incenso che partiva dai luoghi di produzione tra il meridionale Yemen e l’omanita Dhofar. Continuava da un’oasi all’altra in Arabia fino a giungere nell’antica Giordania dove le carovane venivano smistate per i mercati del millenario Egitto e le civiltà che si sono susseguite nel Mediterraneo, verso est sulla costa degli Emirati da dove erano imbarcate per l’antica Persia.
Dall’antichità al medioevo il territorio meridionale fu al centro del mondo come la leggendaria Arabia Felix ove sorsero regni ricchissimi come il potentissimo Sabeo che per un millennio dominò la produzione e il commercio dell’incenso e i suoi porti videro il grande traffico anche sulle rotte dell’asiatica Via delle spezie, mentre il resto dell’immenso territorio dell’Arabia era popolato dalle varie tribù badawiyyīn che erano parte degli antichi popoli di quel periodo della Jahiliyya come venne chiamata la storia preislamica, legati da tradizioni, religione dai culti astrali e divinità che avevano il loro santuario a Makka diventata un importante centro carovaniero. Nel VI secolo Makka fu attaccata da Abraha sovrano dell’etiopico regno di Axum cristiano, gli etiopi furono respinti e ne approfittò il regno Sasanide persiano che con il sovrano Cosroe invase il meridionale regno Himyar.
All’epoca oltre una consistente presenza di seguaci dell’Ebraismo e diversi fedeli del Cristianesimo, erano praticati antichi culti astrali e monoteistici, secondo la tradizione il mitico ibn Luhayy portò il politeismo che ben presto si diffuse con il culto della dea Suwa’,la divinità maschile Wadd, il potente oracolo Dhu l-Khalasa venerato dalla tribù Khath’am e i vicini di quella Bajila, mentre per la tribù Kinana la divinità principale era Al-Uzza e costituiva la triade femminile con Manat e la sua divina suocera Allat, secondo la tradizione essa era madre di Hubal che aveva il suo santuario nella Ka’ba dove ne era custodito l’idolo a La Mecca oggetto di un pellegrinaggio durante il mese lunare di Dhu l-Hijja, il culto più importante dell’altra potente tribù dei Quraysh. Ad essa apparteneva Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muṭṭalib al-Hāshimī meglio noto come Muhammad (Maometto) che con la sua opera si considerò il Sigillo e completamento dell’antico susseguirsi dei Profeti biblici, terminando il lungo ciclo per la rivelazione, venerato e indiscusso fondatore dell’Islam e creatore della comunità di tutti i fedeli Ummah.
Nel 622 in conflitto con i meccani Maometto li portò con la migrazione dell’Egira nell’illuminata città di al-Medina, intanto ne erano state requisite le proprietà e ogni mezzo di sostentamento dai vincitori così iniziarono i conflitti tra i musulmani e gli infedeli meccani, da qui in poi iniziò il lungo cammino di quell’Islam in un susseguirsi di guerre, conquiste, sottomissioni di interi popoli e l’imposizione della legge islamica dappertutto.
Si iniziò con la vendetta contro gli arabi politeisti e riconquistare la città da dove erano stati scacciati, il primo grande scontro fu la vittoriosa battaglia di B Badr, successivamente per il tradimento degli alleati ebrei medinesi i musulmani vennero sconfitti ad Uḥud, ma ebbero la vittoria definitiva nel 627 con la battaglia di Medina. L’anno dopo fu stipulato l’accordo con i meccani ad al-Hudaybiyya e nel 630 con la battaglia di Hunayn venne sconfitta una confederazione tribale pagane guidata dalla potente tribù degli Hawazin e i sopravvissuti furono costretti alla conversione, inaugurando la consuetudine nella loro espansione.
Due anni dopo il Profeta fece il suo ultimo pellegrinaggio con i fedeli lasciando il suo sermone, prima della morte non indicò il successore, lasciando nove mogli con la preferita ʿĀʾisha e la sola figlia Fāṭima che sposò il cugino del’illustre defunto ʿAbī Ṭālib generando in breve al-ḤasanAlī e il fratello al-Ḥusayn, anch’essi protagonisti delle lotte per la successione.
Dopo il VII secolo e il periodo dei primi quatto califfi, il resto della lunga e spesso drammatica storia di guerre e conquiste è quella dell’espansione islamica ben oltre i confini della penisola per imporre la legge a tutti i popoli, fondamento ne è la Shari’a che stabilisce le indiscutibili regole religiose, etiche, morali, giuridiche e sociali basate su quello che i fedeli chiamano arkan al-islam noto anche ai profani come i Cinque pilastri dell’Islam che condizionano l’intera vita in questo e nell’altro mondo, oltre ai coranici adempimenti dei pilastri fu ribadito e adottato il sesto precetto al-‘Anfàl, fondamentale basato sull’ottava sura che benedisce e obbliga alla santa guerra tristemente nota nel mondo come Jihad.
Intanto passavano i secoli in questa Arabia dove la più recente storia ha inizio quando sorse l’emirato Dir’iyya fondato a metà del XVIII secolo dall’emiro Sa’ud assieme al fanatico imam al-Wahhāb ispiratore della più ortodossa interpretazione coranica che ha generato il tetro wahhabismo dalla più oscurantista tradizione della salafiyya e dall’epoca fondamento del mondo saudita. Dal 1811 per sette anni si scontrò nella guerra con l’ottomano Eyalet egiziano governato dal sultano Mehmet Ali che terminò stabilendo il dominio ottomano, più tardi la dinastia Al-Rashid nel 1836 fondò l’emirato dello Shammar con capitale ad Ha’il nell’oasi della regione centrale del Najd e dal 1916 per due anni infuriò la rivolta contro il secolare dominio ottomano guidata dallo sceriffo meccano ibn Ali che vide le gesta dell’ufficiale britannico T.Edward Lawrence noto come Lawrence d’Arabia, che portò nel 1925 alla fondazione del regno Hegiaz e poi al successivo processo di unificazione tra i vari emirati da parte della dinastia che ebbe come primo re Abd al-Aziz regnante fino al 1953 seguito dagli altri sei sovrani fino all’attuale Salman.
Nel 1936 nella zona orientale di Dammam venne scoperto il più grande giacimento di petrolio al mondo e questo paese in breve divenne ricchissimo con la sua compagnia Aramco che da allora domina il mercato dell’oro nero, facendo genuflettere i potenti della terra fino al pericoloso pagliaccio presidenziale Trump con il suo discorso grottesco ai reali e notabili sauditi che ha sancito l’alleanza con questo paese dai perversi rapporti alle radici dell’islamico terrorismo. Un occidente assetato di petrolio ed affari fingendo di dimenticare che questo paese è la culla dell’oscuro wahhabismo e di ogni sorta di criminale islamico fondamentalismo, qui vige la legge della Shari’a che viene fatta rispettare rigorosamente dal Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio Mutawwi’a, un’intollerabile e drammatica situazione che impedisce ogni libertà di religione, sottomette qualsiasi ruolo delle donne, dove sono calpestati i più elementari diritti umani, detenzione, tortura, distribuendo pene varie, frustate, taglio delle mani, e spesso la morte con lapidazioni e decapitazioni pubbliche.
La perversa ideologia religiosa wahhabita da qui si è diffusa in tutto il mondo musulmano attraverso le scuole coraniche madrasa e una gran quantità di moschee finanziate dalla galassia saudita ispirando il più oscurantista integralismo che ha generato l’intollerante e violento salafismo, a cominciare dai musulmani fratelli egiziani del Jamaʿat al-Iḫwān al-muslimīne, le elucubrazioni coraniche dei loro teorici tanto ignoranti quanto fanatici che sono all’origine delle più recenti violenze con una sanguinaria cronologia dalla lunga lista che va dalle atrocità dei Ṭālebān afghani e l’esportazione del terrorismo internazionale della famigerata Al-Qaida fino ai mediorientali gruppi armati Tawhid e i criminali del movimento al-Rafidayn, dalle gesta nefande delle bande Al-Shabaab somali a quelle dei nigeriani di Boko Haram, dai nordafricani islamisti Maghrib, i confratelli violenti di Al-Murabitun, i gruppi della Jihad egiziana e i macellai venuti dalla guerra libica così come i degni correligionari di al-Nusra sono venuti fuori da quella siriana, entrambe salutate come rivolte contro le oppressioni dalla stupidità occidentale, generando i suoi mostri con la storia del cosìddetto nefasto isis che loro chiamano Dawla al-islamyya noto come il sedicente stato islamico.
Viaggio tra le oasi
Un viaggio non è agevole e richiede infinite formalità, consentito solo per affari, transito o pellegrinaggio.
Il territorio si stende per oltre oltre due milioni di chilometri quadrati confinando a nord ovest con il Regno sorto sul territorio dell’antica Giordania, ad occidente con il martoriato Iraq, scendendo con il piccolo Kuwait e l’insieme degli Emirati fino al territorio omanita e il Dhofar, mentre nella punta meridionale della penisola si trova lo Yemen. Ad est si innalzano rilievi e montagne dalla più settentrionale catena Madiyan che culmina con il Jabal al-Lawz lungo la costa occidentale quella del Sarawat che comprende i monti dell’Hijaz e i più meridionali dell’Asir che terminano nella pianura costiera del Tihamah, ad ovest la regione centrale di Najd dove si trova la provincia della capitale Riyad. Tutto è dominato dal deserto con il suo spesso intollerabile clima che si estende verso occidente nel settentrionale Nefud, poi la più vasta distesa di sabbiosa del mondo che copre l’immenso Quarto Vuoto Rub’al-Khali ove tra le dune si aprono le pianure salate Ssabkha e grandi oasi come la grande Al-Hasa.
Nella costiera regione occidentale dell’Hegiaz si trova la moderna città di Jedda che con il quartiere di Al-Balad lungo la strada litoranea con dietro la città vecchia sorta su un antico vilaggio di pescatori ove a metà del VII secolo il califfo ʿUthmān vi fece sorgere un porto per accogliere il pellegrini dell’ hajj che venivano per mare dall’occidente islamico. Si accede dalle tre antiche porte ricostruite e tra i vicoli della vecchia città ne rimane l’animato souk Al-Alawi, mentre la storia più antica la si trova nelle collezioni di archeologia ed etnografia del museo di Jeddah e in quello di Abdel Raouf Hasan Khalil la più recente.
Riyad: capitale dell’Arabia Saudita
La centrale e storica regione di Najd nel suo altipiano ospita la capitale Riyad sorta con le immense ricchezze venute dal petrolio si erge come un’oasi moderna di cemento, acciaio e vetro ove tutto sembra di dimensioni esagerate, dai palazzi ai grandi alberghi, dalle sedi governative agli ospedali e l’enorme aeroporto. Al centro la città vecchia Al-Bathaa che dirama dalla grande stazione di autobus dove si trovano anche gli alberghi, centro ne è la cittadella ove si erge l’ottocentesca fortezza Masmak con il suo museo che glorifica il primo sovrano Abdul Aziz e l’unificazione del regno, verso ovest si trova il museo Riyadh con collezioni archeologiche e di storia islamica come il museo King Saud, mentre quello nel vecchio palazzo Murabba ospita esposizioni etniche. Alla città si accede dalla ricostruzione di una delle nove vecchie porte con Al-Thumairi Gat. Ad una trentina di chilometri si trova il più vasto mercato di cammelli mediorientale, poco oltre le rovine della prima capitale del regno Dir’aiyah, sorta nel XV secolo.
Sull’omonima altura che mitiga il caldo opprimente Ta’if (Taif) è la capitale estiva, al centro la grande moschea da dove dirama la città con il vecchio palazzo reale Shubra e il tradizionale suq dei Sarti dove le vecchie botteghe sono incastrate tra le moderne costruzioni.
La città santa di La Mecca
Poco distante il monte Arafat e se in alcune parti di questo paese con i dovuti permessi possono accedere anche gli stranieri infedeli, la vicina santa città di La Mecca è rigidamente interdetta, qui si celebra il quinto degli obblighi islamici, uno dei pilastri da effettuare almeno una volta nella vita con il pellegrinaggio dell’Hajj per tutti quelli che siano in grado di affrontarlo con i riti e le varie invocazioni da compiere nell’ultimo mese del ciclo lunare, quale coronamento dell’attività religiosa oltre ai coranici obblighi e i necessari articoli di fede e che conferisce la qualifica di pellegrino Hajje nello spirito della grande comunità islamica, trovandosi nel pellegrinaggio fedeli di ogni razza, popolo e nazione. Essa è la città più santa per l’Islam dove nel Vi secolo ebbe i natali il suo Profeta, accanto alla sacra fonte Zemzem si erge la grande moschea al-Haram che racchiude il santuario della Ka’ba, attorno migliaia di pellegrini fedeli d’ogni paese si accalcano veneranti il cuore della loro religione.
Per i limiti imposti agli infedeli a viaggiare è difficile giungere ai patrimoni culturali di questo paese tra i siti vari seguendo gli antichi itinerari carovanieri ove sorgevano floride città perse nell’immensità del deserto. Venendo dallo Yemen su quella che era una rotta carovaniera della leggendaria Via dell’incenso, oltre il confine si trova la grande oasi dove sorge Najran con la città vecchia dalla raffinata architettura come il palazzo Al-Aan su un picco roccioso con l’alta torre che domina l’oasi, la storia più recente è ricordata dal forte di Najran con la sua moschea e quella la più antica nel museo dai reperti archeologici ed etnici.
Più oltre l’oasi dei giardini Dhat al-Jnan con il sito dell’antica città rossa Qaryat al-Faw del IV secolo a.C. dove sorgevano i santuari delle divinità idolatrate di Kahl, Madh’hij e Kindah, passando per Abha seguendo l’antica carovaniera si risale a nord la regione dell’Hegiaz dove si trovano i resti di Mada’in Salih con i suggestivi templi e tome scavati nella roccia dai Nabatei. Deviando ad est l’oasi di Khaybar da dove si raggiunge il sito di Tayma che fu anch’esso fiorente centro carovaniero fin dall’VIII secolo a.C. e poi di una comunità ebraica, tornati sull’itinerario occidentale si trova l’oasi Ha’il fiorita con il traffico carovaniero e poi centro sulla via del pellegrinaggio islamico, passando per l’antica città di Jubbah da dove si accede al vasto sito dalle rocce decorate fin dalla preistoria di arte rupestre Più a nord ovest le rovine di al Jandal e ricca di siti archeologici è anche Tabuk con il Wadi Dum dalle rocce incise e dipinte nei millenni dalle più antiche raffigurazioni umane ed animali alle iscrizioni nabatee ed ebraiche tamudiche. La carovaniera occidentale finiva a Duba affacciata sulla costa del mar rosso da dove si passa in quella che attraversava l’antica Giordania.
Sarebbe di suggestivo fascino questo ed altri itinerari se chi regna sulla culla dei fedeli non fosse di così rigido e intollerante ostacolo, dimenticando una delle cose eccelse che disse il loro Profeta “Non mi dire quanto sei educato e colto, dimmi quanto hai viaggiato”.
© Paolo del Papa, Medio Oriente:Arabia Saudita
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