L’ immensa regione dell’ Amazzonia è in gran parte compresa nei territori occidentali del Brasile, più ad ovest ove scendono i contrafforti andini e le yungas in quell0 della Bolivia che si stende ancora più ad occidente nel limitrofo territorio peruviano, anch’ esso dominio di una natura grandiosa sempre più a rischio e che anche qui è stata dalle varie comunità degli indios dove ancora riescono a sopravvivere e che ho sempre cercato per raccontarne l’ esistenza assieme al loro ambiente nella secolare convivenza con la foresta e la sua vita, percorrendo anche queste vie dell’Amazzonia.
Dominio della natura
Come nel resto del bacino amazzonico, i grandi fiumi con i loro affluenti e le lagune sono popolati da oltre temila specie di pesci, molti della famiglia dei Cichlidi dai vari generi e dimensioni come i piccoli e colorati tetra , anch’ essi multicolori e della stessa famiglia quelli definiti pesce disco per la piatta forma rotonda, i grandi esci gatto corazzati o Callictidi e numerosi i pesci rossi chiamati anche portaspada o xifo. Sempre di piccola e media taglia con varie forme e colori molte specie della famiglia Caracide, diversi più grandi ed alcuni singolari come la lunga anguilla elettrica o gimnoto che nuota priva di vista, ma capace di emanare scariche elettriche per trovare le prede e paralizzarle, il grande arapaima predilige le lagune e da sempre viene pescato dalle popolazioni della regione e che nel limitrofo territorio brasiliano è chiamato pirarucu. Altro diffuso è il grande pesce dalla formidabile dentatura noto come tambaqui, per il suo aspetto a volte da chi non ha dimestichezza con queste acque è confuso con quelli molto più piccoli della famiglia Serrasalmine che racchiude una ventina di specie compresa quella del temuto e vorace piranha che qui lo si chiama piraña, sempre in aggressivi gruppi capaci di divorare in pochi minuti prede d’ ogni dimensione ed è sempre raccomandabile evitare di trovarsi nelle acque dove nuota l’ ormai leggendario piranha . In questa regione i fiumi e lagune possono essere molto insidiosi anche per i grandi rettili come il grande caimano nero, il più vorace predatore amazzonico che divora pesci ed animali d’ ogni dimensione, più piccolo e meno aggressivo il comune alligatore anch’esso qui chiamato caiman, oltre all’ innocuo alligatore nano detto caimano di Shneider dal nome di chi lo ha classificato, nella regione più meridionale si trova lo yacare verso i territori boliviano e brasiliano e il caimano dal muso largo del genere latirostris. Nei fiumi più grandi è frequente vedere nuotare e saltare il boto come è anche chiamato il grande delfino rosa del genere Inia diffuso nel bacino amazzonico fino a quello dell’ Orinoco, più prossimo alle rive l’altro curioso mammifero acquatico noto come lamantino dalla specie decimata per la caccia, su quelle rive, laghi e paludi vive anche la lontra più grande al mondo. In tutto il territorio amazzonico sono diffusi i boa della famiglia Boinae, il più noto ed impressionante è il lungo dalle possenti spire boa constrictor capace di stritolare anche prede di grandi dimensioni, più piccoli ed innocui quello che per il colore d’ inteso verde chiamato smeraldino del genere Corallus caninus, il variopinto boa arcobaleno del genere Epicrates cenchria, mentre del genere Corallus enydris è il più comune boa arboricolo. Da queste parti si raccontano storie raccapriccianti del più grande serpente al mondo noto come anaconda che avvolge e divora ogni cosa dai pesci ai caimani, uccelli, mammiferi di ogni dimensione e chiunque s’avventuri sulle rive dei fiumi ove s’annida. Tra gli altri serpenti l’ anilio dalle strisce rosse e nere e il velenoso ferro di lancia noto anche come araraca , piccole e a volte minuscole rane velenose dai vari e fulgidi colori blu, rosso, verde, giallo e arancio, tra le varie il veleno più micidiale è quello di quella che per il suo colore è chiamata rana dorata, usato dagli indigeni per avvelenare le frecce. Molte le iguana anche di grandi dimensioni e tra le venti specie di tartarughe amazzoniche della più antica famiglia dei pelomedusidi, le più diffuse sono la più grande nota come arrau , quella che in tutta la regione chiamano mata-mata e la testuggine che per il colore delle estremità è detta zampe gialle. La foresta amazzonica è anche regno degli insetti e delle farfalle di vari tipi e colori, tra le più diffuse quella dall’ azzurro e blu chiamata morfo blu, la quasi trasparente detta ali di vetro, e la monarca, i coleotteri di varie specie, dimensioni e colori, dello stessa famiglia dei molti tipi di scarabei che qui se ne trovano i più grandi al mondo come quello chiamato scarabeo titano per le sue dimensioni, simile all’altrettanto poderoso definito hercules.Dappertutto si trovano le formiche di vario
tipo, tra le più diffuse l’ atta o formica tagliafoglie per la sua voracità sulle piante, in grandi colonie e lunghe file nel sottobosco la formica legionaria e quella chiamata formica proiettile per il suo morso doloroso classificata come paraponera, più piccola e ancor più aggressiva e vorace la rossa formica di fuoco o guerriera del genere invicta.Gran parte degli insetti i sono di specie uniche e spesso dalla puntura tossica, come la vespa zatypota che trasforma i ragni in zombie al suo servizio per poi mangiarseli, da evitare la grande e velenosa scolopendra e sono diverse anche le famiglie e i tipi endemici della varietà di arachnidi di ogni dimensione, alcuni velenosi ed altri dall’aspetto inquietante come i ragni giganti che però arrostiti sembrano essere graditi agli indigeni, evitando la velenosa tarantola-golia che può annidarsi anche tra le capanne. Sono di milletrecento specie diverse gli uccelli della foresta pluviale di ogni dimensione e colore, la maestosa aquila qui nota come arpia che è il più grande tra gli uccelli che la popolano e gran predatrice degli altri e scimmie, il tucano ne è divenuto quasi simbolo con le specie più diffuse come il toco dal becco giallo e l’altrettanto elegante tucano verde aracari. Tra i pappagalli, olltre all’ ara dai colori sgargianti verde blu e rosso, se ne trovano una trentina di specie del genere Amazona, tra la grande varietà di altri uccelli oltre trecento specie di colibrì, minuscoli e rapidissimi di vari colori, tra i più diffusi quello chiamato topazio o rubino per i vividi colori e il colibrì dal becco a spada o ensifera. L’ intera regione amazzonica è popolata da una gran varietà di mammiferi d’ ogni specie tropicale, ordine e dimensioni, tra le varie scimmie che animano le fronde degli alberi le specie più diffuse sono scimmia urlatrice o alouatta dalle grida che echeggiano nella foresta per comunicare tra loro o avvisare dell’ arrivo di predatori e l’acrobatica scimmia ragno o ateles sempre più rifugiata nel profondo della foresta. Nelle radure si trovano vari cervidi come il mazama dal manto rosso, mentre preferiscono le zone paludose altri grandi mammiferi come il il tapiro , in vari ambienti le specie Dasypus sudamericane dalla robusta corazza dell’ armadillo , qui si trova dalle dimensioni più grandi della sua specie il formichere , della stessa famiglia, ma dalle abitudini diverse e di taglia minore è frequente il tamandua, tra le altre varie specie di mammiferi, oltre a una gran varietà di roditori, si trova il tayra dal muso lungo simile alla donnole E’ raro avvistarlo nella foresta, ma vedere il maestoso giaguaro è una delle esperienze più affascinanti, considerato nella mitologia di molte tradizioni indigene animale sacro, come altri animali si è sempre più rifugiato nei territori meno accessibili dove può continuare a sopravvivere come il leggendario giaguaro. Nella selva alta dove declinano i contrafforti andini e spesso fino alle pianure pluviali si trova il puma coguaro, più piccolo e generalmente notturno il tigrillo come viene qui chiamato l’oncillaì, simile e della stessa famiglia il gatto di Wield o margay, così come il decimato dalla caccia per la pelliccia il gattopardo americano noto come ocelot . Anche in questa regione come nel resto dell’ immenso bacino amazzonico un millenario patrimonio naturale è sempre più minacciato dalla stupida cupidigia alla ricerca di giacimenti minerari, l’ avanzata dei coloni, gli allevamenti, il dissennato sfruttamento delle risorse, le vie aperte al traffico di droga e ogni genere di nefandezze che con la deforestazione rischia di distruggerlo.
“per ogni albero tagliato un pezzo della nostra anima si dissolve nel cielo…e quando non ci saranno più alberi non avremo più ossigeno per alimentare la nostra coscienza.”
Attraverso l’Amazzonia peruviana
Dalla maestosa regione andina in Peru scendono le foreste della selva alta per i territori orientali dell’ Amazonas fino alle vaste pianure pluviali in gran parte nel territorio dove, tra rapide, cascate e profonde gole o pongos come sono chiamate dagli indigeni, si apre la via il turbinoso rio Marañón che, nel suo corso orientale quando si unisce al grande fiume Ucayali, alimenta il maestoso Rio delle Amazzoni procedendo nel territorio brasiliano fino alla confluenza del Solimões con il Rio Negro quando prede nome di Amazonas. Più a sud nell’ omonima regione verso il territorio brasiliano scorre a nord est l’altro affluente del Rio delle Amazzoni noto come Purus in un suggestive ambiente dalla flora ricchissima con centinaia di diverse specie di uccelli, varie di rettili come boa e caimani, un gran quantità di mammiferi e felini predatori. Dal simile ambiente che si stende verso il territorio boliviano, è uno degli spartiacque con il bacino amazzonico il più meridionale fiume dei serpenti o Amarumayo, come gli indigeni chiamavano il Madre de Dios. Seguendo altri itinerari lungo i fiumi peruviani, dal massiccio vulcanico del Mismi andino con il suo nevado e ghiacciai sorge il fiume Apurímac che scorre verso la regione amazzonica dove si incontra e confluisce nel vorticoso Urubamba e assieme formano un’ unico grande fiume continuando ad est nella foresta diventando l’ Ucayali alimentato da altri affluenti, sulle sue rive nel XIX secolo sorse la città sul luogo che i quechua chiamano Puka hallpa o terra rossa divenuta Pucallpa. Proseguendo il suo corso si incontra con l’ altro rio amazzonico che scorre maestoso nelle immense pianure come Marañón, ricevendo anch’ esso le acque di altri fiumi attraversando la regione di Loreto dove nel 1864 venne fondata la città di Iquitos con il suo grande porto fluviale, entrando poi in territorio brasiliano formando il più vasto affluente dell’ Amazonas. Dove si incrociano i confini peruviani, colombiani e brasiliani lungo l’ Amazonas nella parte colombiana si trova Leticia, la Ciudad de las très fronteras con vicino il porto brasiliano di Tabatinga e poco al largo davanti la piccola isola peruviana con il villaggio di Santa Rosa. Da un ’altra parte i rilievi andini scendono nelle pianure pluviali e la foresta alla confluenza del rio Madre de Dios con il fiume Manu che attraversa il territorio del vasto parco con l’omonima riserva di Manu ove, tra i diversi ambienti dalla grande varietà di flora e fauna sono stati rivenuti gli antichi petroglifi di Pusharo tracciati dagli antenati di alcune popolazioni indigene di questo territorio ove sopravvivono tribù dall’ esistenza tradizionale, alcune molto isolate come cacciatori i nomadi Cujareño o Mashco Piro e nel profondo della foresta altri fino ad ora incontattati.Una straordinaria varietà ambientale da quello andino all’ amazzonico simile al parco boliviano di Madidi che ospita dodicimila diverse specie botaniche, oltre mille di uccelli e oltre milletrecento di vertebrati. Attraverso antichi territori indigeni si entra nella regione che prende nome dal rio Madre de Dios, seguendone il corso si giunge alla città con il porto fluviale di Puerto Maldonad
o alla confluenza con il che si apre nella magnifica riserva di Tambopata e di qui ci si immerge nella natura di questo rigoglioso territorio passando nel Bahuaja-Sonene con la sua riserva dalla suggestiva foresta che, attraversato il fiume omonimo, si estende anch’ esso in territorio boliviano nel vicino parco di Madidi, altro ambiente incontaminato minacciato dalle ricerche di petrolio e oro, espansione agricola e altre violazioni compresa la costruzione della amazzonica Apolo-Ixiamas.
La via dei pongos
Dal centro andino di Chiclayo si procede tra le montagne su una vertiginosa strada in un maestoso paesaggio che poi scende repentinamente verso la selva alta su un antico tracciato incaico che giunge nel territorio di Bagua da dove parte la cosiddetta via dei pongos tra le strette gole degli affluenti amazzonici peruviani,
angusti canyons scavati dalla violenza delle acque nei contrafforti rocciosi della cordigliera orientale. Sul rio Marañón se ne trovano tra i più impressionanti, come quelli di Rentema, Escurrebraga, Huracayo, Cumuc-Yacu, Ujure e Taquirizia, in un suggestivo e selvaggio ambiente popolato da animali dalle grida che si confondono con il ruggito del fiume. Nei pressi di Puntilla il Marañón riceve le acque dell’ Huallaga dalcorso impetuoso con quarantadue rapide che attraversa varie gole come il Ponfo de Aguirre verso la regione di Huànuco dove la selva alta scende verso la foresta pluviale attraverso i monti della Bela Durmiente dalle cime che somigliano ad una donna che dorme ove si apre il parco con la riserva di Tingo María dalla ricca varietà di flora e fauna con oltre un centinaio di specie tra pesci, anfibi e rettili, uccelli e mammiferi. Procedendo lungo il Marañón fino al centro di Nazareth, si continua in piroga a motore sulle turbinose acque fiume che s’ingrossa dopo che il Santiago si unisce al suo corso, aprendosi poi la via tra le rocce nella stretta gola del pongo di Manseriche che mette a dura prova la pericolosa navigazione. Era una delle vie seguite da avventurieri alla ricerca della mitica città di Paititi che antiche storie raccontavano edificata in epoca incaica nella foresta, l‘ ho seguita assieme ad una missione archeologica peruviana e l’ho poi lasciata per le zone più interne popolate da tribù che sopravvivono nella foresta. Tra le altre ci si trovano gli Ashaninka con comunità diffuse anche nella selva alta orientale del Huànuco, gli Asheninka, travolti anch’ essi dalla depredazione della regione amazzonica come le comunità dei Kampa , quelli di medesima stirpe che sopravvivono tra questo territorio fino al rio Marañón noti come Aguaruna e gli Huambisas, un tempo cacciatori e temuti guerrieri riduttori di teste di stirpe e cultura dei Jivaro. Tornando nella regione andina della Valle Sacra incaica per un lungo ed impegnativo percorso si scende lungo il rio Urubamba, poi il fiume incontra i lembi granitici della cordigliera di Vilcanota e si apre la via con la furia delle sue acque nel pongo di Mainique con le sue temibili rapide in uno dei più suggestivi e pericolosi canyon della selva alta, da supera per procedere fino a quello che era un’avamposto divenuto la cittadina di Kiten. Da qui continuando la navigazione sul’ Urubamba che penetra la foresta amazzonica si entra nel territorio anche qui popolato dalle comunità indigene degli Asháninka, ancora legate alle ritualità sciamaniche con l’ uso dell’aya-wasca o liana degli spiriti, come gli indigeni chiamano la potente bevanda allucinogena dell’ ayahuasca, fondamento dell’ esistenza tradizionale, le cerimonie e le pratiche sciamaniche dei vicini Machiguengas e da loro ne ho appreso i più profondi significati assistendo e partecipando alle loro cerimonie esoteriche.
La via dell’ Amazonas
Lasciato il territorio indigeno dell’ Urubamba il corso del fiume continua verso la cittadina di Atalaya dove nei pressi si unisce al rio Tambo come qui prende nome il corso finale dell’ Apurímac, originando quello che gli indigeni chimavano Ucayare e Apu-Poro ribattezzato dagli spagnoli Rio San Miguel e noto come Ucayali. Scorre maestoso attraversando l’ omonima regione amazzonica popolata da varie comunità indigene da cercare nella foresta, nel territorio attraversato dal rio Ucayali lungo il fiume e gli affluenti si trovano popolose comunità di Shipibo dell’ antico popolo amazzonico noto anche come Shipibo-Conibo o Konibo , distributi anche nelle regioni di Loreto, Huánuco e Madre de Dios.Tra questo territorio e il più meridionale Madre de Dios sopravvivono circa trecento Yora di stirpe e cultura Amahuaca, comunità di Ashaninka del Gran Pajonal, come sono chiamati gli Asheninka per distinguerli dagli Asháninka che vivono tra l’ Urubamba e l’ Apurimac , un centinaio di isolati Chitonahua chiamati anche Murunahua, in parte rifugiati nel territorio indigeno della riserva che ne prende nome come Murunahua, assieme a comunità che sopravvivono seminomadi e gli ancor più isolati che si muovono nella foresta dei Mashco Piro. Un tempo legati agli indigeni Marinahua, Sharanahua, e Yaminahua e di simile stirpe sopravvivono poco più di una settantina di Mastanahua e nella provincia di Coronel Portillo della stessa regione di Ucayali degi Isconahua sono rimasti poco più di duecento rifugiati nell’ omonima riserva protetta dal parco nella Sierra Divisor. Tornando sulle vie più accessibili della regione verso il territorio brasiliano se ne trova il porto fluviale di Pucallpa al centro della selva baja peruviana fiorito prima con la pesca, poi con il commercio di legname e le piantagioni di cacao, caffè, patate dolci, riso, banane e ananas abbattendo la foresta circostante. Lasciata Pucallpa il percorso riprende nel dominio dell’ ambiente amazzonico passando per la vicina laguna di Yarinacocha, proseguendo sul rio Ucayali si trovano le comunità di Kukama kukamiria, i villaggi meticci ove sopravvivono gli ultimi Omagua peruviani che nel limitrofo territorio brasiliano vivono in quattro villaggi dove sono chiamati anche Kambeba. Nei pressi della regione che si apre nella depressione ove l’ Ucayali si congiunge al Marañón continuando in un unico vasto corso verso ed oltre il territorio brasiliano che origina il maestoso Rio delle Amazzoni, si può deviare l’ itinerario sul Marañón per prendere il fiume Nanay, che scorre nella foresta tra gole e lagune, si attraversa il territorio settentrionale del parco dove si stende la riserva naturale di Allpahuayo-Mishana ricchissima di flora e fauna amazzoniche. Un’ ambiente suggestivo che si ripropone ancor di più nella stessa regione Marañón tra le province di Ucayali, Loreto, Requena e Alto Amazonas, dove si trova a più grande area protetta della foresta pluviale peruviana con la riserva Pacaya-samiria dalla grande varietà botanica, oltre cinquecento specie di uccelli, centinai di anfibi e rettili e oltre cento di mammiferi amazzonici. Tornando sul rio Amazonas nella regione di Loreto si trova la città con il grande porto fluviale di Iquitos fondato a metà del XIX secolo e fiorito con le piantagioni di Hevea brasiliensis o l’ albero della gomma che produce la resina del caucciù, devastando la foresta popolata dagli indigeni schiavizzati o scacciati mentre i grandi proprietari lucravano e edificavano la loro metropoli amazzonica, decaduta quando la coltivazione della pianta si diffuse nelle colonie europee del sud est asiatico. Ne rimane la memoria tra i palazzi, edifici, piazze e le vecchie vie ottocentesche, il quartiere periferico popolare di Belèm e il sempre animatissimo porto. Lasciata Iquitos si riprende la navigazione sul maestoso Amazonas verso Las Tres Fronteras dove la regione amazzonica peruviana confina con la colombiana e brasiliana con il porto fluviale che fece la fortuna della città di Leticia, da qui si prosegue la navigazione sul maestoso Rio delle Amazzoni fin dove si congiungono il Solimões e il Rio Negro a Manaus, dove termina il lungo itinerario amazzonico peruviano per continuare in Brasile.
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