Algeria

Un paese antico e affascinante, ma anche territorio di lunghi itinerari nell’ immenso Sahara e tale rimane l’ Algeria nella memoria di chi ne ha percepita l’ essenza. S’ affaccia sul Mediterraneo ove s’ allunga la catena dell’ Atlante che s’ innalza nel Djebel Aurès a nord ma ha l’ anima nel deserto che ne copre oltre tre quarti, immensa distesa di dune tra l’ Erg occidentale e il più vasto orientale, nei variegati ambienti sahariani la parte più meridionale comprende gli altopiani del Tademait e del Tanezrouft, mentre a est si erge il massiccio dell’ Ahaggar che s’ eleva nell’ Atakor con il per monte Tahat dominando l’ altipiano Assekrem, poco distante il Tassili n’Ajjer. Sulla costa sorsero centri fenici e poi cartaginesi fino al III secolo a.C. quando si divise nei regni di Numidia, l’ occidentale dei Massesili con il sovrano Siface nella seconda guerra punica si alleò con i cartaginesi e l’ orientale del re Massinissa con i romani, con la vittoria a lui andò l’ intero regno, dopo la terza contro il discendente Giugurta i romani intervennero in guerra contro di lui raccontata da Sallustio nel De Bellum Iugurthinum. La vittoria romana ne fece provincia proconsularis d’ Africa e con la romanizzazione sorsero centri e città che hanno lasciato i loro siti archeologici e fu tracciata una lunga via costiera, poi vi giunse il Cristianesimo che ebbe i suoi martiri e tra i primi padri della chiesa come Cyiprianus. L’ algerina Tagaste dette natali ad Agostino vescovo della diocesi Hipponensium Regiorum ad Ippona e ne vide l’ assedio travolta dalla guerra nell’ invasione dei Vandali. Dopo la conquista araba omayyade nel medioevo si succedettero le dinastia berbere degli Almoravidi al-Murābiṭūn e l’ al-Muwaḥḥidūn Almohade, poi decaduta frazionando il territorio fino al XVI secolo quando s’ impose il turco Khayr al-Dhin il Barbarossa dalla potente flotta di corsari barbareschi al servizio dell’ impero ottomano. L’ Algeria ottomana ebbe fine nel 1830 con l’ invasione francese della capitale divenendone colonia fino alla cruenta guerra per l’ indipendenza ottenuta nel 1962 e l’ anno dopo vi fu la “guerra della sabbia” Harb ar-Rimal con il vicino Marocco presto conclusa. Con la presidenza di Ahmed Ben Bella iniziò l’ opera di modernizzazione e riforme sociali, deposto da Houari Boumdiène che ne mantenne la politica ancor più laica e socialista, sostenne il Fronte Polisario per l’ indipendenza del Sahara Occidentale accogliendone i profughi Sahrawi.

E’ questo il paese che ho conosciuto nei primi viaggi dove la gente viveva al meglio del resto nordafricano, solidale, affabile e laica, prima della diffusione del morbo salafita. Con la presidenza di Chadli Bendjedid si decise la democratizzazione dal solo governo del Fronte Fnl con elezioni aperte ad altri partiti, l’ affermazione Fronte islamico che minacciava ogni conquista e un orrendo regime governato dalla Shari’a, indusse all’ invalidamento delle elezioni e lo stato d’ emergenza. L’ occidente ignavo del pericolo s’ adoperò a reclamare “democrazia” e diritti per coloro che li negavano religiosamente mentre si scatenava la sanguinosa guerra civile. Così il Fronte al-Jabhah al-islamiyah lil-Inqādhe e il suo criminale gruppo armato al-Jamāʿa al-Islāmiyya al-Musallaha scatenò una violenta guerra civile con la sua cronologia di stragi e massacri tra la popolazione inerme nel consueto coranico conflitto spietato del jihad islamico. L’ orrore è stato sedato con la sconfitta dei macellai islamici, ma ne restano i conflitti con le loro tragedie, di sicuro tra guerriglie per un fantomatico Azawad sahariano, islamiche insurrezioni, sanguinarie imprese di pompose sigle al-Qa’idah Al-Maghrib e jhadismo vario con i suoi orrori hanno reso impossibile quelle indimenticabili traversate del Sahara che proprio di qui partivano.

Cabilia

Verso est corre la regione montuosa della Cabilia dal nome dei berberi cabili iqvayliyen, la costiera s’ eleva nella catena dei Babors ammantata di foreste, la più interna nei monti del Djurdjura rimane isolata, popolata dai berberi Masiri islamizzati che si considerano liberi imazighen come i Tuareg . Mai piegati dagli invasori e attivi nella guerra di liberazione, hanno reclamato diritti culturali fino ad una vera insurrezione nel 1980 duramente repressa. Tradizionalmente rifiutano ogni fondamentalismo, pagandone tributo nella guerra civile del Fronte al-islamiyah negli anni novanta e gli altri conflitti che devastano il paese fino alla sanguinosa repressione nella”primavera nera”Tasfut taberkant. Béjaïa fu Julia Augusta della provincia romana Mauretania e nel medioevo capitale della dinastia berbera Hammadidi, presa dagli arabi Almohadi nel XII secolo la descrisse nobile e fiorente il geografo cinquecentesco Leone Africanus e divenne base dei corsari barbareschi. La più interna Biskra fu florido centro nella provincia romana della Numidia, decaduta trascorse i secoli popolata dai berberi Chaoui e presa dagli arabi Banu Hilal fino a divenire presidio coloniale francese La città bulaydah ha anch’essa origini romane, ma Blida fu fondata nel XVI secolo dal corsaro Khayr al Dhin circondata da possenti mura con sette porte andate perdute, me rimane il centro dalle vecchie case, suq e moschee, il resto è tutto sorto durante la colonia francese. Poco distante la cittadina di Chrèa adagiata sotto i monti con il suo parco. Il centro di Hassi Messaoud sarebbe sconosciuto se non fosse che all’ inzio del terzo millennio un’ orda di fedeli musulmani infervorati dalle sante prediche nella locale moschea s’ accanirono di stupri e violenze fino al massacro di donne sole motivo di scandalo. Uno dei tanti episodi che s’ aggiunge alla lunga cronologia di stragi e massacri d’ un decennio di islamica “religione di pace” che ha insanguinato questo paese.

La costa

Algeri era la romana Icosium e ha percorso l’ intera storia di questo paese dalla Mauretania Caesariensis all’ arrivo dei Vandali, dalla conquista araba omayyade a quella ottomana fino all’ invasione nel 1830 e la colonizzazione francese, protagonista della guerra d’ indipendenza culminata nell’ epica battaglia di Algeri narrata dal film di Pontecorvo. Sotto la cinquecentesca cittadella si stende Il dedalo di vie della vecchia Kasbah a ragione considerata patrimonio, tra antichi edifici e suq si trovano le moschee al-Jdid e la Ketchaoua che dopo esser trasformata nella cattedrale S.Philippe dai francesi è tornata ad essere moschea. Della città ottomana rimane il regale palazzo Qasr er-Rayasa, di quella francese i quartieri più recenti, la chiesa du Sacrè Coeur e la cattedrale de Notre Dame d’ Afrique, poi il resto è arabo con varie moschee, la grande Jemaa Kebir e nei sobborghi l’enorme moschea moderna Djamaa el-Djazir. A ritroso nella storia sulla costiera si trova Tipasa , centro punico e poi la romana Tipasa Mauritaniae che ha lasciato un superbo sito archeologico. Lungo la costa ad est nella provincia omonima si arriva a Guelma anticamente nota come Kamissa che fu la romana Thubursicum Numidarum e ne rimane il sito archeologico ove emerge il magnifico theatrum. A Ras Hamra il Cap Garde con il suo faro poco distante dal porto della città di città sorta su un sito di antica fondazione fenicia. L’ odierna Annaba con il dominio romano divenne Hippo Regius e poi la paleocristiana Dioecesis Hipponensium Regiorum. Tra i primi centri cristiani ove passò parte della vita dal 395 per trentacinque anni il santificato vescovo Agostino fino all’ assedio vandalico di Genserico. Fu nel bizantino Esarcato nordafricano prima della conquista araba omayyade, nel XII secolo passò alla dinastia berbera Ziride, poi occupata da Pisa fino al 1135 quando i Normanni siciliani la presero nel loro Regno africano. Tornata nell’ islamica Ifriqiya fu delle dinastie berbere Hafside e Merinide, base di corsari barbareschi e dominio ottomano fino alla colonia francese. Dell’ antica Ippona molto rimane nel museo e il vasto sito dai resti cartaginesi e i romani attorno al foro con il teatro, le grandi terme meridionali e quelle severiane, numerose e arricchite di mosaici le ville e gli edifici nei sobborghi, poi quella che era l’ insula cristiana. La città di Qusanṭīnah domina magnificamente le suggestive gole del Rhumel, era l’antica Cirta capitale di Numidia e conquistata nella provincia romana come capitale della Numidia Cirtensis, devastata dal vicario Domitius Alexander venne ricostruita dall’ imperatore che la ribattezzò con il suo nome Costantina. Nel medioevo fiorì con gli Almohadi e la dinastia Hafside , dell’ epoca rimangono gli edifici della Kasbah, con i suq e le moschee che s’ accompagnano a quelli più recenti attorno alla moschea Emir Abdel Kader. Dell’ antica Cirta poco distante si trova il santuario di El Hofra e della romana Castellum Tidditanorum nei pressi rimane il sito. Sulla via che va dall’antica Cirta alla capitale della Mauretania Sitifensis Sètif, si trova Djèmila ove sorse la fiorente Cuicul e ne rimane il patrimonio del vasto sito archeologico con il foro tra il mercato, il Capitolium, la curia e la basilica e l’altro con un grandioso tempio marmoreo, poi il teatro, le grandi terme e varie domus con mosaici. Nel sito fu edificata la basilica paleocristiana più antica nel IV secolo e l’ altra in quello successivo , con altri edifici, due gallerie attorno la piscina e splendidi pavimenti a mosaico. Dominata dal monte Aidour si stende la città costiera di Orano di antichissima storia dal paleolitico, centro punico ad Arzew preso dai romani che ne fecero il Portus Magnus a Bethioua. Nel medioevo dominio degli Almoravidi poi nel regno Zianide e, sotto la dinastia dei berberi Merinidi, dalla diaspora europea si formò una rilevante comunità ebraica. Fu porto di traffici e corsari, poi portoghese e presa dalla crociata nordafricana di Francisco de Cisneros che ne fece dominio spagnolo. All’ inizio del XVIII secolo fu conquistata dagli ottomani e infine nella colonia francese, attivo centro del Fronte di Liberazione fino all’ indipendenza. La città vecchia s’ arrocca al massiccio Murdjajo sul mare sopra animato porto di Mers El_Kèbir, il resto è sorto in epoca coloniale. Cherchell fu antichissima fondazione egizia e poi la fenicia Jol ricordata nei resti di Cesarea, entrò nel regno di Numidia e poi romana capitale della Mauretania Caesariensis, devastata dai Vandali e riconquistata da Giustiniano I che la ricostruì nello splendore bizantino. Con gli arabi divenne Sharshal, poi ottomana e fortificata dal corsaro barbaresco Aruj, infine anch’ essa presa dai francesi nel 1840. Passando per l’ omonima provincia si giunge a Batna edificata dai francesi nel 1844 come presidio costiero della colonia, ad una trentina di chilometri i resti della romana Timgad. Dalla costa più occidentale di Bèni Saf scendendo per l’ Atlante sahariano verso il confine con il Marocco, nell’ omonimo wilaya provinciale si trova la cittadina coloniale francese di Bèchar e proseguendo nella provincia l’ altro centro di Bèni Ounif, su questa via dell’ ovest la tribù araba Banu Hilal fondò Bèni Abbès nel XII secolo e ne rimangono sette quartieri Ksar fortificati e vi giunse Charles de Foucauld nelle sue esplorazioni missionarie all’ inizio del secolo scorso. Dal villaggio nell’ oasi di Kerzaz a sud s’ allunga il desertico altipiano Hammada dove fu fondata Tindouf a metà del XIX secolo dai berberi Tajakant poi distrutta da un’ altra tribù Sahrawi rimase spopolata fino al sorgere dei conflitti nel limitrofo e conteso Sahara occidentale e ne accolto a lungo i campi dei rifugiati come profughi. Ad sud e ad occidente si stende immenso il Sahara con le sue vie e le piste tracciate dalle antiche carovaniere

M’zab

Dall’ altra parte dell’ grande Erg occidentale al-ʿIrq al-Gharbī al-Kabīr sul confine tunisino nella provincia omomima ’al Wadi è tra le più affascinanti oasi del Souf, nota come El Oued dalla tipica architettura sahariana con candide case a cupola dai cortili interni e portici ombrosi. La successiva è Touggourt ove arrivavano le carovane per il mercato e sostare prima di riprendere la via per Ghardaia dalle case che sfumano di rosa e celeste aggruppate al patrimonio roccioso del M’zab. In queste gole si rifugiarono gli Ibaditi al-Ibāḍiyyūn fedeli al Kharigismo che si opposero al potere teocratico dei primi califfi e insorsero in Arabia contro la dinastia Omayyade di Ali ibn Abi Talib nel VII secolo. Sconfitti e perseguitati, si spinsero nel Maghreb per incitare alla rivolta le tribù berbere contro gli invasori arabi e fondarono lo stato di Rustumidi nell’ algerino Tiaret , poi annientato dai Fatimidi e i profughi si rifugiarono nel deserto tra queste le gole. Costruirono cinque villaggi arroccati e ne fecero”Pentapoli” con Melika, Bou Noura, El Atteuf, Beni Isguen e la magnifica Ghardaia.. A sud la vecchia via porta all’ oasi Al-Maniha all’ epoca El Golea fondata daI beduini Sha’nba dove sorgeva una fortezza Ksar che proteggeva la tribù berbera degli Zènètes dalle incursioni dei nomadi.. Nei pressi c’è la tomba del missionario ed esploratore Charles de_Foucauld che dal suo eremo tentò di evangelizzare il Sahara islamizzato.

Tassili

Djanet fondata nel medioevo dai Tuareg Ajjer che popolano la regione dell’ Illizi, capitale e porta del Tassili n’Ajjer dai magnifici archi tra le rocce che custodiscono il partimonio prezioso d’arte rupestre, sulla via per il vicina Tradart Acacus libico. Nella lunga cronologia delle suggestive immagini le più antiche risalgono al paleolitico tra il XII e il VI millennio e mostrano stilizzate figure della tipica fauna africana d’ un epoca fertile, dal IX millennio si sovrappone il periodo arcaico con enigmatiche figure antropomorfe Teste tonde riferite a culti come visioni di pratiche sciamaniche. Tra il VII e il III millennio raggiunsero l’ apice dell’ arte sahariana con la raffigurazione di vita quotidiana e bovini, definito periodo bovidiano. Al II millennio appartiene il Bubalus dello stile bubalino dalle incisioni raffiguranti il bovino pelorovis. Segue il periodo Cavallino dal III al I millennio, inizio della desertificazione e l’ affermarsi dei probabili antenati dei Garamanti, per le raffigurazioni di carri trainati da cavalli. A partire dal II millennio iniziano le raffigurazioni di dromedari introdotti in nord africa e altrove compaiono le figure dei guerriers libyens rinvenute nell’ Aïr ad ovest del Tènèrè e nell’ Adrar des Iforhas ai margini del Tanezrouft, allo stesso periodo risalgono le tracce di scrittura in berbero arcaico Tifinagh utilizzata nel Tamacheq parlato ancora dai Tuareg discendenti di quelle popolazioni.

Le vie del Sahara

Tra l’ occidentale Erg Check sabbioso e la pianura rocciosa del Tademait si stende il Tuat, per quella via emerge Timimoun dagli edifici ocra che contrastano magnificamente con i cromatismi dell’ oasi collegata da antiche piste da Taghouzi e Oueled Said alle altre del Gourara che da sempre si contendono le soste carovaniere con quelle di Tidikelt. La vita scorre da secoli alimentata dall’ antico sistema foggarah su modello dei qanat persiani, che attingono la preziosa acqua dai bacini sotterranei ahnet con un sistema di pozzi comunicanti tra loro. Così come ad Adrar da dove si raggiungono le oasi di Zaouiet Kounta e Aougrout, procendendo tra antiche atmosfere a Charouine per girovagare tra Timokten e le altre oasi di Kerzaz verso Tsabit, riprendendo la via per Reggane di dove si esce dal Tuat inseguendo le dune che circondano In Salah antico centro delle carovaniere sahariane. Quando l’ ho percorsa la prima volta l’ impegnativa e lunga strada transahariana era da completare nel cuore del deserto e, seguendo le vecchie rotte commerciali lungo l ’estesione meridionale dell’ Ahaggar ai piedi dell’ Atakor, si trova quello che era l’ antico centro carovaniero di Tamanrasset da sempre popolato dai Tuareg, ove l’esploratore missionario francese Charles de_Foucauld aprì il suo eremo e venne ucciso da esaltati musulmani. Qui incrociavano le carovaniere meridionali, ad est per la nigerina Agadez e attraverso il vecchio sultanato Damagaram giungeva a Zinder, ad ovest per la maliana Gao adagiata lungo il Niger. Da In Salah la via scende per le gole di Arak con il vecchio bordj fortificato della Lègion ètrangère, uscendo dall’ Ahaggar ad est una pista porta a Djanet e le rocce del Tassili, attorno le dune dell’ Erg d’Admer e a sud il Tènèrè che si stende immenso tra i massicci dell’Aïr nigerino e del Tibesti ciadiano. Una pista segue una delle vie dei Tuareg con le carovaniere del sale Azalai tra l’ oasi di Bilma e il centro di Agadez, l’ altra per il territorio dei Tebu tra il massiccio del Tibesti e l’ altipiano di Ennedi traversando il Ciad fino alla capitale N’Djamena, ripercorsa sull’ itinerario delle missions Berliet . Il francese Henri Lhote scoprendo il patrimonio dell’ arte rupestre tra le rocce del Tassili n’Ajjer, trovò raffigurazioni di carri e cavalli stilizzati usati poi dai Garamanti che popolarono il deserto. Altre scoperte confermarono l’ esistenza di un’ antica rotta attraverso il Sahara e oltre il Sahel fino al fiume Niger, nota ai romani che inviarono spedizioni su quellavia che ho cercato di ripercorrere nelle mie traversate. Dall’ oasi di Adrar nella regione del Tuat si scende per l’ immensa pianura del Tanezrouft dove passava quell’ antichissima Via dei Carri, quando l’ ho percorsa ne ho inaugurato la riapertura dopo molti anni dai test nucleari francesi dalla sperduta Reggane. La pista è segnata dai bidoni balises e così chiamata Bidon V, attraversa questo desolato Tanezrouft oltre il confine maliano e da Tessalit una pista a ovest porta alle saline di Taoudenni, l’ altra a sud est arriva a Kidal e di qui a Gao nella “terra dei neri” Bilad as-Sudan ove scorre il Niger.

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